
Quando pensiamo alla natura, spesso siamo portati ad immaginare territori inesplorati e selvaggi in cui la presenza umana si limita a semplice osservatore dell’ambiente. D’altro canto però è ben chiaro da molti anni che le aree selvatiche sul pianeta sono costantemente sotto pressione per il valore economico che possono generare o anche come semplice spazio di compensazione per la crescita della popolazione mondiale. Storicamente però è piuttosto complesso poter dare una dimensione a questi fenomeni sia per la loro implicita complessità sia per mancanza di dati omogenei e confrontabili. Un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori e pubblicato su Current Biology affronta proprio questi temi con risultati preoccupanti.
La crescita sostenibile comincia dalle scuole
Ecco Biodiversity4young, il progetto ENEL-Legambiente legato all’Agenda ONU 2030 9 Istituti superiori e 250 ragazzi di 7 Regioni italiane: questi i numeri del progetto Biodiversity4young dedicato alla preservazione della diversità
È stata da poco presentata la Carta della Natura della regione Puglia, uno strumento importante che verrà utilizzato per monitorare la biodiversità della zona, valutare l’impatto ambientale di siti inquinanti, la concessione di autorizzazioni da parte delle istituzioni e altro ancora. La Carta della Natura è stata sviluppata dall’ISPRA e dall’ARPA Puglia: vediamo in cosa consiste, perché è importante e la situazione per le altre regioni d’Italia.
Oggi si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani, una ricorrenza che serve per ribadire l’importanza del rispetto verso i nostri mari e che, indirettamente, ha effetti anche sulla qualità della nostra stessa vita. Purtroppo non c’è nulla da festeggiare visto che i dati fanno rabbrividire. Secondo un recente studio di Greenpeace in Italia l’88% degli stock ittici soffre del fenomeno della pesca eccessiva, mentre in Europa la biodiversità a rischio per il sovrasfruttamento raggiunge il 60%.
Uno sterminio. È questo ciò a cui l’Italia sta andando incontro in questi anni. Solo che le vittime non sono esseri umani che fanno gridare allo scandalo, ma specie animali e vegetali che non fanno rumore e per questo passano inosservate. Secondo la denuncia di Federparchi, presentata in una relazione al Ministero dell’Ambiente, 161 animali e 194 piante rischiano di sparire dal territorio italiano se non facciamo subito qualcosa per proteggerle.
Più di 10 mila specie invasive si sono diffuse in Europa. Chiamate anche specie aliene, mettono in pericolo la biodiversità, l’economia e, direttamente o indirettamente, anche la nostra stessa salute. Il termine specie aliene non deriva dal fatto che provengono da Marte o da un altro pianeta, ma semplicemente che non sono autoctone, cioè non fanno parte della flora e fauna locale, e non avendo le loro controparti biologiche che ne tengono sotto controllo la proliferazione, si diffondono in modo imprevedibile.