Il Dalai Lama contro i cambiamenti climatici, ma il mondo non lo ascolta

di Redazione Commenta

Il Dalai Lama ha chiesto ai diplomatici USA l’anno scorso di concentrarsi, insieme alla comunità internazionale, nella lotta ai cambiamenti climatici. Un impegno che doveva essere maggiore anche di quello dedicato alle iniziative pro-Tibet perché i problemi ambientali erano più urgenti. A svelare la richiesta, tanto per cambiare, è stato Wikileaks, che ha pubblicato dei documenti, redatti dal leader buddista ed inviati a Timothy Roemer, l’ambasciatore americano in India.

Secondo il Dalai Lama l’agenda politica sarebbe dovuta essere messa da parte per 5-10 anni e la comunità internazionale avrebbe dovuto spostare l’attenzione sul cambiamento climatico che colpirà, ed ha già cominciato a farlo, l’altopiano tibetano.

Lo scioglimento dei ghiacciai, la deforestazione e l’acqua sempre più inquinata sono problemi che non possono attendere. I tibetani possono aspettare dai cinque ai dieci anni per una soluzione politica

si legge nel documento. Anche se il Dalai Lama ha più volte sollevato questioni ambientali, non ha mai pubblicamente suggerito che le questioni politiche potessero essere messe in secondo piano, né parlato con tanta precisione. Roemer ha poi ipotizzato, parlando a Washington in una riunione, che

il messaggio del Dalai Lama potrebbe segnalare un cambiamento nella strategia più ampia di riformulare la questione tibetana come una preoccupazione ambientale.

Sarà per questo che non se n’è saputo più nulla, visto che sono molti gli interessi politici ed economici che non vogliono i riflettori su queste problematiche. Non potevano mancare le critiche alla politica energetica della Cina, specialmente in merito alla costruzione di una diga in Tibet che avrebbe costretto migliaia di persone a spostarsi e che avrebbe sommerso templi e monasteri antichi.

Ci sono “tre poli” in pericolo di fusione, il polo Nord, il polo Sud, e “i ghiacciai al polo del Tibet “, ha spiegato il leader religioso. I primi tentativi di far sentire la sua voce dagli Stati Uniti risalgono addirittura al 2008, quando gli States si avvicinarono alla problematica tibetana in seguito alle manifestazioni represse nel sangue da parte del Governo cinese.

[Fonte: The Guardian]

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