Migrazione climatica: più vicina di quel che si pensa

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Ecco gli ultimi pronostici su come l’impatto climatico potrà domani cambiare le nostre vite, senza più permetterci di girare la testa dall’altra parte.

I rifugiati climatici non possono permettersi di spostarsi molto lontano quindi noi dobbiamo solo rendergli le cose più facili. Vi è una crescente preoccupazione per il fatto che il cambiamento climatico spinga centinaia di milioni di persone a migrare, ma molti politici vedono questo solo come un problema quando in realtà può essere un elemento chiave della soluzione.

Questo non l’ha dichiarato un ambientalista, ma il portavoce dell’Istituto internazionale per l’ambiente e lo sviluppo americano, citato da una relazione dal titolo: ” Un radicale cambiamento è necessario per porre fine all’allarmismo sulle migrazioni legate al clima”.

Calabria, un ecomostro legalizzato

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La Calabria non è terra di ecomostri. La Calabria è un ecomostro.

Questa frase di Repubblica riassume in maniera chiara il concetto che vuol dimostrare il recente rapporto della Regione sullo stato della cementificazione delle spiagge lungo i 700 km di costa calabrese. Un rapporto che i dirigenti regionali sapevano sin dall’inizio che sarebbe stato impietoso, ma non così terribile.

La conclusione finale è che su 700 km ci sono 5.120 ecomostri, in pratica un abuso edilizio ogni 150 metri. Una situazione assurda, se non si pensa al fatto che, chiunque vada al Governo di una delle Regioni più belle d’Italia, a comandare resta sempre la ‘ndragheta, con i suoi finti imprenditori i quali, aggirando le leggi o girandosele a proprio favore, riescono a gettare tonnellate di cemento su spiagge conosciute in tutto il mondo.

5 città ecologiche da visitare

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Qual è la città più ecologica del mondo? E’ possibile visitare una città senza auto? Oppure la città ideale trova un modo sostenibile per far convivere tutte queste realtà? A queste domande probabilmente ognuno di voi risponderà in maniera diversa, ma noi oggi tentiamo di indicarvi quali sono, secondo i nostri criteri, le 5 città più verdi del mondo che vi consigliamo di visitare.

Portland, Oregon. La prima città ad essere designata con il titolo di Bike-Friendly dalla Lega dei ciclisti americani, nonché considerata la città più verde secondo un sondaggio che si basava sulle fonti rinnovabili di energia, il trasporto, il verde cittadino ed il riciclaggio. Esistono tantissime infrastrutture verdi a Portland, tantissimi parchi cittadini, tra cui il World’s Smallest Park, come certificato dal Guinness Book of World Records.

Friburgo, Germania. Friburgo è stata la prima comunità verde sperimentale, progettata parecchi anni fa, da quando il centro della città fu ricostruito con principi ecologici dopo la distruzione nella seconda guerra mondiale. I visitatori possono vedere la sezione chiamata Rieselfeld, la comunità sociale che vi si introdusse, costituita negli anni’80, o il celebre quartiere di Vauban in cui è vietato l’accesso alle auto. Da non perdere il Villaggio solare e l’Heliotrop House, entrambi progettati da Rolf Disch.

Evitare gli sprechi: meglio affittare che acquistare

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Una delle migliori cose che si possono fare per rendere la vita un po’ più verde è ridurre i consumi. Questo può essere fatto limitando gli acquisti di cose di cui non si ha realmente bisogno, oppure far durare quelle che ci servono un po’ più di tempo. Perché comprare qualcosa che ti va di usare solo una o due volte l’anno, ma che poi viene dimenticata per chissà quanto tempo? Le soluzioni per evitare questo spreco sarebbero tante se ci fosse la possibilità di attuarle, ma per adesso vorremmo indicarvene solo cinque.

1) Se vivete in un edificio con il sistema di riscaldamento/raffreddamento centralizzato, questo potrebbe non rappresentare un grosso problema, ma se si vive in una casa in cui potete decidere voi gli impianti, allora utilizzare dei buoni infissi alle finestre è molto più ecologico di utilizzare l’aria condizionata per tutto l’inverno. Se poi la vostra casa è situata in un posto in cui ad esempio fa troppo caldo per usare il riscaldamento d’inverno, o fa troppo freddo per usare l’aria condizionata d’estate, anziché comprare i condizionatori da usare per 2-3 mesi all’anno, dovrebbe essere possibile anche affittare dei sistemi di aria condizionata giusto per quando servono.

6 modi per rendere la vostra città più ecologica

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Anche se a volte potrebbe non sembrare così, vivere in città è una bella cosa ecologica da fare. Una ragione valida potrà essere che le dimensioni più sono piccole, meno bisogno ci sarà di prendere l’automobile per spostarsi, come d’altronde accadrebbe in città grandi con un efficiente sistema di trasporto pubblico. Ma se un sindaco volesse far diventare la propria città ecologica, cosa dovrebbe fare?

Ecco alcuni dei principali programmi che ogni città dovrebbe rispettare per rendere la vita urbana eco-friendly:

1. Più aree pedonali. Non esiste persona al mondo a cui non piace una buona infrastruttura pedonale, piacevoli piazze all’aperto e un ambiente piacevole da percorrere a piedi. Ma questi non si devono limitare ai settori circondati da negozi. L’idea non è di creare all’aperto dei centri commerciali, ma riempire le zone residenziali con zone pedonali e miste.

Krupp è ottimista: la Terra rinascerà più bella di prima

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La cosa più incredibile è stato capire che malgrado crisi e recessione oggi c’è più motivo che mai di essere ottimisti. E’ stato davvero emozionante incontrare degli innovatori come Jack Newman, il fondatore della Amyris, una società che ingegnerizza lieviti in grado di trasformare lo zucchero praticamente in qualunque cosa, dal carburante ai farmaci antimalaria. Ma non è un’eccezione: Angela Belcher al Mit di Boston sta ottenendo qualcosa di simile con i virus, facendoli diventare le batterie più efficienti mai esistite. Di persone di questo genere ne abbiamo incontrate decine, ma ce ne sono migliaia, e iniziano a raccogliere fondi per centinaia di milioni di dollari.

Queste parole sono di Fred Krupp, uno dei lobbisti dell’ambiente più influenti degli Stati Uniti (e quindi del mondo), ed in fondo il custode della vera speranza per la Terra. A differenza di molti catastrofisti, è bello vedere come una persona così addentro alla questione sia ottimista. Anzi, ottimista è dire poco. Basti vedere il suo nuovo libro Earth: The sequel, il quale punta su un concetto base molto semplice: il mondo non solo sarà distrutto, ma rinascerà più bello di prima.

E’ Vancouver la città più vivibile del mondo, e le italiane non se la passano bene

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In un tempo in cui la vivibilità ritorna prepotentemente al centro dell’attenzione del mondo, tra le tante classifiche che si fanno, non poteva mancare quella delle città più vivibili. Il Cen­tro Studi della rivista The Economist ha analizzato le 140 città maggiori del mondo, considerandone la stabilità, cura della salute, cultura e am­biente, educazione e infra­strutture. Le uniche due italiane prese in considerazione sono state Roma e Milano, messe a confronto oltre che con le maggiori metropoli Occidentali, anche con quelle asiatiche e africane.

In tutto il mondo, la città considerata più vivibile è Vancouver, in Canada, che su un punteggio massimo di 100 ha raggiunto 98 punti. Insomma, una sorta di Paradiso in Terra. La prima delle europee invece è Vienna, che si attesta appena dietro la città canadese, mentre per trovare un’altra europea bisogna scendere fino al settimo posto con Helsinki. Prima della città finlandese si attestano Melbourne, Toronto, Perth e Calgary, mentre a terminare la top 10 ci sono Ginevra, Sidney e Zurigo.

Crisi economica e cambiamenti climatici: ecco come e perché cambiano le nostre abitudini

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I consumatori di tutto il il mondo spendono meno ed hanno una maggiore attenzione al proprio impatto ambientale. Secondo un nuovo studio condotto dalla National Geographic Society e GlobeScan, questo è dovuto in parte alle scelte volontarie dei cittadini, ma in parte alla crisi economica e alla necessità di risparmiare sui costi energetici.

Diciassette mila consumatori in 17 paesi sono stati censiti nel loro comportamento e sono stati valutati in 65 settori relativi agli alloggi, cibo, trasporti e beni di consumo. Senza ovviamente dimenticare lo smaltimento dei rifiuti e il riciclaggio, l’uso dei prodotti ecologici e il consumo di energia. Degli intervistati:

  • Il 55% ha dichiarato di essere “molto preoccupato” dei problemi ambientali;
  • 6 persone su 10 credono che si dovrebbe consumare meno per preservare l’ambiente per le generazioni future;
  • L’85% ha indicato che la ragione principale della loro diminuzione nel consumo di energia è stata risparmiare denaro.

Il dato paradossale è che quelli che sono risultati più attenti all’ecologia e al futuro del mondo sono stati proprio i cittadini più poveri. Tra i paesi presi in esame, l’India, il Brasile e la Cina hanno ricevuto il massimo dei voti per i modelli di consumo ambientalmente positivo. Gli Stati Uniti e il Canada hanno ricevuto il voto più basso, secondo la valutazione dell’anno 2009 effettuata da Greendex.

Da Terminator alla Disney, la rivoluzione ecologica di Hollywood

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Forse sarà una trovata pubblicitaria per lanciare il nuovo film della saga di Terminator, Salvation, ma considerando il consumo di energia che è servito per fare gli effetti speciali, la produzione è stata sorprendentemente eco-friendly.

Siamo stati selvaggiamente verdi, e non abbiamo prodotto quasi alcuna emissione. Il nostro team di produzione era molto insistente sul riciclaggio ed il riuso sul set. Abbiamo cercato di inquinare il meno possibile. Penso che abbiamo fatto molti passi avanti in tal senso. In realtà, ci è stato riconosciuto dal governatore del New Mexico di aver fatto un buon lavoro.

Si vanta il regista Joseph McGinty Nichol, conosciuto con l’acronimo di McG. Lui non si limita a mantenere ecologico il set:

Sono molto, molto ambientalista. Sono un appassionato. Io riciclo, è ridicolo non farlo. È così facile una volta che si effettua la raccolta differenziata, che ci si sente meglio nel quotidiano approccio al mondo.

E così, cavalcando quest’onda verde, sono già in progettazione i prossimi due Terminator ed il film 20.000 Leghe sotto i mari, più altre serie televisive, tutte con stampo ecologico. Ma anche il cast non è voluto essere da meno. Alla premiere del film, Jane Alexander, una delle attrici, ha ammesso di non utilizzare nessun tipo di erbicida o pesticida nel suo giardino e per la pulizia della sua casa. Rodrigo Santoro ha detto di preferire spostarsi a piedi o in bicicletta, anziché in auto, per diminuire la sua impronta di CO2.

Pc lasciati accesi di notte, il grande spreco del mondo moderno

Quasi due anni fa i dati che riferivano sui Pc lasciati accesi durante la notte nelle aziende americane parlavano di un costo di circa 1,7 miliardi di dollari all’anno letteralmente di energia sprecata. Si trattava di tutta quell’elettricità che si consumava non spegnendo mai i computer negli uffici, un’usanza che ai più può sembrare strana, ma che in molte realtà è piuttosto usuale.

A oggi un nuovo rapporto mostra che la situazione non è migliorata ma anzi, nonostante tutte le campagne ambientaliste sullo spreco di energia elettrica basata ad esempio sullo spegnere il led del televisore (figuriamoci un computer), il dato continua a salire preoccupantemente. I dati del 2008 parlano di un salto negli sprechi fino a 2,8 miliardi di dollari (circa due miliardi di euro), anche in un momento in cui l’efficienza energetica (e il risparmio) è nei pensieri di tutti.

Sting apre il suo eco-agriturismo in Toscana e svela i suoi segreti

La leggenda del rock, Sting, ha aperto per la prima volta nella sua vita un agriturismo in Toscana, un luogo dove ha risieduto per la maggior parte degli ultimi 15 anni. Il cantante ha presentato all’emittente regionale Rtv38 la sua azienda, descritta come 100% biologica.

Io sono un agricoltore che si prende cura della terra per alimentare e non per saccheggiarla. Sono venuto qui e ho deciso di rimanerci e di diventare un imprenditore agricolo, anche perché ho voluto a nutrire la mia famiglia con i prodotti di qualità vera e propria in un ambiente sano. Tutti sanno del mio impegno ambientale, soprattutto per la foresta pluviale del Sudamerica. Con questa attività in Toscana sto cercando di aiutare me stesso e coloro che sono vicini a me per vivere meglio in un contesto naturale.

Queste le parole di presentazione del nuovo contadino rock. Il suo appezzamento sarà “solo” di 300 ettari vicino a Figline Valdarno (30 km a sud di Firenze), e lì Sting produrrà olio extravergine di oliva, miele d’acacia e di castagno, marmellate, frutta e verdura. Questo anno inoltre ci sarà la sua prima vendemmia, con conseguente messa in commercia dei suoi vini rossi, che per adesso ancora non hanno un nome, proprio nella terra del Chianti. Vini che, come vuole la tradizione, rimarranno “a riposo” per circa due anni ed poi saranno venduti in oltre 30.000 bottiglie.

Al Gore propone l’estensione .eco ai siti di ecologia

Proprio quando si pensava che il mondo non aveva bisogno di un altro dominio di primo livello (.Tv, . Biz, .org, ecc), arriva il solito Al Gore con gli amici ecologisti per chiederne un altro. Una società denominata Eco Dot LLC sta chiedendo per la creazione del dominio .eco, cioè un dominio di primo livello che potrà essere attivato attraverso il processo di applicazione di ICANN gTLD.

Il comitato consultivo per il gruppo comprende anche Davis Guggenheim (regista di An Inconvenient Truth), Roger Moore (celebre attore ed Ambasciatore per l’UNICEF), Richard Muller (Autore di Fisica per futuri presidenti e contribuente al gruppo di esperti intergovernativi sui cambiamenti climatici) e Jim Dufour della Scripps Institution of Oceanography. A unire tutti in questo sforzo è Al Gore e la sua alleanza no-profit per la Protezione del Clima.

Una scomoda verità…al contrario, parte seconda

Oggi tenteremo di concludere la confutazione dell’articolo dell’Indipendent dei giorni scorsi, il quale tenta di smontare la maggior parte delle tesi ambientaliste perché ritenute delle false verità dal giornale britannico. Ieri la prima parte (per chi se la fosse persa, basta cliccare qui), oggi invece completiamo il quadro, partendo però dal dar ragione, su un aspetto, al giornalista dell’Indipendent, il quale oggi ci trova d’accordo su molti punti.

Una delle sue tesi infatti è che le auto ibride non facciano risparmiare così tanto in termini di impatto ambientale. Secondo quanto riportato nell’articolo, la prima auto di questa generazione, e sicuramente la più famosa, la Toyota Prius, non farebbe risparmiare del carburante, ma anzi, in termini di emissioni, consumerebbe anche di più di un modello diesel di 10 anni prima. In un esperimento si è misurato quanto carburante viene utilizzato per alimentare entrambi i motori della Prius (anche quello elettrico ha i suoi consumi), confrontandolo su un lungo viaggio con il consumo di una Bmw. Si è notato quindi che l’auto ibrida consumava leggermente di più in termini di carburante, e faceva risparmiare il guidatore soltanto quando pagava la tassa del casello autostradale o quando girava nel centro cittadino. Se i dati sono corretti, potrebbe anche andar bene questa obiezione. Ma stiamo sempre parlando di un auto del 1997, la prima del suo genere. Sono sicuro che se il giornalista provasse una delle auto più moderne, le rilevazioni sarebbero ben diverse.

Una scomoda verità…al contrario

Nei giorni scorsi l’Indipendent, quotidiano britannico di solito molto vicino ai temi ecologici, è uscito con un articolo che ha subito creato delle polemiche. Con il titolo “Verità scomode: non credete al lavaggio del cervello ecologico“, il giornalista ha tentato di smontare alcune tesi ecologiche, tacciandole per non vere o dannose. Per dovere di cronaca, alcuni punti andrebbero rivisti. Non capiamo come mai questa presa di posizione, visto che fino al giorno prima gli argomenti erano esattamente opposti a quelli esposti in questo articolo, ma nel complesso il tentativo è stato fallimentare, visti i commenti lasciati dagli utenti, ma anche perché alcune tesi sono davvero insostenibili.

Iniziamo ad analizzarle una per una per capire se esse dicono la verità. Il primo punto riguarda la produzione di energia eolica, la quale potrebbe concedere gran parte dell’elettricità pulita a costo di migliaia di vite di uccelli migratori. Questo è vero in parte, perché capita a volte che alcuni uccelli possano capitare tra le pale eoliche e, sbattendoci contro, morire. Il giornalista però qui non specifica che il numero degli animali, per quanto grande in termini assoluti, rappresenta soltanto una minima parte rispetto ai miliardi di uccelli esistenti sulla Terra, ed inoltre si dimentica che esistono modi di produrre energia eolica meno invasivi e quindi molto meno pericolosi delle centrali offshore, a suo dire le più letali.