L’America riprende a trivellare: che sta succedendo ad Obama?

trivellatrice

Se dal punto di vista umanitario (vedi riforma sanitaria), Obama ha fatto benissimo da quando è stato eletto presidente degli Stati Uniti, dal punto di vista ambientale è un completo disastro. Prima il flop del vertice di Copenaghen, dove ha preso impegni talmente scarsi da farlo risultare il peggiore al mondo, poi la riapertura di vecchie centrali nucleari sul proprio territorio, ed ora addirittura compie una mossa che nemmeno due seguaci del petrolio come Bush padre e Bush figlio sono riusciti ad attuare: trivellare le coste americane in cerca di petrolio.

Secondo il presidente americano, le motivazioni per cui compie questa azioni sono più d’una, ed hanno carattere economico, strategico e politico, ma intanto questa mattina gli ambientalisti si sono alzati talmente sbigottiti che probabilmente pensavano che stessero ancora sognando. Una scelta del genere, di punto in bianco, non se l’aspettava nessuno, ma significa che a breve lungo le coste americane, persino quelle in “pericolo” come quelle dell’Alaska, compariranno le trivellatrici brutte esteticamente e terribili dal punto di vista ecologico.

Un’isola di spazzatura si è formata nell’Oceano Atlantico

isola dei rifiuti

Se Cristoforo Colombo avesse percorso l’Oceano Atlantico oggi, avrebbe trovato un’isola molto prima di scoprire l’America. Ma se l’avesse trovata, siamo sicuri non ci sarebbe più tornato. Stiamo parlando della Great Pacific Garbage Patch, o in italiano la Grande Chiazza di Rifiuti del Pacifico. Così è stata soprannominata l’opera peggiore dell’umanità: un’isola grande tra 700 mila e 15 milioni di km quadrati (non è possibile stimarla con precisione perché le immagini satellitari non la captano) che fluttua al centro del secondo oceano più grande del mondo.

Ma non è fatta di sabbia, rocce e terreno, ma solo di plastica e altra immondizia che, fluttuando nel mare, viene trasportata da quattro diversi tipi di correnti nell’area corrispondente al Mar dei Sargassi. Immaginatevi dunque che spettacolo vedere un’area grande da due a 50 volte l’Italia, maleodorante e fluttuante.

Eolico, 2009 da incorniciare: la Cina batte tutti i record ed anche i Paesi poveri avviano i progetti

turbina eolica

Anche di fronte ad una recessione economica mondiale, l’industria eolica mondiale ha registrato un altro anno record nel 2009 in quanto a capacità eolica installata, cresciuta di 158.000 megawatt. Con questo salto del 31%, la flotta eolica globale di oggi è sufficiente per soddisfare le esigenze energetiche residenziali di circa 250 milioni di persone. Il vento fornisce energia elettrica in oltre 70 paesi, 17 dei quali hanno ora almeno 1.000 megawatt installati.

La Cina ha aperto la strada nel 2009 con un sorprendente +13.000 megawatt di capacità eolica installata, la prima volta che un Paese realizza più di 10.000 megawatt in un solo anno. Con 25.000 megawatt globali, la Cina ha raddoppiato la sua capacità eolica installata totale in ciascuno degli ultimi cinque anni, portandola al terzo posto nel mondo dopo gli Stati Uniti e in Germania. E i progetti per il prossimo anno non si discostano molto da questi ultimi.

Fotovoltaico: impianti a terra e paesaggio agrario

impianti-a-terraSe da un lato il fotovoltaico sfrutta l’energia rinnovabile solare, dall’altro i terreni fertili nel nostro Paese, e non solo, rappresentano una risorsa limitata e non rinnovabile, ragion per cui lo sviluppo della produzione di energia solare deve avvenire di pari passo con la tutela del paesaggio agrario e con un limitato impatto ambientale.

E’ questa, in estrema sintesi, la posizione espressa dalla Coldiretti Cuneo sui pro ed i contro del fototovoltaico, ed al riguardo ha inviato una lettera alla Provincia di Cuneo, agli Assessori ed ai responsabili del comparto al fine di sollecitare sul tema una maggiore attenzione. In particolare, la Coldiretti Cuneo punta il dito su un progetto, nel comune di Benevagienna, per la realizzazione di un impianto fotovoltaico a terra avente una potenza complessiva pari a quasi 6 MW. Su questo progetto il presidente provinciale della Coldiretti Cuneo, Marcello Gatto, ha colto l’occasione per far presente come il paesaggio rappresenti un elemento identificativo per chi abita nelle zone interessate al progetto, e chiaramente rappresenta altresì un bene collettivo.

Boom dei “green job” in Italia: Adecco e Solarexpo agevolano le assunzioni

lavori verdi

Nonostante se ne parli molto poco, anche in Italia i cosiddetti Green Jobs, cioè i mestieri verdi che riguardano il campo dell’ecologia, si stanno moltiplicando, anche in periodi di crisi. Se le aziende “tradizionali” tagliano sempre più il personale, quelle nuove “verdi” hanno continuato ad assumere e si prevede possano allargare ulteriormente il loro campo d’azione per i prossimi anni.

Per questo una delle principali agenzie del lavoro, l’Adecco, in collaborazione con Solarexpo, ha aperto il green job center, un centro in cui domanda e offerta dei cosiddetti “colletti verdi” si possano incontrare, per facilitare lo sviluppo del settore. Un esempio del progetto che gli ideatori hanno in mente? Alla fine del 2009 i lavoratori del settore ecologico erano stimati in 109 mila unità. Ora si prevede che a fine 2010 questi diventino 150 mila, e possano arrivare almeno fino a 250 mila entro il 2020.

WWF: Paesi ricchi spreconi, consumano il 78% delle risorse della Terra

spreco di cibo

Che l’Occidente fosse sprecone, era risaputo, ma probabilmente nessuno poteva immaginare che lo fosse così tanto. Secondo un nuovo rapporto redatto dal WWF, in collaborazione con l’Università la Sapienza di Roma ed edizioni Ambiente, denominato “State of the World“, la fotografia che ne esce parla di 65 Paesi che si mangiano quasi tutte le risorse mondiali, ed il primo fra tutti, gli Stati Uniti, che spreca una quantità immane di risorse, le quali potrebbero risolvere i molti problemi che affliggono il mondo.

Il primo dato allarmante è questo: 65 Paesi usano il 78% delle risorse mondiali, ai restanti 140 Paesi circa rimangono le briciole del 22%. Una disparità che fa ancora più rabbia se si calcola che mentre l’Europa, che di certo è tra le aree “sprecone”, calcola un consumo medio di 43 kg di risorse giornaliere procapite, gli Usa ne consumano 88 kg a testa, più del doppio. Eppure le esigenze degli americani non sono di certo tanto diverse dalle nostre.

Obiettivi emissioni+rinnovabili: i Paesi poveri fanno più di quelli ricchi

eolico sudafrica

A quanto pare il COP15 non è stato un completo fallimento. Il sito Renewable Energy World ha tralasciato l’aspetto su cui tutti si sono concentrati, e cioè le critiche per i pochi impegni assunti da Stati Uniti e Cina, ed è andato a vedere cosa stanno facendo i cosiddetti Paesi emergenti per combattere il riscaldamento globale.

Andando a dare un’occhiata alle 25 nazioni in via di sviluppo prese in considerazione, si è reso conto che, sulla scia della conferenza sul clima, si è fatto molto, in proporzione alle capacità di ognuno. Ciò che più ha sorpreso è che si è avviato un serio piano per le energie rinnovabili che va oltre le “chiacchiere” dei grandi Paesi Occidentali. Dopo il salto qualcuno dei progetti più interessanti.

Individuato un gas naturale in grado di raffreddare il pianeta

recupero isoprene

L’isoprene è un gas alla dottor Jekyll e Mister Hyde perché è in grado sia di riscaldare che di raffreddare la Terra a seconda delle condizioni prevalenti. Si tratta di un gas industriale importante, necessario per la fabbricazione di composti comuni come la gomma e le vitamine, ma si sa molto poco sul ciclo dell’isoprene nell’ambiente.

Al meeting della Society for General Microbiology’s di Edimburgo, il dottor Terry McGenity ha rivelato l’identità di alcuni fattori fondamentali nel ciclo del gas: i batteri di degradazione dell’isoprene che sono in grado di intercettare il suo rilascio nell’atmosfera. Si tratta di una scoperta molto importante in quanto potrebbe servire per regolare la temperatura globale modificando alcuni fattori nell’atmosfera.

Bolivia: donna costruisce case con bottiglie riciclate in 15 giorni (gallery)

casa bottiglie riciclate

Abbiamo visto case fatte con bottiglie in PET riciclate e quelle composte da bottiglie di vetro, le quali hanno fatto molto scalpore, anche se di solito rimangono solo un esperimento raro dei loro proprietari. Ma non in questo caso: l’avvocato boliviano che si è improvvisato architetto Ingrid Vaca Diez aiuta le persone povere a costruire le proprie case con materiali di recupero che, oltre alle bottiglie di plastica, riguarda qualsiasi materiale sia disponibile, compreso il latte in polvere scaduto e perfino sterco di cavallo. Il suo progetto ha avuto talmente successo che è stata inviata ad Haiti per aiutare i terremotati.

Tutto è cominciato con la richiesta di una bambina sua vicina che voleva una stanza tutta sua e un sacco di bottiglie in PET accumulate nel suo cortile. Quando suo marito, scherzando, ha detto: “per sbarazzarsi di loro, ne hai abbastanza per costruire una casa”, Ingrid Vaca Diez l’ha preso sul serio.

Intervista alla BNR Energia: “in Italia per il rinnovabile si è fatto abbastanza, ma si potrebbe fare molto di più”

pannelli solari sul tetto

Il fotovoltaico è in costante crescita in tutti gli indicatori economici mondiali, ed in particolare in Italia dove ci siamo “svegliati” in ritardo rispetto agli altri Paesi Occidentali, ma stiamo recuperando il tempo perso. Non è però da sottovalutare nemmeno il comparto dell’eolico, tra i maggiori in Europa, ed anche ciò che riguarda le cosiddette rinnovabili “emergenti”, come la biomassa, la geotermia, ecc.

Per capire in che direzione sta andando l’Italia, e le difficoltà, ma anche i pregi, di lavorare in questo settore sempre più all’avanguardia, abbiamo intervistato Nicola Rossano Bruno, Presidente del Cda della BNR Energia, società che opera da anni nel settore della distribuzione energetica, e che in particolare si occupa di solare fotovoltaico, ma anche eolico e biomassa, in tutte le sue fasi, dalla progettazione all’installazione, passando per l’intermediazione con gli istituti di credito. Ecco com’è vista l’industria rinnovabile da chi la vive sulla propria pelle.

Valuta soddisfacente il ricorso alle rinnovabili in Italia?

Nelle intenzioni il Nuovo Conto Energia è sicuramente uno strumento efficace per la diffusione delle Energie Rinnovabili. Resta il fatto che è stato fatto pochissimo dal punto di vista della diffusione informativa sul tema. L’informazione sul Conto Energia è stata lasciata pressoché nelle mani di aziende come BNR Energia che hanno fatto del Nuovo Conto Energia il principale strumento di comunicazione commerciale per la distribuzione dei propri sistemi fotovoltaici. Per quanto riguarda gli altri tipi di impianti che sfruttano fonti energetiche rinnovabili, in particolare Eolico e Biomasse, la normativa è troppo incerta e cangevole per essere presupposto di una seria diffusione sul territorio. Tirate le somme risponderei alla sua domanda con: abbastanza ma si potrebbe fare molto di più.

Fotovoltaico: TerniEnergia punta sugli impianti di grandi dimensioni

parchi-fotovoltaiciPer l’anno in corso TerniEnergia punterà, in linea con quanto descritto nel proprio Piano Strategico, sul rafforzamento e sulla focalizzazione negli impianti di produzione di energia fotovoltaici di grandi dimensioni al fine di conseguire rilevanti economie di scala alle quali, tra l’altro, contribuiranno sia le azioni di efficientamento dei costi, sia degli iter finalizzati all’autorizzazione degli impianti per la loro messa in esercizio. Sono queste, in estrema sintesi, le linee tracciate da TerniEnergia, per quel che riguarda l’evoluzione prevedibile della gestione, in concomitanza con l’approvazione del bilancio 2009 da parte del Consiglio di Amministrazione della società quotata in Borsa che ha tra l’altro proposto all’Assemblea degli Azionisti il pagamento del dividendo.

I mutamenti climatici cominciano a farsi sentire anche in Europa

scioglimento ghiacciai alpi

Fino ad oggi in molti facevano finta di nulla riguardo ai cambiamenti climatici, perché gli effetti peggiori si stavano notando sulle isole oceaniche e nei Paesi africani più poveri. Come si dice, lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Ma probabilmente questo ragionamento non si potrà fare più.

L’Agenzia europea dell’Ambiente ha fotografato la situazione ambientale del Continente, e non c’è di che stare allegri: tra animali che stanno sparendo, riscaldamento climatico e sovrasfruttamento delle risorse, l’Europa rischia di collassare su sé stessa. Il rapporto “Segnali Ambientali 2010” redatto da una serie di esperti del territorio di diversi Paesi europei è stato presentato sabato, e non è per nulla incoraggiante. Dopo il salto i dettagli.

Earth Hour: i numeri e le immagini di un mondo al buio (video e gallery)

Dalla Nuova Zelanda alle Isole Samoa, la lunga giornata dedicata alla Terra si è conclusa con un successo straordinario. Si è cominciato alle 7:45 (ora italiana) con lo spegnere tutte le luci delle isole Catham in Nuova Zelanda, e man mano, di ora in ora, si spegnevano tutte le luci dei successivi 126 Paesi in cui, di volta in volta, l’orologio faceva scoccare le 20:30, e cioè l’ora della Terra di sabato scorso.

Il WWF ha tentato di effettuare una stima degli incredibili numeri che, di anno in anno, continuano a crescere per renderci conto della partecipazione mondiale all’evento, ma quello che non si è riuscito a calcolare è stato il numero di persone che è rimasto al buio, sicuramente oltre il miliardo, dato che sono stati coinvolti quasi tutti i Paesi al mondo, dai più poveri africani ai più ricchi del Nord Europa, dai più tradizionalisti come quelli del Medio Oriente (si è spenta persino Islamabad) a quelli più avanguardisti e che puntano tutta la propria economia sull’elettricità come il Giappone o la città di Las Vegas.

Cibo da fast-food, dannoso anche per l’ambiente

inquinamento-fast-foodSappiamo tutti quanto il fumo passivo delle sigarette sia dannoso per la salute, ma per quanto concerne l’impatto ambientale del fumo emesso durante la cottura della carne nei fast-food fino ad oggi non si sapeva ancora molto.
Un nuovo studio presentato alla riunione annuale della American Chemical Society svoltasi a San Francisco il 23 marzo scorso dimostra come l’astenersi dal mangiare al fast food, piatti pronti come hamburger e patatine fritte, non sia una misura sufficiente a proteggere le persone dai loro effetti nocivi.