L’orso bruno in Francia rischia di sparire per mancanza di femmine

orso bruno francia

La popolazione dell’orso bruno (Ursus arctos) in Francia, ora è così rada che la specie potrebbe estinguersi nel prossimo futuro. Tuttavia, c’è una nuova speranza nella forma di una nuova ricerca pubblicata su PLoS One, che suggerisce che il trasferimento in una zona nuova non solo potrà aumentare la dimensione della popolazione, ma potrebbe anche invertire alcune delle cause del suo declino.

I nostri risultati suggeriscono che, avendo una popolazione vitale dell’orso in Francia, questa richiede ricollocazioni ulteriori. In particolare, gli orsi maschi hanno più bisogno delle femmine

spiega Guillaume Chapron dal Grimsö Wildlife Research Station, Swedish University of Agricultural Sciences, Svezia, insieme ai colleghi della Washington State University, USA, e all’Ufficio Nazionale de la Chasse et de la Faune Sauvage, Francia.

Gli orsi bruni francesi sono attualmente presenti solo nei Pirenei in due sotto-popolazioni: la popolazione dei Pirenei centrali, creata da una ricollocazione precedente, e quella endemica occidentale, che si crede possa essere in declino a causa dell’eccessiva mortalità e consanguineità causata dall’essere umano.

Negoziati di Copenaghen: l’Ue approva il testo da discutere col resto del mondo

parlamento europeo lussemburgo

Gli allarmismi di scienziati ed esperti sono stati ascoltati. Chi temeva che l’Unione Europea, divisa tra scettici e realisti, potesse prendere sottogamba il prossimo incontro di Copenaghen, promosso dall’Onu, in cui si discuterà del futuro delle politiche mondiali sull’ecologia, può tirare un sospiro di sollievo.

L’Unione Europea ha approvato il testo di partenza, che anche se non è completamente rivoluzionario, è meglio (molto meglio) di quanto ci si poteva aspettare all’inizio. Tempo fa infatti il Parlamento europeo aveva ratificato l’accordo famoso del 20-20-20, il quale prevedeva una diminuzione delle emissioni del 20% entro il 2020. A tale risoluzione si opposero numerosi Paesi, tra i quali l’Italia, che avevano chiesto una soglia più bassa, intorno al 13%. Non solo le richieste dell’Italia non sono state accolte, ma la soglia è stata alzata fino al 30%. Un buon passo in avanti, anche se alcuni Paesi non europei hanno stabilito che per il 2020 tenteranno di arrivare quanto più possibile vicino al 100%.

Norvegia: obiettivo emissioni zero entro il 2030

norvegia

La Norvegia ha appena annunciato di aver deciso di prendere l’iniziativa sulla scena mondiale in merito al taglio del carbonio. Se un trattato globale può essere negoziato a Copenaghen il prossimo dicembre, la nazione si impegna a fare di più, e cioè spera di riuscire a ridurre le emissioni di carbonio del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. Ma l’obiettivo più ambizioso fissato da qualsiasi nazione sviluppata al mondo, quello della Norvegia, è impegnarsi a diventare completamente ad “emissioni zero” nei soli 10 anni successivi.

L’annuncio ha contribuito a riaccendere le speranze che un trattato globale sul clima fosse possibile, e ha già trascinato l’ambizioso Giappone sui piani di contenimento delle emissioni. Sembra che ci sia una volontà crescente di seguire tali percorsi sul fronte del clima nella comunità internazionale. Almeno da parte delle nazioni più sensibili al problema.

Settimana della mobilità sostenibile: le iniziative in giro per l’Europa

settimana della mobilità sostenibile

Da Almada, Portogallo, dove i residenti potranno scambiare materiali riciclabili, alle corse gratuite sui trasporti pubblici di Budapest, in Ungheria, dove un viale principale è stato chiuso al traffico motorizzato, fatta eccezione per i veicoli di trasporto pubblico e le auto ibride. Qui troveremo anche una strada “vivente” con un prato verde che ospita eventi sportivi e teatrali per tre giorni. Questi sono solo degli esempi di cosa accade in questi giorni nelle città e paesi di tutta Europa durante la Settimana europea della mobilità sostenibile.

L’evento di quest’anno è stato organizzato per l’ottava edizione dal 16 al 22 settembre intorno al tema “Migliorare il clima cittadino” per sottolineare l’importanza di andare piedi, in bicicletta, e con i mezzi pubblici nella lotta contro il riscaldamento globale. I trasporti incidono per il 40% del totale delle emissioni di CO2 in Europa. L’idea alla base della settimana è stata sollevata nel 1998, dall’iniziativa francese “In città senza la mia auto!” che incoraggiava le città a chiudere una o più strade ai veicoli a motore per l’intera giornata del 22 settembre.

Monaco di Baviera ha detto stop al nucleare, 100% energia ecologica entro il 2015

rinnovabili

Fino a questo momento le città che nel mondo avevano deciso di diventare “carbon-free” erano di solito piccole comunità, città da qualche decina di migliaio di persone o addirittura solo quartieri di grandi città (come avvenuto a Londra). Ma mai era capitato che una metropoli decidesse di abbattere definitivamente le sue emissioni e darsi completamente all’energia rinnovabile.

Ci proverà Monaco di Baviera, a rappresentanza della nazione che più di tutte le altre, in Europa, sta facendo per i salti mortali per l’ambiente. La città tedesca, sede di colossi come Siemens e Bmw, ha deciso di affidarsi alla Stadtwerke Muenchen (SWM), l’azienda elettrica cittadina, dopo che la cancelliera Angela Merkel ha deciso, stando al piano di rientro dal nucleare, che la megacentrale che dà energia ad un quarto della città dovrà essere chiusa entro il 2020.

Emissioni gas serra: quarto anno consecutivo di calo nell’Unione Europea

unioneuropea

Le emissioni di gas a effetto serra nell’Unione europea sono scese per il quarto anno consecutivo nel 2008, purtroppo però, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (CEA), è solo grazie alla recessione economica. L’indice di stima ufficiale EEA ha mostrato un calo dell’1,5% delle emissioni del 27 paesi dell’Unione Europea nel loro complesso ed un calo dell’1,3% dei suoi 15 membri più “anziani” e ricchi.

La stragrande maggioranza del calo delle emissioni nel 2008 è stato a causa della riduzione delle emissioni di CO2 prodotte dai combustibili fossili nei settori dell’energia, dell’industria e dei trasporti

si legge sul comunicato dell’Agenzia europea per l’ambiente. Le riduzioni

riflettono gli effetti della recessione economica globale che ha avuto inizio nel 2008, la quale ha provocato una diminuzione della produzione industriale e ridotto il consumo energetico da parte dell’industria, e di conseguenza ridotto il trasporto di merci.

Ue: la qualità dell’aria nell’Unione Europea sta migliorando

buona qualità aria

Anche se i livelli dei principali inquinanti atmosferici ha continuato a scendere nella UE nel 2007, il settore residenziale e dei trasporti su strada rimangono sempre le più importanti fonti di inquinamento, secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) di venerdì scorso.

Secondo la Commissione europea, 370.000 persone in Europa muoiono prematuramente ogni anno per malattie legate all’inquinamento dell’aria, 350.000 dei quali a causa di microparticelle atmosferiche o polveri di diametro inferiore ai 2,5 micrometri note come particolato (PM 2,5), che ha origine dai trasporti (automobili, navi e aerei), dall’agricoltura e dalla piccola industria. La direttiva sulla qualità dell’aria nell’ambiente, adottata nel maggio 2008, si concentra sulla riduzione delle emissioni dei principali inquinanti atmosferici, in particolare le polveri sottili che vengono accusate di una serie di problemi di salute.

Heathrow, l’aeroporto ecologico

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La porta di Londra? L’aeroporto di Heathrow, scalo principale della capitale britannica. Non solo: è l’aeroporto più grande d’Europa, ed è in arrivo un nuovo terminal tutto ecologico. La mission è esplicitamente quella di arrivare ad un rispamio della spesa in termini energgetici del 40% rispetto al livetto attuale su base annuale.

Un disegno ambizioso: ristrutturare il Terminal 2 e il Queen’s Building. Il progetto è a cura della Foseter + Partners. Il termine dei lavori è previsto per il 2019.

La buona notizia: i provvedimenti sul clima in Europa funzionano

parlamento europeo

In Europa le emissioni sono in calo di 50-100 milioni di tonnellate l’anno, o in termini percentuali del 2,5-5% all’anno, mentre il mercato del carbonio ha ora un valore di oltre 56 miliardi di dollari. Si tratta di un grande risultato per l’Europa, ma che ha anche importanti conseguenze per il resto del mondo, soprattutto per gli Stati Uniti. L’accidentata strada del sistema di scambio di emissioni (ETS) è diventata efficace, proprio come vogliono fare i politici americani tramite il cap and trade.

Ma se il nostro Continente ha così tanti problemi (ad esempio l’Europa dell’Est continua ad inquinare senza limiti), cosa fa dell’Europa l’esempio da seguire per il resto del mondo? Uno degli aspetti potrebbe essere l’introduzione dello scambio di quote di emissione, ancora non attuato in tutti i Paesi, ma che secondo i primi dati sembra funzionare. Gli altri aspetti dopo il salto.

La buona notizia: Europa vicina agli obiettivi di Kyoto

impianto-eolico

Avremo anche tanti problemi d’inquinamento nella vecchia Europa, ma qualcosa di buono c’è, e cioè che stiamo rispettando i parametri imposti dal protocollo di Kyoto. A prescindere dalla crisi economica, che ha abbassato la produttività, e di conseguenza anche le emissioni di CO2, oggi arriva un plauso da Bruxelles perché i 15 Paesi più industrializzati dell’Unione Europea sono molto vicini al raggiungimento dell’obiettivo.

Al momento della stesura del Protocollo di Kyoto, l’obiettivo per l’Europa era di abbassare dell’8% le emissioni rispetto ai livelli del 1990, entro il 2012. Dal 2006 ad oggi c’è stato un costante calo nell’inquinamento, tanto che i 15 Paesi maggiori dell’Ue hanno già raggiunto il 5%, in pratica mancano soltanto 3 punti da risparmiare in tre anni per mantenerci entro gli obiettivi. Ma come al solito, non è tutto rose e fiori.

Il mondo avanza nella lotta ecologica grazie alla recessione e ai Paesi poveri

inquinamento

Secondo gli ultimi dati sulla riduzione delle emissioni, la lotta all’inquinamento, lo sviluppo sostenibile e tutti gli altri obiettivi che il mondo si era posto nel 2000 come propositi per il nuovo Millennio, la strada da percorrere è ancora lunga, ma in questo momento ci troviamo già a buon punto. Ma se non stiamo tanto indietro, lo dobbiamo più che alle grandi potenze mondiali, a due fattori fondamentali: i Paesi poveri e la recessione economica.

Secondo Marta Guglielmetti, coordinatrice per l’Italia della campagna del Millennio per le Nazioni Unite, per gli obiettivi di sviluppo che il mondo si era posto quasi un decennio fa, siamo circa a metà. Questo perché nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo si sono fatti passi da gigante, soprattutto nell’istruzione, permettendo quello sviluppo sostenibile che dalle nostre parti ancora è un grande sconosciuto, o quasi.

Foche salve, l’Unione Europea ne vieta la commercializzazione dei derivati

Quei piccoli cuccioli di foca che hanno commosso il mondo, con i loro sguardi innocenti e spauriti prima di ricevere quella bastonata fatale, hanno ottenuto una grande vittoria. Al fine di fermare la strage di questi bellissimi animali, l’Unione Europea ha approvato a larga maggioranza, 550 voti favorevoli, 49 contrari e 41 astensioni, un regolamento che vieta, all’interno di tutti i Paesi dell’Unione, di commercializzare i derivati delle foche, come le pellicce e la carne. Con le dovute eccezioni.

Esistono infatti delle popolazioni, chiamate eschimesi o inuit, che hanno come fonte principale per il loro sostentamento la commercializzazione di questi prodotti. In questo caso, l’Unione Europea prevede la possibilità di farlo. Infatti i prodotti importati potranno entrare soltanto in tre casi: se provenienti dalle attività inuit per la loro sussistenza, se i fini della caccia avranno una gestione sostenibile delle risorse marine, oppure se le merci importate saranno souvenir di viaggi in quelle zone.

Ue e politica dei biocarburanti, meglio incentivarli o eliminarli?

Le stime attuali affermano che i trasporti sono responsabili di circa il 25% delle emissioni di gas serra connesse all’energia a livello mondiale. Mentre i biocarburanti sono considerati come un possibile strumento per ridurre tali emissioni, sono in discussione i termini di costi-benefici economici dei loro impatti ambientali e sociali.

L’UE promuove la produzione di biocarburanti e ha fissato un obiettivo del 5,75% di biocarburanti nel settore dei trasporti per tutti gli Stati membri dell’Unione entro il 2010, più un obiettivo del 10%, da raggiungere entro il 2020. Attualmente, il biocarburante consiste principalmente in colture seminative, come i cereali, il mais o la colza. L’aumento della quota di tali colture potrebbe condurre allo sviluppo di aree coltivate e, a loro volta, ad una pressione crescente per l’ambiente, la perdita di habitat e la diminuzione della biodiversità, in particolare di boschi, prati, zone umide e torbiere, che vengono convertite in piantagioni di monocolture di biocarburanti.

Luce nuova sull’Europa, al via programma di risparmio energetico comunitario su lampade verdi

Luce nuova sull’Europa. E’ partito infatti il programma di risparmio energetico comunitario, con la pubblicazione di due nuovi regolamenti sui consumi di energia elettrica per uso privato. Lampade verdi e meno sostanze ad alto rischio, mercurio e fosforo in primis, questi i principali provvedimenti sul fronte del risparmio e dell’efficienza energetica decisi dall’Unione con una serie di misure restrittive che toccano in particolar modo il campo dell’illuminazione domestica e l’immissione nell’ambiente di materiali difficili da smaltire e pericolosi per l’uomo.

Ma vediamo di entrare più nel dettaglio partendo proprio dalle lampadine, sulle quali è di interesse comune conoscere le nuove direttive europee che entrano a tutti gli effetti nelle nostre case, cambiando i nostri consumi e migliorando il nostro modo di approcciarci all’energia con responsabilità e meno sprechi. L’Europa ha previsto proprio per ridurre i consumi l’eliminazione graduale dal mercato delle lampade ad incandescenza destinate all’illuminazione di ambienti domestici superiori ad una certa soglia di watt.