dibattito sindrome nimto

Ecologia, dopo la sindrome Nimby arriva Nimto: ‘non nel mio mandato’

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Come abbiamo visto, la sindrome Nimby colpisce molti italiani e cittadini dell’Unione europea, senza fare distinzioni tra sesso ed età. Tuttavia è possibile andare avanti con la costruzione di opere di interesse pubblico senza danneggiare l’ambiente e la sensibilità degli abitanti. Come? Costruendo secondo criteri di ecocompatibilità e trasparenza e mettendo in atto quello che in Francia è chiamato “dèbat public” ossia dibattito pubblico in cui la chiarezza e il coinvolgimento dei cittadini da parte dei governi è continuo e trasparente.

sindrome nimby

Ecologia, la Sindrome Nimby: cosa è e come si cura

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Con il termine Nimby si sintetizza l’acronimo inglese “Non In My Back Yard” ossia “Non nel mio cortile” e con tale espressione si indica un atteggiamento molto diffuso soprattutto in Italia che non vuole la costruzione di opere di interesse pubblico nei pressi della propria città. Con la sindrome Nimby si vogliono in sostanza indicare tutte quelle proteste contro la costruzione di grandi vie di comunicazione, o termovalorizzatori, o discariche, ma anche centrali elettriche perché si temono gli effetti negativi e l’inquinamento che possono da essi generare.

Rinnovabili, sindrome Nimby anche per le energie pulite

La sindrome Nimby (Not In My Back Yard, non nel mio giardino) colpisce anche il mondo delle rinnovabili. A segnalarlo è l’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, diffondendo i dati relativi alle contestazioni mosse dai cittadini alle opere di pubblica utilità ed agli insediamenti industriali sul territorio.

Nel corso del 2010 la sindrome si è estesa facendo registrare 302 casi, con un incremento del 13,1% rispetto al 2009.
Gli impianti da fonti rinnovabili sembra siano sempre più contestati, tanto che ben l’85% dei siti produttivi finiti nel mirino delle proteste sono progetti di centrali alimentate da fonti rinnovabili ovvero centrali a biomassa, eoliche, fotovoltaiche ed idroelettriche.

Energia spiegata, “Nucleare: vincere la paura con la ragione”

l'energia spiegataNell’ambito del Festival dell’energia di Lecce (20-23 maggio) si è dibattuto sul tema del nucleare, all’interno del talk-show “Nucleare, vincere la paura con la ragione“. Tra gli argomenti trattati, spicca in primis la sfiducia degli italiani verso l’atomo, legata in parte alla disinformazione, in parte al giustificato terrore permeato dall’incidente di Chernobyl. Da un’indagine condotta dall’istituto di ricerca GPF su un campione di 2500 italiani (campione un po’ ristretto, a mio avviso) é emerso che la maggior parte dei cittadini è ancora incerta sul prendere posizione e disponibile al dialogo. Come ha spiegato in un’intervista la stessa presidente di GPF, Monica Fabris:

Nella nostra indagine, abbiamo registrato un 15% di supporter, cioè di persone esplicitamente e nettamente a favore del nucleare, e un 31% di assolutamente contrari. Tra questi due estremi abbiamo distinto un 32% di possibilisti e un 22% di scettici. Complessivamente, quindi, esiste un 47% di disponibili (supporter e possibilisti). C’è un margine di manovra molto ampio, tra gli incerti le posizioni sono molto varie, ce ne sono di tendenzialmente più favorevoli e altri tendenzialmente meno favorevoli, ma comunque si tratta di persone che esprimono posizioni aperte, con cui il dialogo è dunque possibile.