Il futuro del colosso energetico italiano, l’Enel, si gioca tra investimenti in sospeso come quello di Porto Tolle e nuovi mercati di crescita come quello aperto dalla caduta del regime libico di queste ultime ore. Ad affrontare questi temi ieri è stato l’amministratore delegato dell’azienda, Fulvio Conti, nell’ambito del suo intervento al Meeting di Rimini. Conti ha manifestato aperta disapprovazione con quello che definisce l’eccessivo peso delle competenze degli enti locali quando si tratta di decidere in materia di energia. Un peso che a suo dire spesso è causa di un problema a dir poco incisivo sia sull’economia locale che sulla produzione e la ripresa ovvero il blocco degli investimenti.
Lavoro & Business
Lavori nella natura anticrisi, dalle farfalle all’orto sul tetto “nuovi” mestieri ritornano
Lavorare a contatto con la natura, nei campi o comunque immersi nel verde, alle prese con tutto ciò che è bio: per la serie il lavoro bisogna inventarlo e reinventarlo, specie in tempi di crisi, segnali positivi arrivano grazie all’ingegno ed alla riscoperta della manualità, un ritorno ai mestieri che fa registrare non poche esperienze positive. Una strada virtuosa che ripaga quella raccontata il 7 luglio scorso dalla Coldiretti al salone “I valori della nuova manualità”, nell’ambito dell’Assemblea Nazionale dell’associazione. Imprenditori di successo che di km zero, prodotti biologici, essenze naturali ed orti sul tetto hanno fatto una professione.
Inquinamento, quelle misure antismog di Pesaro che non piacciono agli artigiani
Adottare misure antismog non è mai compito facile per le amministrazioni cittadine. Molto spesso, infatti, ai piani contro l’inquinamento non fanno, non vogliono e/o non possono far seguito incentivi concreti a sostegno della popolazione affinché si adegui in maniera più morbida alle norme maggiormente rigide, che si tratti di trasporti piuttosto che di rifiuti. E così i comportamenti sostenibili si trasformano quasi in un peso, un ulteriore capitolo di spesa che in tempi di vacche magre, porta ad un’ostilità, solo all’apparenza ingiustificata, contro provvedimenti volti a migliorare la qualità dell’aria e dunque la salute pubblica dei cittadini.
E’ il caso di Pesaro, dove gli artigiani e gli autotrasportatori protestano contro il piano antismog e la circoscrizione di una zona blu, vietata ai veicoli inquinanti. Decisione accolta a dir poco male dagli operatori dei due settori che minacciano di consegnare le chiavi degli automezzi al sindaco.
Responsabilità sociale d’impresa, ambiente in pole position per i cybernauti
Certificazioni di sostenibilità ed impatto ambientale. Questi i temi che riscuotono maggiore interesse da parte dei cybernauti quando si parla di responsabilità sociale d’impresa.
E’ il dato diffuso da Extrapola, leader nel monitoraggio dell’informazione online, nell’ambito di un’indagine volta ad individuare gli argomenti più dibattuti dalla rete attinenti alla CSR, Corporate Social Responsibility.
Il web è sempre più green: forum, siti, comunità sostenibili virtuali. Gli utenti si informano sull’impatto ambientale e sulle politiche sostenibili delle imprese, e lo fanno online, condividendo dati, statistiche, opinioni. Un aspetto fondamentale e da non trascurare, la rete, una vetrina sempreverde per le aziende che intendono dimostrare il loro impegno etico e sociale, rimanendo competitive sul mercato.
Marea nera, un milione di posti di lavoro affogati nel petrolio
Abbiamo parlato spesso su queste pagine di come la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico stia influenzando l’ambiente, e discusso sul futuro energetico del Pianeta. Ma c’è un altro elemento importante che deve essere considerato, e cioè che, ancor peggio della crisi, questo disastro avrà uno dei più grandi impatti economici della storia.
Tra la perdita di posti di lavoro nel settore turistico e quelli nella pesca in tutto il Golfo, passando per gli impieghi persi con la moratoria sulla perforazione in mare aperto, alcuni analisti parlano di un milione di persone che rimarranno senza lavoro a causa della marea nera.
Boom dei “green job” in Italia: Adecco e Solarexpo agevolano le assunzioni
Nonostante se ne parli molto poco, anche in Italia i cosiddetti Green Jobs, cioè i mestieri verdi che riguardano il campo dell’ecologia, si stanno moltiplicando, anche in periodi di crisi. Se le aziende “tradizionali” tagliano sempre più il personale, quelle nuove “verdi” hanno continuato ad assumere e si prevede possano allargare ulteriormente il loro campo d’azione per i prossimi anni.
Per questo una delle principali agenzie del lavoro, l’Adecco, in collaborazione con Solarexpo, ha aperto il green job center, un centro in cui domanda e offerta dei cosiddetti “colletti verdi” si possano incontrare, per facilitare lo sviluppo del settore. Un esempio del progetto che gli ideatori hanno in mente? Alla fine del 2009 i lavoratori del settore ecologico erano stimati in 109 mila unità. Ora si prevede che a fine 2010 questi diventino 150 mila, e possano arrivare almeno fino a 250 mila entro il 2020.
Economia rinnovabili 2009: nonostante la crisi, il mercato cresce dell’11,4%
Nonostante un anno molto difficile per la maggior parte delle industrie nel 2009, i tre rami principali del settore dell’energia pulita hanno evidenziato una crescita significativa.
Nel 2009, le entrate globali complessive per i tre principali settori di energia pulita – solare fotovoltaico, energia eolica, e biocarburanti – sono cresciute del 11,4% dal 2008, raggiungendo 139,1 miliardi dollari. Questi tre settori si prevede raggiungeranno 325,9 miliardi dollari entro il 2019 , secondo il rapporto Clean Energy Trends 2010 pubblicato oggi da Clean Edge Inc., società di ricerche nel settore dell’alta tecnologia.
Dopo il salto le conclusioni principali della relazione.
Dall’inizio della crisi Obama ha creato oltre 60 mila posti di lavoro nell’energia pulita
E’ passato oltre un anno da quando è stata annunciata la crisi economica, e quasi 12 mesi dalle prime mosse dei vari Governi per uscirne. Mentre l’Italia ha scoperto come unico modo per rilanciare l’economia quello dell‘avere “ottimismo” e tagliare quanto più possibile, il Reinvestment Act (la legge stimolo degli Stati Uniti) ha fatto molto di più.
Secondo una relazione del Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca, è emerso che sono stati salvati o creati 2 milioni di posti di lavoro, in totale. 51.700 di questi sono dovuti a posti di lavoro nel settore dell’energia pulita, secondo USA Today.
Il giornale dice che
La Casa Bianca ha riferito mercoledì che i 5 miliardi di dollari spesi nei fondi per lo stimolo per promuovere l’energia pulita hanno creato 51.700 posti di lavoro a livello nazionale.
5 miliardi dollari sono una piccola parte del denaro stanziato per progetti di energia pulita e per la nascita di posti di lavoro, e ci sono ancora 75 miliardi di dollari già pronti per alimentare il settore.
Shell accusata di aver mandato a monte i piani per l’energia solare nei Paesi in via di sviluppo
Shell è rimasta impigliata in un problema tra la Banca Mondiale e le società di energia pulita, dopo le accuse che la indicano come inadempiente sui propri impegni, nell’onorare le garanzie sui sistemi di energia solare venduti ai Paesi in via di sviluppo.
L’azienda petrolifera è accusata di abbandonare la proprie responsabilità verso le comunità povere tramite una ripartizione generalizzata delle proprie apparecchiature in Sri Lanka e in altri Stati, mentre al contempo danneggia le prospettive del settore più ampio delle energie rinnovabili in un mondo che ha il disperato bisogno di ridurre le emissioni di carbonio.
L’attività di elettrificazione rurale in cui i sistemi di Shell sono stati venduti, ora è stata trasferita, come hanno fatto molte altre parti di attività solari del gruppo. I critici sostengono che la Shell, che ha realizzato utili pari a 31 miliardi di dollari nel 2008, abbia avuto un ruolo nel continuare a garantire che gli ex-clienti continuino ad essere vulnerabili.
Il carbon trading può essere uno strumento efficace, ma dannoso nelle mani sbagliate
Il carbon-trading (la commercializzazione dei diritti alle emissioni di carbonio) con il suo mix di principi di libero mercato e di auto-regolamentazione, sostiene l’appello di livello mondiale per ridurre le emissioni delle imprese. Ma la mancanza di un mercato mondiale per il commercio del carbonio e le problematiche sulla sorveglianza e contabilità per gli offset di inquinamento solleva interrogativi sulla sua redditività.
I fattori che complicano la situazione iniziano con la negoziazione del “prodotto”, in questo caso la mancanza di un gas invisibile. A questo si aggiunge l’intangibilità dell’accredito delle imprese per la riduzione prevista delle emissioni di gas a effetto serra.
Sono una bestia difficile; un bene ambientale non è un bene privato naturale, come un tubetto di dentifricio o un taglio di capelli. Si può guardare lo specchio per capire se un taglio di capelli è un buon prodotto […] nel commercio di carbonio è solo un pezzo di carta, un record in un database, ed è la fiducia che in realtà non rappresenta una contabilità veritiera delle emissioni
ha spiegato Michael Gillenwater, decano della Greenhouse Gas Management Institute, in un’intervista alla Cnn. La commercializzazione del carbonio utilizza il bastone e la carota per ridurre i gas che causano il riscaldamento globale. Il bastone: tetto di emissioni totali ai Governi che richiedono permessi costosi e pesanti multe per le emissioni. La carota: l’industria trova il modo di ridurre le emissioni per diminuire i costi e con questi avanzi acquista assegnazioni inquinanti da vendere al miglior offerente sul mercato aperto.
Dopo la Coca Cola dietetica, avremo la Coca Cola ecologica?
Essendo la multinazionale per eccellenza, la Coca Cola viene spesso additata come una delle industrie più inquinanti, oltre che rea di mille altri reati. Ma come tutte le grandi industrie, anche lei ha l’opportunità di redimersi, convertendosi all’ecologia.
La proposta verde la confeziona il Ryan Harc Design Studio, e si tratta della Coca-Nuda (in inglese Naked Coke). Quali sono i risparmi ambientali di tale progetto? Come si vede dalla foto, si tratta di eliminare definitivamente la vernice dalla lattina di coca. Può sembrare poco, ma se risparmiare cinque milioni di dollari (3,3 milioni di euro) per cinque millimetri di plastica colorata vi sembra poco! Sulla base delle statistiche di Alcoa, ogni anno si riciclano circa 112 miliardi di lattine vendute soltanto negli Stati Uniti. Pensate solamente a quanto costa riverniciare 112 miliardi di lattine di alluminio.
Green Job: un lavoro da uomini
Se pensiamo al lavoro del futuro, chi è minimamente informato sulle novità degli ultimi tempi potrebbe pensare immediatamente ad un “lavoro ecologico“, meglio conosciuto negli Stati Uniti, dove è stato inventato, come “green job“. Dopo tutti questi anni e tanti progressi , anche in un settore dedicato alla realizzazione del nobile obiettivo di un’economia senza emissioni, sembra però che alcuni pregiudizi siano ancora presenti nella società, non solo italiana.
Ad esempio sembra che, come per il lavoro “classico”, ci sia anche qui una spiacevole verità: le donne, soprattutto quelle appartenenti alle minoranze, sono sempre in gran parte lasciate fuori dal mercato del lavoro verde.
Greenpeace: 8 milioni di posti di lavoro grazie alle energie rinnovabili
450 mila sono gli attuali impiegati nel settore delle rinnovabili in tutta Europa. 8 milioni potrebbero esserlo tra 20 anni. E’ questa l’estrema sintesi del nuovo rapporto sullo stato delle rinnovabili stilato da Greenpeace, il quale dimostra come sia possibile sfruttare questo campo in continua espansione e soprattutto sempre più redditizio.
Infatti, nonostante nel Vecchio Continente siamo solo all’inizio nell’applicazione delle energie rinnovabili, il fatturato complessivo è già di 40 miliardi di euro. Immaginate quanto potrà essere nel momento in cui l’energia pulita diventerà la più usata. Uno degli aspetti principali dell’idea di Greenpeace è che tale risultato, insieme a quello del taglio netto delle emissioni di CO2, potrà essere raggiunto anche senza ricorrere al nucleare.