Summit di Copenaghen: riassunto del decimo giorno

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Più ci avviciniamo alla fine e più difficile sembra che si trovi un accordo vincolante per ridurre le emissioni e risolvere gli altri problemi ambientali. Mentre il presidente della Commissione Europea sul clima Josè Barroso ha spiegato che di solito questi accordi si trovano all’ultimo minuto, e dunque non bisogna disperare finché il vertice non è concluso, a porre un grosso ostacolo ai negoziati ci si mette oggi la Cina.

Il colosso asiatico, che nei giorni scorsi aveva fatto da mediatore tra Paesi poveri e ricchi, ha reso noto di avere ben poche speranze che si possa trovare un accordo, e così l’unico risultato utile che si può ottenere al momento è

una breve dichiarazione politica di qualche tipo.

Di certo non quello che gli attivisti e gli scienziati si aspettavano alla vigilia. Una “dichiarazione politica” si potrebbe tradurre in una semplice promessa, ciò che i politici sono molto bravi a fare, di ridurre “un giorno” le emissioni. Questo significherebbe doversi aggiornare tra un anno al prossimo COP16 nel tentativo di trovare una soluzione condivisa, dopo aver cercato la soluzione in patria, ma questa pare essere davvero un’àncora di salvezza per un vertice che sta letteralmente affondando.

Schwarzenegger propone un vertice-bis per ogni nazione

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Il Governatore della California Arnold Schwarzenegger ha presentato ieri a Copenaghen, insieme al Governatore dello stato brasiliano di São Paulo, José Serra, una proposta alle Nazioni Unite, nel caso in cui fallisse il vertice di Copenaghen: una sub-conferenza nazionale sul clima.

Vorrei chiedere alle Nazioni Unite di convocare un vertice sul clima, come Copenaghen, ma per le città, per gli Stati, le province e le regioni. I Governi nazionali del mondo non possono compiere i progressi che sono necessari in materia di cambiamento climatico a livello mondiale da soli

ha spiegato Schwarzenegger all’auditorium del COP15. Schwarzenegger, il cui Stato è la settima potenza economica più grande del mondo, fa riferimento all’attivismo degli anni Sessanta e al suo successo nel promuovere i diritti delle minoranze e delle donne e ha suggerito che un approccio simile per ridurre le emissioni di carbonio potrebbe essere più efficace rispetto alle conferenze internazionali come il COP15.

Impianti fotovoltaici: LDK Solar e Uni Land insieme per l’energia pulita

fotovoltaicoUni Land, società italiana quotata in Borsa e leader nel settore dell’house building, nel land banking e nel settore delle energie rinnovabili, ha reso noto d’aver siglato un importante accordo che porterà alla costruzione in Italia, per il biennio 2010-2011, di nuovi impianti di produzione di energia da fonte fotovoltaica per una potenza pari a 20 MW. L’accordo, nello specifico, è stato siglato da Uni Land con la società LDK Solar Co., Ltd., azienda specializzata nella fornitura di moduli, wafer e produzione di silicio policristallino solare per il fotovoltaico. Da un lato, l’accordo prevede che Uni Land si occupi di sostenere il progetto dal punto di vista finanziario, mentre LDK Solar si occuperà di progettare, costruire e gestire l’approvvigionamento degli impianti fotovoltaici con potenza di 20 MW; a carico di LDK Solar è anche la fornitura dei moduli solari.

I ghiacciai in Tibet si stanno sciogliendo e potrebbe sparirne una grossa parte entro il 2050

ricercatori in Tibet

Della fuliggine nera depositata sui ghiacciai del Tibet ha contribuito in modo significativo alla ritirata di una delle più grandi masse di ghiaccio polare al mondo, secondo la nuova ricerca dagli scienziati della NASA e dell’Accademia Cinese delle Scienze. La fuliggine assorbe la radiazione solare in entrata ed è in grado di velocizzare la fusione glaciale, quando si deposita sulla neve in quantità sufficienti.

Le temperature sull’altopiano tibetano, a volte chiamato “terzo polo della Terra”, si sono scaldate di 0,3 ° C per decennio negli ultimi 30 anni, circa il doppio del tasso dell’aumento della temperatura globale. La ricerca sul campo suggerisce che l’influenza del riscaldamento dei ghiacciai del Tibet potrebbe rivaleggiare con quella dei gas ad effetto serra.

I ghiacciai del Tibet si stanno ritirando ad un ritmo allarmante. La fuliggine nera è probabilmente responsabile della metà dei scioglimento dei ghiacci, ed i gas ad effetto serra sono responsabili per il resto

ha detto James Hansen, coautore dello studio e direttore del NASA’s Goddard Institute for Space Studies (GISS), a New York City.

Summit di Copenaghen: riassunto del nono giorno

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Sentimenti contrastanti si incrociano nella capitale danese in questi giorni. Dagli Stati Uniti Barack Obama si dice ottimista ed il suo segretario di Stato, Hillary Clinton, è aperta a qualsiasi colloquio per non far fallire il congresso. Chi invece è arrivato a Copenaghen non si esprime negli stessi termini. Il Primo Ministro britannico, Gordon Brown, ha detto di essere quasi sicuro che i negoziati falliranno. Sarà difficile infatti trovare un compromesso nell’arco di 3 giorni che faccia avvicinare due parti così distanti come i Paesi ricchi e quelli poveri. A lui fa eco il presidente Australiano Kevin Rudd, tanto che, vista la cattiva aria che tirava, Al Gore ha tentato di salvare il salvabile, e ha chiesto un nuovo incontro nel prossimo luglio per sviluppare i punti ancora lasciati irrisolti in questo vertice. Angela Merkel invece si è detta “nervosa” in quanto spera di riuscire a trovare un accordo entro venerdì, ma lo vede molto difficile.

E mentre anche il Papa lancia un appello da Roma affinché si trovi un accordo che non distrugga la Terra, nella giornata di ieri si è parlato principalmente di questo, e cioè della salvezza delle foreste mondiali. Incalzato dal portabandiera della lotta alla deforestazione, il Principe Carlo d’Inghilterra, il dibattito si è concentrato non tanto sulle sanzioni per chi distrugge le foreste, quanto sui premi da assegnare a chi le foreste le protegge.

Infatti adesso siamo di fronte ad un paradosso per cui conviene di più abbattere le foreste e poi ripiantarle, che non lasciarle intatte. Oggi infatti si ottengono diversi vantaggi, prima di tutto sul famoso commercio dei crediti ad inquinare, ma anche economici, e perfino simbolici, visto che ci sono alcuni Paesi che sono stati premiati per aver ripiantato gli alberi tagliati, mentre altri che li hanno lasciati intatti non sono stati nemmeno presi in considerazione. E così è stato discusso un metodo per proteggere il mondo dalla deforestazione preventiva, e cioè va bene ripiantare gli alberi tagliati, ma è meglio non tagliarli affatto.

Climate REDI: il nuovo programma ambientalista di Obama per i Paesi poveri

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Può sembrare una iniziativa relativamente piccola rispetto agli investimenti precedenti dell’amministrazione Obama nei programmi di energia rinnovabile e nello sviluppo, ma la creazione di un programma chiamato “Climate REDI” è un’altra tappa importante nella crescita del neonato mondo dell’economia dell’energia pulita. Sulle fonti rinnovabili e l’efficienza di distribuzione lancia l’iniziativa oggi il ministro dell’Energia Stephen Chu: un totale di 350 milioni di dollari di fondi sarà destinato ad accelerare lo sviluppo delle tecnologie pulito e nella distribuzione in tutto il mondo.

In base ai progressi climatici, gli Stati Uniti contribuiranno con 85 milioni dollari per un piatto a livello mondiale di 350 milioni (tra gli altri Paesi aderenti c’è anche l’Italia) per contribuire ad accelerare la crescita e la diffusione di tecnologie pulite e progetti rinnovabili. Il finanziamento sarà orientato su 4 programmi principali che vedremo dopo il salto.

Fotovoltaico e non solo: in Italia spopola l’energia solare

fotovoltaico-agricolturaIn concomitanza con lo svolgimento del vertice di Copenhagen, anche il Papa ha invitato tutti a sfruttare le grandi potenzialità offerte dall’energia solare; l’Italia, nonostante tutto, sta raccogliendo questa sfida visto che, come sottolineato dalla Coldiretti, ci troviamo al quarto posto nella graduatoria mondiale riguardo alla crescita ed allo sviluppo, un po’ ovunque sul territorio, degli impianti di produzione di energia pulita da fonte fotovoltaica. Nel dettaglio, in Italia si contano, in base alle ultime rilevazioni aggiornate a cura del GSE, il Gestore dei servizi elettrici, oltre 56 mila impianti fotovoltaici, ovverosia ben 49 mila in più rispetto al 2007; questo significa che nell’arco di un paio d’anni gli impianti di produzione di energia pulita sfruttando il fotovoltaico sono cresciuti dell’800%.

L’etanolo? Forse è peggio della benzina

distributore etanolo

L’etanolo – spesso pubblicizzato come combustinile-verde, è effettivamente un combustibile rinnovabile che potrebbe contribuire a ridurre la dipendenza dal petrolio, ma potrebbe aggravare i problemi di salute causati dall’ozono, anche più rispetto alla benzina, secondo un nuovo studio condotto da ricercatori della Stanford University.

La produzione di ozono di benzina ed etanolo è per entrambi dell’85%, ma l’etanolo produce diversi sottoprodotti della combustione di benzina e genera aldeidi sostanzialmente maggiori, che sono precursori dell’ozono.

Quello che abbiamo scoperto è che alle temperature più calde, con la E85 (la tipologia più comune di etanolo per le auto, ndr), c’è un leggero aumento di ozono rispetto a quello della benzina. Ma anche un leggero aumento è una preoccupazione, soprattutto in un posto come Los Angeles, perché ci sono già concentrazioni di ozono che dovono far preoccupare, in modo da non desiderarne un aumento

ha spiegato Diana Ginnebaugh, un dottorando in ingegneria civile ed ambientale, che ha lavorato allo studio.

Summit di Copenaghen: riassunto dell’ottavo giorno

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L’ottavo giorno ha rischiato di essere l’ultimo del summit di Copenaghen. La giornata di ieri è stata la peggiore dal punto di vista dei negoziati, in quanto lo scontro tra Paesi poveri e Paesi ricchi si è inasprito talmente tanto da far minacciare il boicottaggio da parte dei primi. I rappresentanti del G77, i 131 Paesi considerati “in via di sviluppo”, aveva denunciato lo scarso impegno da parte dei Paesi più industrializzati.

In particolare li accusavano di fornire pochi soldi nel fondo comunitario, di rallentare i lavori e non dargli il giusto peso politico, ma soprattutto contestavano ai Paesi ricchi una volontà di tagliare le emissioni di gas serra  troppo scarsa rispetto alle richieste. I Paesi poveri chiedono una riduzione che vada dal 25 al 40% entro il 2020, quelli ricchi parlano di un 17-20% di media, a parte l’Unione Europea che alza tale soglia fino al 30%. L’altro punto contestato riguarda il protocollo di Kyoto. I Paesi del G20 non volevano nemmeno prenderlo in considerazione, gli altri invece hanno chiesto che fosse una base di partenza da rispettare fino ad un prossimo accordo, in quanto li tutelava in caso di mancato rispetto.

E così è scoppiato lo scontro. Il rappresentante del G77 ha dichiarato che, se le cose non fossero migliorate, i Paesi poveri erano disposti a fare le valigie e lasciare la capitale danese. Per fortuna in serata è tornata la calma. L’Europa ha mediato e ha riaperto il dialogo, facendo tornare sui loro passi i dissidenti.

I tetti verdi assorbono Co2

tetto verde

Vi sono molti vantaggi dall’avere i cosiddetti “tetti verdi“, cioè quei tetti che, come i Giardini Pensili di Babilonia, hanno al posto di mattonelle e cemento, terreno e alberi. Questi vantaggi vanno dall’aiutare a mantenere l’appartamento fresco d’estate e caldo d’inverno, al creare habitat per gli uccelli e insetti, fino al fornire, per i più intraprendenti, anche ortaggi e frutta.

Da oggi a questa lista si aggiunge un altro vantaggio, e cioè la capacità di recuperare le emissioni di CO2. Naturalmente, non tutti i tetti verdi sono capaci di farlo, ma solo quelli che hanno abbastanza spazio per metterci piante a sufficienza.

I ricercatori della Michigan State University hanno misurato quanto ci vuole. Secondo quanto afferma Enrique Gili, il quale ha studiato 10 modelli attuali di tetti verdi e piante, c’è bisogno di 20 metri quadrati. Ha preso in considerazione per l’esperimento le tipologie di piante più comuni ed il più fine dei tetti verdi. Questo è considerato uno dei più resistenti, ed ha spiegato anche di aver piantato solo quello che sapeva sarebbe cresciuto, grazie all’aiuto del ricercatore Kristen Getter dell’Università del Michigan che sta guidando il Green Roof Research Program.

Fotovoltaico Klimaleader e Associazione Terre dei Peligni

fotovoltaico-edificiIn Abruzzo la società Klimaleader, operante da 25 anni nel risparmio energetico e nella tutela dell’ambiente, e sei comuni abruzzesi, hanno unito le forze per dare avvio ad un progetto di diffusione di sistemi di produzione di energia da fonte fotovoltaica, prevalentemente di piccola taglia, sulle tettoie, pensiline, edifici artigianali ed abitazioni. I sei comuni abruzzesi, che a loro volta si sono riuniti nell’Associazione Terre dei Peligni, sono quelli di Secinaro, Pratola Peligna, Corfinio, Raiano, Prezza e Vittorito.

Lula annuncia il taglio di emissioni del Brasile e avvia una nuova politica per salvare l’Amazzonia

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Il presidente brasiliano Lula ha promesso nella giornata di ieri che il suo Paese avrebbe ridotto le sue emissioni di CO2 dal 36,1% al 38,9% entro il 2020, assicurandosi così un posto come protagonista tra i leader al COP15. Con il suo modo di fare piuttosto “colorito”, ha sostanzialmente evitato un’attenta e pacata discussione politica, adottata da molti suoi colleghi, quando si parla di soluzioni al cambiamento climatico, colpendo con un tono serio e forte sulla questione che lo ha reso popolare tra gli ambientalisti.

Ha parlato in difesa della foresta pluviale della propria nazione, l’Amazzonia, perché vuol tutelare la sua funzione vitale per l’ecosistema globale, prendendo iniziative per rapidamente porre fine alla deforestazione. Finalmente un’iniziativa politica decisa in materia ecologista. Peccato però che i comportamenti politici visti a Copenaghen non vadano nella stessa direzione, e per ora abbia annunciato un’amnistia per coloro che non rispettano la legge.

Summit di Copenaghen: riassunto del settimo giorno

aumento livello mare australia

Nonostante ieri fosse domenica, il vertice di Copenaghen non si è fermato, ma ha soltanto rallentato i lavori per prepararsi meglio alla settimana cruciale, quella che comincia oggi e si concluderà venerdì prossimo con la firma dell’accordo (si spera) dei vari Capi di Stato.

Così ieri hanno trovato più spazio gli scienziati. La conferenza si è aperta con la relazione della commissione sulla biodiversità delle Nazioni Unite, che ha parlato del ruolo degli oceani nel recupero della Co2. Secondo la commissione UNEP, gli oceani sono, in condizioni normali, in grado di assorbire un quarto della Co2 prodotta dall’uomo attraverso la deforestazione, combustione, ecc. Negli ultimi anni però il livello della loro acidità è salito molto rapidamente, al tasso più veloce di sempre (si calcola che l’acidità sia aumentata di 100 volte negli ultimi 20 milioni di anni), portando così ad una duplice conseguenza: il pericolo per la biodiversità, con un calcolo al 2100 che prevede come il 70% della barriera corallina sparirà a causa dell’acidificazione; ma portando anche ad una conseguente diminuzione della Co2 assorbita. In quel caso, se non si mette un freno alle emissioni, si rischia di vedere un incremento improvviso della concentrazione di gas serra.

Ecco che fine fanno i primi rifugiati del cambiamento climatico

capo bernard piul island

Le nazioni insulari del Pacifico sono in prima linea nel fronte dei cambiamenti climatici, ma nonostante siano viste come le prime vittime, alcune di esse hanno cominciato a schierarsi in prima posizione per guidare il mondo nel settore delle infrastrutture energetiche rinnovabili.

Il Capo di Piul Island, una gruppo di isolette di Papua Nuova Guinea, Bernard Tunim, affronta la questione di petto. Ha infatti spiegato che

Non abbiamo creato il riscaldamento globale, ma noi siamo le prime vittime. Il mondo industrializzato deve agire in modo incisivo al vertice di Copenaghen, prima che sia troppo tardi per tutti.