Sul Tibet a basso impatto, l’impresa di Balducci e Marco Rusconi

Cristian Balducci e Marco Rusconi sono partiti nell’agosto scorso alla volta della Dea Turchese. La loro non è una spedizione sul Tibet come un’altra, dal momento che dovranno arrivare fino in cima affrontando, oltre alle difficoltà della salita, anche un’altra sfida irta di scivoloni: quella verso un’impresa a basso impatto ambientale. I due impiegheranno, infatti, pannelli solari per ricaricare le batterie di computer e cellulari in modo da diminuire la mole di emissioni della scalata, idem per l’illuminazione del campo base. Una speciale attenzione sarà inoltre rivolta anche allo smaltimento dei rifiuti, rigorosamente portati a valle, il che spingerà i due, per ovvie ragioni di praticità nella discesa, a produrne il meno possibile per avere meno intralci.

Solare: progettata la centrale fotovoltaica più “alta” al mondo in Tibet

L’altopiano tibetano è conosciuto come il “tetto del mondo” non per caso: è il più grande e più alto posto del pianeta, il quale è compreso tra la catena himalayana a sud e il deserto del Taklamakan a nord. Partendo da qui, non è sorprendente apprendere che SunTech Power Holdings, una delle aziende più impegnate nel solare a livello internazionale, ha intenzione di sfruttare l’intensità dei raggi solari che giungono fin quassù per costruire un impianto solare da 10 MW che fornirà energia elettrica pulita per migliaia di residenti locali.

La centrale solare sarà situata nel villaggio di Chek Kang nella regione del Sangri, in Tibet, e sarà la più alta centrale solare del mondo, costruita a 4.000 metri sul livello del mare. Essa genererà circa 20.000 MWh di elettricità rinnovabile ogni anno e si prevede che aiuterà lo sviluppo economico sostenibile in Tibet.

Il Dalai Lama contro i cambiamenti climatici, ma il mondo non lo ascolta

Il Dalai Lama ha chiesto ai diplomatici USA l’anno scorso di concentrarsi, insieme alla comunità internazionale, nella lotta ai cambiamenti climatici. Un impegno che doveva essere maggiore anche di quello dedicato alle iniziative pro-Tibet perché i problemi ambientali erano più urgenti. A svelare la richiesta, tanto per cambiare, è stato Wikileaks, che ha pubblicato dei documenti, redatti dal leader buddista ed inviati a Timothy Roemer, l’ambasciatore americano in India.

Secondo il Dalai Lama l’agenda politica sarebbe dovuta essere messa da parte per 5-10 anni e la comunità internazionale avrebbe dovuto spostare l’attenzione sul cambiamento climatico che colpirà, ed ha già cominciato a farlo, l’altopiano tibetano.

I ghiacciai in Tibet si stanno sciogliendo e potrebbe sparirne una grossa parte entro il 2050

ricercatori in Tibet

Della fuliggine nera depositata sui ghiacciai del Tibet ha contribuito in modo significativo alla ritirata di una delle più grandi masse di ghiaccio polare al mondo, secondo la nuova ricerca dagli scienziati della NASA e dell’Accademia Cinese delle Scienze. La fuliggine assorbe la radiazione solare in entrata ed è in grado di velocizzare la fusione glaciale, quando si deposita sulla neve in quantità sufficienti.

Le temperature sull’altopiano tibetano, a volte chiamato “terzo polo della Terra”, si sono scaldate di 0,3 ° C per decennio negli ultimi 30 anni, circa il doppio del tasso dell’aumento della temperatura globale. La ricerca sul campo suggerisce che l’influenza del riscaldamento dei ghiacciai del Tibet potrebbe rivaleggiare con quella dei gas ad effetto serra.

I ghiacciai del Tibet si stanno ritirando ad un ritmo allarmante. La fuliggine nera è probabilmente responsabile della metà dei scioglimento dei ghiacci, ed i gas ad effetto serra sono responsabili per il resto

ha detto James Hansen, coautore dello studio e direttore del NASA’s Goddard Institute for Space Studies (GISS), a New York City.

La nuvola di polvere cinese compie il giro del mondo in due settimane

nuvola-di-polvere-cinese1

L’anidride carbonica emessa in Cina aumenta i livelli di biossido di carbonio ovunque. Polveri e particolato tendono ad avere il loro massimo impatto a livello locale, ma si possono rilevare anche in una rete molto più vasta.

Nuove ricerche effettuate su una massiccia tempesta di polvere nel 2007, iniziata nel deserto del Taklimakan Xinjiang, ha rivelato una nuvola di polvere che ha fatto un insolito viaggio in tutto il mondo, superando gli Stati Uniti, Europa e Asia prima di tornare all’Oceano Pacifico, dove ha depositato alcune delle sue polveri e sostanze minerali in mare.

Tali nubi di polvere massiccia, nel loro viaggio, provocano inquinamento degli ecosistemi distanti. Esse riescono anche ad oscurare il sole, le strade, la visibilità e conciliano gli effetti del cambiamento climatico. Le nubi di polvere della Cina sembrano essere la più grande causa di desertificazione. La Cina, il più grande Paese al mondo, è per quasi un quarto tutto deserto, e il deserto avanza a più di 2.000 km quadrati all’anno.

Scioglimento ghiacciai: la Cina sta rimanendo a secco

I ghiacciai che fungono da fonti di acqua in una delle comunità alpine più ecologicamente diverse della Terra si stanno sciogliendo ad un ritmo allarmante, secondo una recente relazione. A tre anni dallo studio del Cina Geological Survey Institute, c’è la dimostrazione che i ghiacciai nella zona dello Yangtze, nell’altopiano Qinghai-Tibet, nella parte sud-occidentale della Cina, si sono ritirati di 196 chilometri quadrati nel corso degli ultimi 40 anni.

I ghiacciai dello Yangtze, i più grandi dell’intera Cina, ora coprono 1051 chilometri quadrati rispetto ai 1.247 del 1971, una perdita di quasi un miliardo di metri cubi di acqua, mentre la lingua del ghiacciaio Yuzhu, la più alta del Kunlun Mountains è scesa di 1500 metri, nello stesso periodo. La fusione del ghiacciaio ricostituisce i fiumi nel breve termine, ma come risorsa aumenta la siccità che avverrà nel lungo periodo.

Tibet: storia e misteri sul tetto del mondo

panorama_lrg.jpg

Il Tibet ha sempre esercitato un grande fascino nell’immaginario occidentale, come mito geografico, culturale, religioso.
Anticamente lo si pensava come un altopiano inospitale, percorso dai venti, innevato, isolato dal resto del mondo da imponenti catene montuose e vette elevate.
L’aura di mistero che lo circondava era legata proprio alla sua inaccessibilità che, insieme all’altitudine, lo rendevano uno dei luoghi della terra più ricchi di fascino e magia.
La sua elevazione fece presupporre una corrispettiva elevatezza di vedute dei suoi abitanti. Si credeva fosse popolato da saggi e mistici, immersi in profonde meditazioni o nell’estasi contemplativa, in fondo alle grotte.

Negli anni Cinquanta la drammatica realtà tibetana si affacciò sullo scenario internazionale, rompendo con la sua crudezza le fantasie utopiche fino a quel momento intrattenute sul suo conto.
Contrariamente a quanto si credeva, il Tibet era stato aperto alle civiltà vicine per molti secoli, instaurando con loro scambi sia materiali che culturali.
La sua civiltà si era sviluppata negli ambienti naturali più vari e non solo nell’arido altopiano.
Il sentimento religioso faceva sì parte della quotidianità di ogni tibetano, ma la maggioranza della popolazione era più attenta alle necessità materiali della vita. Soprattutto si badava a cercare di resistere e a sopravvivere in un ambiente così ostile.