L’Ilva deve chiudere. No, sì, forse. Sembra destinato a durare a lungo lo scontro tra la procura della Repubblica ed il Ministero dell’Ambiente sulla possibilità di interrompere o no i lavori nell’acciaieria tarantina, almeno finché non saranno ultimati i lavori di ristrutturazione che ne garantiranno la sostenibilità ambientale. Mentre ieri sera il Ministro Clini è tornato in tv per ribadire che i dati di Bonelli sono vecchi ed incompleti, sembra che i magistrati si siano schierati dal lato dei Verdi. E così il Ministro ha deciso di “mostrare i muscoli”.
Ilva Taranto
Ilva Taranto, Bonelli chiede le dimissioni di Clini
L’Italia non ha un Ministro dell’Ambiente, Clini si deve dimettere. No, non è una richiesta della nostra redazione ma di Angelo Bonelli, leader del partito dei Verdi. La vicenda è la coda di quanto accaduto ieri, riguardo l’Ilva di Taranto. Riassumendo l’accaduto, Bonelli aveva portato sotto i riflettori dell’opinione pubblica uno studio effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità che attestava come l’incidenza dei tumori e dei morti direttamente collegati all’Ilva fosse pesante ed evidente. Per Clini questi dati erano incompleti ed allarmistici, ed aveva annunciato querele nei confronti dei Verdi. Ieri poi è accaduto di tutto.
Ilva Taranto, la denuncia dei Verdi: “il Ministro nasconde i dati”
Continua la polemica sull’Ilva di Taranto, ed in particolare sul numero di morti e di malati di tumore che secondo il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini sono “nella norma”, secondo chiunque altro invece sono decisamente troppo alti. Dopo la dura polemica con l’Ispra, oggi nella diatriba si inseriscono i Verdi con il loro rappresentante, Angelo Bonelli, che porta di fronte all’opinione pubblica numeri ben diversi da quelli mostrati dal Ministro.
Ilva Taranto, quasi 100 morti l’anno per l’aria inquinata
Il Gip Patrizia Todisco ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale ha deciso la chiusura dello stabilimento Ilva di Taranto finché non verranno apportate migliorie che lo renderanno più salubre. La motivazione principale per cui ha preso quella decisione è che l’acciaieria di fatto sta “ammazzando” i tarantini. Secondo le ultime stime infatti, ogni anno nel capoluogo pugliese si registrano una media di 83 morti legati allo stabilimento, che salgono a 91 nei rioni Tamburi, Paolo VI e Borgo che sono più vicini alla fabbrica.
Ilva, la sentenza non comporta la chiusura degli impianti
Se lo sport nazionale italiano è il calcio, il secondo sport è senza dubbio lo scarica barile. Ancora una volta si ripete la solita storia in cui chi prende una decisione non se ne prende mai la responsabilità, scaricandola sugli altri. E’ accaduto questa volta a Taranto, in sede di sentenza sullo stop ai lavori dell’Ilva. La politica, che si sa è molto più attenta al denaro che alla salute dei cittadini, spingeva affinché le attività dell’azienda continuassero. Dall’altra parte il giudice Todisco aveva disposto la chiusura degli impianti finché non saranno prese le dovute contromisure. Nella sentenza depositata ieri in pratica si dice che è vero che non si può continuare a lavorare in queste condizioni, ma che se si vogliono spegnere gli impianti, la responsabilità è tutta dell’azienda.
Ilva, proposto il trasferimento di un intero quartiere
In tutto il tarantino l’Ilva ha causato morti e malati per anni. Ma se c’è un punto maggiormente colpito, questo è senza dubbio il rione Tamburi, il più vicino agli scarichi dello stabilimento, dove i tassi di malattie respiratorie e tumori sono i più elevati d’Europa. Nell’attesa di ultimare i lavori di ammodernamento degli impianti per rendere l’aria più salubre, oggi arriva la risposta shock del sindaco Ippazio Stefàno: trasferire tutto il quartiere in un’area più salutare.
Ilva Taranto, Ferrante promette 146 milioni per l’ambiente
Novità sull’Ilva di Taranto e stanziamento di denaro, dalla stessa azienda, per la riqualificazione dell’ambiente tra indecisioni e colpi di scena. Sembrano esserci buone possibilità per la città di Taranto all’indomani della riunione blindata di ieri mattina tra il ministro dell’Ambiente Corrado Clini e il ministro dello sviluppo Economico Passera. Secondo quanto stabilito l’Ilva si impegna a stanziare 146 milioni di euro per la bonifica delle acciaierie di Taranto. Tuttavia se il governo non deciderà adesso quale sarà il futuro dell’industria, gli investimenti non partiranno.
Ilva Taranto, confermata chiusura, ma solo temporanea
L’Ilva di Taranto rimane chiusa, ma non per sempre. Ieri sera è arrivata la sentenza definitiva del Tribunale del Riesame che ha confermato il sequestro degli impianti. A differenza di quanto si temeva però, non rimarranno chiusi definitivamente, ma soltanto finché non saranno effettuati i lavori di ammodernamento richiesti. Viene in questo modo confermata la teoria già esposta in precedenza dal Gip Todisco che aveva messo la salute davanti al lavoro.
Ilva Taranto, chiusura lontana, ma serve la bonifica
La sentenza del tribunale del Riesame di Taranto la potremo avere da un momento all’altro entro giovedì, ma a quanto pare l’idea che si sta facendo strada nelle ultime ore è di riaprire le aree a caldo in un primo momento sequestrate, ma avviare immediatamente le opere di bonifica. A rischio infatti non ci sono soltanto i quasi 12 mila lavoratori tarantini, per non parlare dell’indotto, ma anche le filiali di Genova e Novi Ligure che “dipendono” da Taranto.
Ilva Taranto, dibattimento ancora in corso ma la bonifica può partire
E’ ancora in corso la riunione nel Tribunale del Riesame per decidere cosa ne sarà dell’Ilva di Taranto. Si attendeva per oggi la sentenza, ma evidentemente il dibattimento si protrae
Ilva Taranto, Clini a Bari per salvare lo stabilimento
Oggi e domani saranno i due giorni della verità per quanto riguarda il futuro dell’Ilva, e non è sbagliato affermare che si gioca anche il futuro di Taranto. Il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini questa mattina è arrivato a Bari per incontrare i politici locali, i vertici dell’azienda e i sindacati per stabilire il piano di azione, e soprattutto vedere come investire i circa trecento milioni di euro stanziati per la bonifica. La giornata del Ministro sarà lunga visto che poi nel pomeriggio dovrà incontrare anche Confindustria ed altre associazioni, mentre domani poi ci sarà la sentenza del tribunale del riesame che dovrà riaprire o confermare la chiusura delle 6 aree dello stabilimento già sequestrate.
Ilva Taranto, dove si muore per un lavoro
La logica dice che se un’attività porta alla morte, e peggio ancora alla morte dei tuoi figli, dovresti fare di tutto per tenerla il più lontano possibile da te. Questo non avviene a Taranto, dove l’alternativa a questa attività è la disoccupazione, e la disoccupazione uccide molto più in fretta del cancro. Lo testimonia la dottoressa Barbara Amurri, la quale si occupa da dieci anni dell’emergenza Ilva a Taranto e che si è presa cura di centinaia di operai e dei loro figli. Molti di loro purtroppo oggi non ci sono più.
Ilva Taranto, protesta finita ma inquinamento ancora per 4 anni

La protesta a Taranto degli operai dell’Ilva è finita, ma non finiscono le polemiche. Secondo quanto dichiarato dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, per riportare la fabbrica ai livelli di emissioni entro i limiti stabiliti dall’UE ci vogliono almeno 4 anni. Ora la domanda è: cosa ne sarà di quelle migliaia di lavoratori in questi quattro anni?
Ilva Taranto, salute più importante del lavoro, ed è rivolta
La salute prima di tutto. Quante volte abbiamo sentito questo detto? Eppure oggi a Taranto non lo vogliono nemmeno sentire nominare visto che quasi tutti i migliaia di operai dell’Ilva (in pratica tutti quelli che lavoravano nell’area a caldo) sono senza lavoro. Il Gip che ha disposto la chiusura della più grande (e inquinante) acciaieria d’Europa ha esposto molto chiaramente nelle sue 600 pagine di requisitoria che la fabbrica deve restare chiusa perché è un pericolo per la salute dei tarantini e delle persone che vivono nei paesi limitrofi, e che i suoi gestori devono essere arrestati in quanto hanno agito nella consapevolezza dei danni che stavano creando.