L’isola di New Moore, contesa tra India e Bangladesh, è stata sommersa dal mare

new moore island sommersa dal marePer quasi 30 anni, l’India e il Bangladesh hanno litigato per aggiudicarsi il controllo di una piccola isola rocciosa, New Moore, situata nella Baia del Bengala. Ora, l’innalzamento del livello del mare ha risolto la controversia: l’isola è scomparsa, assorbita dalle acque.

L’isola New Moore, nel Sunderbans, è stata infatti completamente sommersa, ha annunciato l’oceanografo Sugata Hazra, docente alla Jadavpur University di Calcutta. La sua scomparsa è stata confermata da immagini satellitari.

“Quello che questi due Paesi non sono riusciti a fare in anni di trattative, è stato risolto repentinamente dal riscaldamento globale”, ha proseguito Hazra.

Gli scienziati della Scuola di studi oceanografici dell’università indiana hanno notato un allarmante incremento del tasso con il quale i livelli del mare sono aumentati negli ultimi dieci anni nella Baia del Bengala.

Sono quasi 7000 i comuni italiani con almeno un impianto rinnovabile

pannelli solari sul tetto

Buone notizie dal fronte rinnovabili in Italia. Se lo Stato non fa nulla per incentivare alla produzione di energia pulita, ci pensano i singoli comuni. Nel 2010 sono aumentati di oltre 1.400 unità i comuni italiani che hanno adottato almeno una forma di energia rinnovabile, rispetto al 2009; la stessa quantità in aumento rispetto al 2008, arrivando all’ottima cifra di 6.993, considerando che in tutto i comuni italiani sono 8.100.

Non solo. Infatti esistono ben 15 comuni che ottengono il 100% della loro energia dalle rinnovabili. Il migliore di questi si trova in provincia di Bolzano, si chiama Sluderno, e nonostante sia piuttosto piccolo, dato che conta solo 1.800 abitanti, ha un mix di rinnovabili da fare invidia ai grandi capoluoghi. In questa cittadina infatti convivono 960 metri quadrati di pannelli solari termici, 512 kW di pannelli solari fotovoltaici sui tetti, 4 micro impianti idroelettrici con una potenza complessiva di 232 kW, un impianto eolico da 1,2 MW, impianti di biomasse locali e biogas per scaldare le case da 6.200 kW termici collegati a 23 km di rete di teleriscaldamento.

L’Italia sfrutta i rifiuti meglio della media europea

rifiuti

Il problema rifiuti in Italia è sempre presente, ma a vedere gli ultimi dati, sembra che ce la caviamo meglio rispetto alla media europea. Certo, in questa media rientrano anche diversi Paesi dell’Est che, essendo molto indietro in quanto a tecnologia ed organizzazione, abbassano di molto la media. Ma la situazione appare meno grave di quanto si percepisca.

Il modo per smaltire i rifiuti è riciclari, compostarli, incenerirli o lasciarli marcire in discarica. Considerando i due metodi migliori, quelli cioè da cui si può trarre vantaggio dai rifiuti, il riciclo ed il compostaggio, la media europea arriva al 40%, mentre quella italiana è al 45.

Brescia è la città più sostenibile d’Italia

brescia

Trasporti, efficienza energetica, rinnovabili, rifiuti e aree verdi. Grazie a questi 5 parametri, analizzati per un anno da Legambiente e Ambienteitalia, nel rapporto presentato a Milano pochi giorni fa è risultato che la città di Brescia è la più sostenibile d’Italia. Il capoluogo lombardo, segnalatosi qualche giorno fa per aver cominciato, insieme a Milano, la diffusione delle aree di servizio per le auto elettriche, stavolta balza agli onori della cronaca per le sue iniziative verdi.

Come mai Brescia? La spiegazione è chiara sulla motivazione ufficiale delle due associazioni ambientaliste:

con i suoi 189 mila abitanti si stacca di misura rispetto alla media delle altre città italiane e questo grazie ai buoni risultati sul fronte delle energie rinnovabili, sul trasporto pubblico e sullo sviluppo del teleriscaldamento.

A dir la verità molti progetti, come quello riguardante il trasporto pubblico ed il teleriscaldamento, risalgono a parecchi anni fa, alcuni anche tre decenni fa, ma allo stato attuale la città bresciana risulta aver fatto meglio di tutte le altre.

Gli africani si sentono i colpevoli del riscaldamento climatico

donna africana

Può sembrare assurdo, ma secondo una recente indagine, la maggior parte degli africani pensa che sia “colpa loro” se è in corso un cambiamento climatico, citando i danni che hanno fatto per l’ambiente nella loro patria. In realtà l’intera Africa è responsabile solo di circa il 4% delle emissioni globali di gas ad effetto serra, il che rende gli africani i meno responsabili del riscaldamento globale nel mondo.

Il BBC World Service la e il British Council hanno recentemente pubblicato la loro indagine, che si ritiene essere la più ampia mai condotta sul tema. Dalla relazione della BBC si legge:

Più di 1000 cittadini in 10 Paesi hanno preso parte alle discussioni per accertare ciò che gli africani realmente conoscono e capiscono sul clima. Il rapporto ha scoperto un senso quasi universale di ciò che la gente chiama “tempo” che sta cambiando e che incide sulla loro vita. Ma la maggior parte degli intervistati non ha collegato queste modifiche con le cause a livello mondiale come le emissioni di biossido di carbonio. Invece le persone tendono ad incolpare sé stesse o i loro vicini per il degrado ambientale e alcune vedono le modifiche come una forma di punizione divina.

I Paesi del Mediterraneo tolgono il divieto al commercio del tonno rosso

tonno rosso mediterraneo

Il cosiddetto “Club Med“, cioè il gruppo dei Paesi meridionali dell’Unione Europea, ha eliminato il divieto al commercio del tonno rosso, il quale poi viene trasformato nel pregiato pesce giapponese sushi. Ovviamente questa decisione ha scatenato l’ira degli ambientalisti, dato che le popolazioni di tonno rosso sono in calo pericolosamente in tutto il mondo.

Due settimane fa la Commissione europea ha deciso, dopo settimane di discussione, di accettare una proposta proveniente da Monaco di vietare il commercio di tonno rosso. Se l’Unione europea avesse votato per il divieto al forum internazionale di marzo, la pesca del tonno rosso sarebbe stata effettivamente messa fuori legge, almeno temporaneamente. Nonostante l’ottimismo che il divieto ha suscitato, e nonostante il sostegno da parte dei 21 Governi dell’Unione, il procedimento è stato bloccato in una riunione a Bruxelles ieri sera da parte di Malta, Cipro, Spagna, Italia, Francia e Grecia.

Milano e Brescia lanciano i primi distributori per auto elettriche in Europa

stazione ricarica auto elettrica

Dobbiamo aspettare ancora poco più di due mesi, ma poi a giugno l’Italia potrà vantare la prima rete di distributori per veicoli elettrici. L’iniziativa è stata lanciata dalla multiutility A2A, dal gruppo Renault-Nissan e dai sindaci dei due capoluoghi, i quali sperano che con questa novità finalmente il mercato dell’auto elettrica potrà spiccare il volo.

In previsione ci sono 270 stazioni di rifornimento, 200 a Milano e 70 a Brescia, distribuite in tutta l’area urbana, in modo tale da favorire i possessori di auto elettriche in un processo non semplice. Le prime stazioni infatti garantiscono un “pieno” (che dura 160 km) in 6-8 ore, anche se Letizia Moratti, sindaco di Milano, ha già promesso che entro il 2011 la città sarà fornita anche di prese da 400 volt che riusciranno a ricaricare un’auto in solo mezz’ora.

Lista rossa Ue: a rischio farfalle, scarabei e libellule

cavolaia di madeira

La Commissione Europea lancia l’allarme: sempre più specie stanno sparendo dal nostro territorio. Ogni anno, dal 2007, viene stilata la cosiddetta “lista rossa“, un elenco di specie che rischiano l’estinzione, il quale si aggiunge a quello degli animali ormai tristemente estinti, almeno all’interno dei confini europei.

L’aggiunta di quest’anno è piuttosto sorprendente, dato che considera alcune specie di insetti che si pensava potessero sopravvivere più facilmente alle mutate condizioni climatiche e dell’habitat rispetto alle specie più complesse. Ma il dato ancora più triste è che alcune specie, come la cavolaia di Madeira, una specie di farfalla tipica dell’isola portoghese, esistevano soltanto nel nostro Continente, e sono ormai da considerare estinte. I ricercatori spiegano di non aver avvistato una cavolaia di Madeira nemmeno una volta negli ultimi 20 anni, e questo fa di lei una specie scomparsa. Ma non finisce qui.

L’Europa ha deciso: l’obiettivo emissioni rimane al 20%, ma tutti si dovranno adeguare

bandiera europea

Nonostante Stati Uniti e Cina continuino a beccarsi come galli in un pollaio, l’Unione Europea continua ad andare avanti anche da sola. Nello scorso week-end la Commissione europea ha annunciato che l’Unione a 27 perseguirà l’obiettivo del taglio delle emissioni al 20% entro il 2020. Si è deciso, visto l’ostruzionismo di alcuni Paesi (tra cui l’Italia) di evitare di costringere tutti a raggiungere il taglio del 30%, ma intanto l’obiettivo deciso rimane il più alto al mondo.

Inoltre l’UE è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di produrre il 20% della sua energia da fonti rinnovabili entro il 2020 e raggiungere il 20% dell’efficienza energetica per quella data.

Fotovoltaico Usa: ambientalisti in pressing sul solare

solare-usaNo al petrolio, no al nucleare, sì al solare in tutte le sue forme: dai pannelli termici al solare termodinamico e passando per il fotovoltaico. Anche negli Stati Uniti le Associazioni ed i politici con vocazione ambientalista, meglio se indipendenti, sono in pressing con rapporti, dichiarazioni ed analisi per “indirizzare” l’America verso lo sfruttamento dell’energia solare che, entro il 2030, potrebbe portare il Paese anche a coprire il 10% del suo imponente fabbisogno energetico. Questa, in particolare, è una stima che la Environment America, una delle più importanti e note Associazioni ambientaliste a stelle e strisce, ha ricavato da un’elaborazione presente in un Rapporto dal titolo  “Building a Solar Future: Repowering America’s Homes, Businesses and Industry with Solar Energy”.

Pm10: al Sud provoca più morti che al Nord

inquinamento palermo

Siamo ormai passati dalla classica affermazione “l’inquinamento fa male”, all’analizzare cosa significa inquinamento. Così, andando a scoprire tutte le varie sfaccettature di questo problema di cui non ci libereremo tanto presto, scopriamo che probabilmente il pericolo maggiore arriva dall’aria che respiriamo, ed in particolare dai Pm10, meglio conosciute come polveri sottili.

Secondo un’indagine effettuata da Epiair è risultato che queste particelle che entrano facilmente nelle nostre vie respiratorie e comportano diversi danni, tra cui anche alcuni tumori, fanno molto più male al Sud che al Nord Italia. In particolare, tra le prime 10 città analizzate in questa ricerca che verrà replicata e allargata per il periodo 2010-2012, pare che il Pm10 provochi maggiori danni nella città di Palermo, e minori in quella di Milano.

Mal’aria industriale, l’atmosfera italiana ne è piena

inquinamento industrialeIl rapporto di Legambiente Mal’aria industriale per il 2010 evidenzia l’apporto nefasto dell’industria all’atmosfera italiana, una forma di inquinamento spesso trascurata e dimenticata, volutamente, dalle istituzioni che preferiscono concentrarsi sulla riduzione del traffico, imputando principalmente alle auto la causa dello smog. In realtà, in quello che è il cuore della produzione industriale italiana, il triangolo settentrionale, c’è da dire che i veicoli, prendiamo la città di Milano ad esempio, sono quasi tutti a ridotte emissioni e ultramoderni. Il problema è a monte. Lo evidenzia bene questo rapporto di Legambiente, che esamina la totalità delle sostanze tossiche che finiscono nella nostra aria a causa delle emissioni industriali.

Tra il 2006 e il 2007  sono saliti a +15% gli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), a +6% le diossine e i furani, a +5% cadmio e +3% cromo. E’ con questi dati che l’industria italiana si conferma come la principale fonte di microinquinanti scaricati in atmosfera, producendo il 60% del cadmio totale, il 70% delle diossine, il 74% del mercurio, l’83% del piombo, l’86% dei Policlorobifenili (PCB), l’89% del cromo, fino al 98% dell’arsenico. Tutti inquinanti che sembrano finiti nell’oblio ma che, invece, contribuiscono in modo molto pesante a rendere insalubre l’aria respirata nei luoghi di lavoro e nei centri urbani limitrofi alle aree industriali.

Quibio, la bioplastica tutta italiana

quibioDall’idea di due cagliaritani, Giuseppe Brau e Maria Grazia Sanna, dieci anni fa è nato Quibio, portale specializzato nell’e-commerce di prodotti in bioplastica, biodegradabile e compostabile al 100%. I prodotti possono essere acquistati sul sito di Quibio e verranno spediti gratuitamente in tutta Italia in sole quarantotto ore, questo è quanto promettono alla Quibio.

Ci sono utensili per la casa ad uso quotidiano, ed usa e getta, di tutte le categorie, tutti rigorosamente col prefisso bio: biobicchieri e biotazzine, biovaschette, biopannolini, biopattumiere, biopiatti, biociotole, biotovaglie, bioposate, biogiochi, bioguanti… insomma, di tutto e di più.

Tuffi puliti 2010, aree di balneazione migliori su Google Map

tuffi puliti 2010Gli amanti del mare, quello vero, blu, pulito, incontaminato, ammesso che esista ancora, saranno felici di sapere che quest’estate sarà a loro disposizione un nuovo moderno strumento per raggiungere la spiaggia dei nostri sogni e fare un tuffo pulito. Il Ministero della Salute ha infatti deciso di aprire un sito, www.portaleacque.it, con precise indicazioni per i bagnanti sulla qualità delle acque nelle varie località balneari della Penisola.

Avvalendosi di Google Map, il portale condurrà turisti stranieri e cittadini italiani in vacanza verso le acque più limpide. Il sito è stato realizzato con la collaborazione dell’Istituto poligrafico e zecca dello Stato ed è stato presentato nei giorni scorsi a Parma nell’ambito della seconda giornata della V Conferenza ministeriale ambiente e salute organizzata dai ministeri dell’Ambiente e della Salute italiani e dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Europa.