
Più ci avviciniamo alla fine e più difficile sembra che si trovi un accordo vincolante per ridurre le emissioni e risolvere gli altri problemi ambientali. Mentre il presidente della Commissione Europea sul clima Josè Barroso ha spiegato che di solito questi accordi si trovano all’ultimo minuto, e dunque non bisogna disperare finché il vertice non è concluso, a porre un grosso ostacolo ai negoziati ci si mette oggi la Cina.
Il colosso asiatico, che nei giorni scorsi aveva fatto da mediatore tra Paesi poveri e ricchi, ha reso noto di avere ben poche speranze che si possa trovare un accordo, e così l’unico risultato utile che si può ottenere al momento è
una breve dichiarazione politica di qualche tipo.
Di certo non quello che gli attivisti e gli scienziati si aspettavano alla vigilia. Una “dichiarazione politica” si potrebbe tradurre in una semplice promessa, ciò che i politici sono molto bravi a fare, di ridurre “un giorno” le emissioni. Questo significherebbe doversi aggiornare tra un anno al prossimo COP16 nel tentativo di trovare una soluzione condivisa, dopo aver cercato la soluzione in patria, ma questa pare essere davvero un’àncora di salvezza per un vertice che sta letteralmente affondando.