Allarme estinzione: a rischio la metà delle specie dei primati

lemure di madagascar

I primati sono un’ordine molto ampio, di cui fa parte, tra gli altri, anche l’uomo. I suoi rappresentanti sono miliardi, e le specie che si possono contare oggi sono 630. Peccato però che la metà di queste rischia di estinguersi nell’arco di pochi decenni.

A lanciare l’allarme è il Primate Specialist Group dell’Iucn, che indica il paradosso che vuole l’uomo come unico primate a continuare ad aumentare di numero, fino a raddoppiare i propri rappresentanti nel giro di poco più di un decennio, mentre tutte le altre specie vedono diminuire i propri esemplari, fino al rischio di sparizione definitiva per 300 di esse. Tra queste, ben 25 rischiano di diventare solo un ricordo in un lasso di tempo davvero breve.

Caccia: il Governo rischia di condannare a morte gli animali

cacciatore uccelli

L’Unione Europea nel 2006 ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia perché, in sostanza, nel nostro Paese si caccia troppo. La risposta del Governo è stata allungare ulteriormente i periodi di caccia. In questi giorni al Senato si discute su come reagire di fronte a questo problema, e soprattutto a seguito delle pressioni che giungono da Bruxelles. Il problema è che pare che il Governo sia orientato verso un ulteriore aggravamento della situazione.

Se attualmente infatti la stagione venatoria prevista va dal 1 settembre al 31 gennaio (5 mesi), l’articolo 38 della legge Comunitaria pare voler abbattere anche questo limite, lasciando campo libero ai cacciatori tutto l’anno. Ciò significa condannare a morte gli animali. Infatti verrebbero uccise prede anche nei periodi migratori, cosa vietata in tutto il mondo, e nel periodo di svezzamento dei cuccioli, quando non sono ancora in grado di cavarsela da soli. Per questo 100 associazioni animaliste e ambientaliste hanno scritto al Presidente del Consiglio, chiedendogli di fare qualcosa in merito.

Ultima chiamata per la preservazione dei Saola dall’estinzione

saola

I biologi della conservazione con sede in quattro Paesi si sono riuniti per una riunione di emergenza a Vientiane, Laos, per affrontare il pericolo di estinzione di uno dei mammiferi più enigmatici al mondo, la Saola, conosciuto anche come Bue Vu Qang. Il Saola (Pseudoryx nghetinhensis) abita nelle valli dei Monti Annamite lungo il confine tra Laos e Vietnam. Si tratta di una specie scoperta solo nel 1992.

All’epoca però i suoi esemplari erano già rari e limitati. Gli esperti che partecipano alla riunione concordano sul fatto che i numeri sembrano essere scesi bruscamente da allora, pericolosamente avvicinandosi al punto di scomparsa. In questo ricorda il kouprey, un bovino selvatico, specie endemica in Indocina, che ha più volte rischiato l’estinzione negli ultimi venti anni, e di cui ancora adesso non si sa se sia estinto o meno. Oggi, il Saola è molto vicino alla via dell’estinzione, insieme ad altre due o tre altre grandi specie di mammiferi nel sud-est asiatico (come ad esempio il rinoceronte di Giava).

La buona notizia: in Italia la caccia è in via d’estinzione

cacciatori

Fino a poco tempo fa vi riferivamo di provvedimenti con o a favore della caccia, i quali in ogni caso andavano a scapito della natura, e contro gli animali, spesso anche in via d’estinzione. Ma come accade sempre nella storia del mondo, la selezione naturale aggiusta tutto, e adesso la natura fa quello che la legge italiana non è riuscita a fare: sta facendo estinguere i cacciatori.

Nulla di violento o tragico. Semplicemente sono sempre più quelli che appendono la doppietta al chiodo, e non c’è un ricambio generazionale. Secondo i dati diffusi dalle associazioni riconosciute dei cacciatori, se negli anni ’80 gli appassionati di questo ex sport (oggi il Coni lo ha eliminato dall’elenco delle attività sportive) erano un milione e mezzo, oggi raggiungono a stento i 750 mila “esemplari”. Dimezzati in 25 anni, e probabilmente decimati ancor di più nei prossimi, visto che l’età media del cacciatore italiano è 65-75 anni, con picchi fino agli 80.

Leoni a rischio estinzione, se ne contano 100 in meno all’anno solo in Kenya

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Il Kenya lancia l’allarme: l’animale simbolo del Paese, il leone, sta scomparendo. Pian piano, a causa della “minaccia umana”, il re della foresta potrebbe essere detronizzato, tanto che, se si continuasse con questo ritmo, tra 20 anni questi bellissimi felini sarà possibile vederli sono negli zoo.

Ad affermarlo è Paul Udoto, portavoce dell’associazione Kenya Wildlife Service, che ha affermato che ogni anno si contano 100 esemplari in meno nell’intero Paese, uno di quelli che ospita il maggior numero di leoni. In particolare 7 anni fa si potevano contare 2.749 esemplari, mentre quest’anno a malapena si arriva a duemila. La causa di tutto questo? Ovvia: l’uomo.

Si riapre la stagione della caccia

Al via in molte regioni la preapertura della stagione della caccia, per l’apertura ufficiale bisognerà invece aspettare la terza domenica di settembre quando in molte regioni italiane si riprenderà a

Caccia: tornano i richiami vivi

Per la caccia alle specie migratorie verrà ripristinata la possibilità di impiegare i richiami vivi, prima vietati per timore della diffusione dell’influenza aviaria. La decisione è stata presa da Francesca

La Cina ha bisogno di bacchette d’avorio: uccidiamo gli elefanti!

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La caccia agli elefanti riprende, più crudele e spietata che mai. La tregua è durata solo tredici anni e dico “solo“, perchè non bastano per riportare un equilibrio tra la popolazione dei pachidermi africani.
Ma il governo sudafricano ha deciso, e sembra quasi un paradosso che la decisione sia stata presa proprio mentre dalla Repubblica Democratica del Congo giungeva la notizia della mattanza di ben 14 elefanti, uccisi in due settimane, nel Parco nazionale di Virunga, ai confini con Uganda e Burundi.

Sembra quasi scontata la risposta al motivo della riapertura della caccia: i soldi. E’ attorno al denaro che ruota la storia dell’uomo, e per il profitto si passa sopra anche al rischio estinzione degli animali.