Ambiente, Bridgestone lavora su materie prime alternative per gli pneumatici

di Daniele Pace Commenta

Diverse aziende che producono pneumatici si stanno attrezzando per riuscire a trovare delle materie prime alternative credibili a quelle di derivazione fossile: alcuni puntano sul tarassaco, altri sul mais, altri ancora sulle arance e sulla canna da zucchero.

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Insomma, la maggior parte dei produttori di pneumatici si sta dando da fare per trovare delle fonti rinnovabili che possano prendere il posto di quelle di origine fossile, che si stanno esaurendo con sempre maggiore velocità: cosa sono gli pneumatici ecologici e quale ruolo potranno avere?

Pensate che addirittura in alcuni casi la medesima gomma può derivare dalla natura, specialmente nel momento in cui si ricava dal latti che viene ottenuto dal tronco della pianta denominata Hevea Brasiliensis, di chiara origine tropicale.

La gomma naturale, anche se si caratterizza per essere rinnovabile, prima o poi verrebbe ad esaurirsi, dato che si sviluppa solamente nelle zone tropicali e i raccolti sono condizionati da un gran numero di fattori, clima compreso.

Quindi, i più grandi produttori di pneumatici sono alla ricerca costante di una materia prima che possa ottenersi con maggiore semplicità ed anche regolarità: ad esempio, Continental sta puntando sul tarassaco russo, mentre Goodyear ha deciso di puntare sul mais e sulla canna da zucchero, Michelin va sul biobutadiene e, infine, Bridgestone e Pirelli si rivolgono al Guayule.

L’azienda che, fra tutte, sembra quella orientata con maggiore decisione verso il rinnovabile è Bridgestone: l’obiettivo, già stabilito, è di arrivare nel giro di cinque anni ad inserire nel processo di produzione dei materiali non inquinanti e nel giro di 35 anni realizzare un prototipo che non produca alcuna emissione nociva.

Bridgestone sta lavorando su tarassaco cosacco, guayule e bioisoprene

Uno dei punti cardine della ricerca ecosostenibile del colosso Bridgestone sarà sicuramente il TCE (Technical Center Europe), che si trova a Roma e che avrà un ruolo fondamentale per trovare i materiali meno inquinanti più adatti, ma si ritaglierà una posizione altrettanto importante nello sviluppo, nei test e nella produzione dei prototipi.

Secondo Barbara Secchi, una delle responsabili del centro tecnico di Roma di Bridgestone, il colosso nipponico si sta concentrando un materiali alternativi come il tarassaco cosacco, il bioisoprene e il Guayule (che presenta maggiori potenzialità sopratutto come costi di estrazione): l’intento è quello di provare a riprodurre una gomma sintetica con caratteristiche il più possibile simili a quella naturale.

Questi nuovi materiali devono necessariamente prendere il posto di altri derivanti da fonti fossili, come ad esempio lo zinco, il cobalto ed il nero di carbonio: il primo pare che si possa estinguere già ben prima del petrolio.

I materiali di riciclo, invece, si possono utilizzare solo con alcune parti degli pneumatici, come ad esempio il battistrada, visto che contengono delle impurità che possono creare delle problematiche a livello di materiale stesso.

Anche gli pneumatici potranno essere green, quindi.

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