Stagione venatoria 2011-2012, il caso ISPRA

di Redazione Commenta

ENPA e LIPU chiedono l’intervento del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo dopo le accuse mosse all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambiente (ISPRA). L’autorevole ente di ricerca scientifica nel nostro Paese riconosciuto dalla Commissione europea è stato indicato dai cacciatori causa delle condanne per scorretta attività venatoria inflitte dalla Corte di Giustizia europea all’Italia.  Come chiarisce l’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) le accuse non solo sono del tutto infondate ma

celano preoccupanti tentativi di sostituire la voce dei fucili a quella della scienza. Dopo il fallimento dei progetti di deregulation venatoria e di caccia selvaggia, le doppiette prendono di mira l’ISPRA, autorità di prestigio internazionale, l’unica riconosciuta dalla legge nazionale per la tutela della fauna e la regolamentazione della caccia 157/1992.

Come spiega ENPA la “attività ludica sempre più insostenibile per l’ambiente” è stata penalizzata dall’Europa proprio perché i pareri espressi dall’ente di ricerca non sono stati presi in considerazione. La riapertura anticipata  della stagione venatoria al 1 settembre 2011 ad esempio ha messo a rischio gli uccelli che stavano per concludere la nidificazione, e non ha tenuto conto che gli uccelli migratori provenienti dal Nord Europa sarebbero tornati in Italia solo a fine mese. I danni agli animali e ai delicati equilibri degli ecosistemi, oltre che i danni agli stessi cacciatori, non sembrano essere rilevanti per le doppiette anzi, hanno anche l’appoggio della maggioranza di governo. Il caso ISPRA vs cacciatori è scaturito dalla interrogazione presentata in aula alla Camera dal parlamentare del PdL Renato Farina sulla caccia in deroga. Secondo il PdL  l’Ispra non avrebbe fornito l’elenco delle specie in deroga, ossia quelle che possono essere cacciate solo in piccole quantità, in modo selettivo e in condizioni rigidamente controllate.

La direttiva che regola la conservazione degli uccelli selvatici c’è, è l’art. 9 direttiva 79/409 dell’aprile 1979, ma l’ISPRA, così come altri enti di ricerca hanno aggiornato già diverse volte quell’elenco e inoltre  il governo non può richiedere pareri scientifici solamente all’ISPRA. A tal proposito cito Il diario di caccia delle specie in deroga dell’Ufficio Avifauna Migratoria FIDC, il Documento ISPRA sulle deroghe in merito alla direttiva europea e l’interessante articolo di Andrea Zanoni, Presidente della Lega per l’Abolizione della Caccia in Veneto (LAC). Egli mette a confronto le “piccole quantità” segnalate dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS), altro autorevole ente di ricerca, e quelle che invece erano state indicate dalla Regione Veneto, in questo caso. Per fare un esempio, tra le specie oggetto di caccia in deroga vi è il fringuello. Il valore medio indicato dall’INFS (da suddividere tra le regioni italiane che cacceranno in deroga questo uccello) è di 950.000 esemplari. La proposta del PdL (allegato D del PDL 477) per la sola regione Veneto è di 2.435.160 esemplari.

[Fonti: ENPA; LIPU; LAC Veneto; IsprAmbiente; FederCaccia]

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