L’isola di New Moore, contesa tra India e Bangladesh, è stata sommersa dal mare

new moore island sommersa dal marePer quasi 30 anni, l’India e il Bangladesh hanno litigato per aggiudicarsi il controllo di una piccola isola rocciosa, New Moore, situata nella Baia del Bengala. Ora, l’innalzamento del livello del mare ha risolto la controversia: l’isola è scomparsa, assorbita dalle acque.

L’isola New Moore, nel Sunderbans, è stata infatti completamente sommersa, ha annunciato l’oceanografo Sugata Hazra, docente alla Jadavpur University di Calcutta. La sua scomparsa è stata confermata da immagini satellitari.

“Quello che questi due Paesi non sono riusciti a fare in anni di trattative, è stato risolto repentinamente dal riscaldamento globale”, ha proseguito Hazra.

Gli scienziati della Scuola di studi oceanografici dell’università indiana hanno notato un allarmante incremento del tasso con il quale i livelli del mare sono aumentati negli ultimi dieci anni nella Baia del Bengala.

Cambiamenti climatici, dagli Usa nuovi modelli di previsione

modelli di previsione dei cambiamenti climaticiLa National Science Foundation (NSF) e gli U.S. Departments of Energy and Agriculture, hanno annunciato il 22 marzo scorso il lancio di un programma di ricerca congiunto per la produzione di modelli ad alta risoluzione per la previsione dei cambiamenti climatici e dei relativi impatti che ne derivano. Un progetto ambizioso, finanziato dalle agenzie con circa 50 milioni di dollari.

Il programma in questione, denominato Decadal and Regional Climate Prediction Using Earth System Models (EaSM), è progettato per generare modelli che, in modo molto più efficace rispetto ai modelli esistenti, possono aiutare a sviluppare strategie di adattamento per affrontare il cambiamento climatico. Questi modelli saranno sviluppati attraverso l’analisi e l’attuazione di proposte che provverranno da più agenzie per lo studio dei cambiamenti climatici.

8 modi “creativi” per salvare il pianeta dal riscaldamento globale

Global Warming

In questi anni vi abbiamo riferito delle varie trovate degli scienziati per tentare di arginare il fenomeno del riscaldamento globale. Alcune sono basate su dati scientifici, altre assomigliano più ad un film di fantascienza che alla realtà. Se il modo migliore è quello più noto, e cioè ridurre i consumi e puntare sulle energie rinnovabili, qualche inventore cerca (e a volte trova) il modo per far da solo.

Così il sito Mother Nature Network ha creato una sorta di elenco in cui sono presenti tutte queste idee, che anche se possono sembrare strambe, hanno il loro perché, e forse, se fossero attuate, potrebbero anche essere davvero efficaci. Le trovate dopo il salto.

Riscaldamento globale: i rifugiati climatici continuano ad aumentare

rifugiati climatici

Il cambiamento climatico e il degrado ambientale sono suscettibili di provocare l’aumento della migrazione dall’Africa sub-sahariana, con effetti potenzialmente devastanti per le centinaia di milioni di persone, soprattutto povere, che lì vivono. A spiegare questo scenario apocalittico è il rapporto pubblicato sull’International Journal of Global Warming.

I cambiamenti ambientali sono particolarmente pronunciati nell’Africa sub-sahariana (ASS), spiegano Ulrike Grote dell’Institute for Environmental Economics and World Trade, presso l’Università Leibniz di Hannover, e Koko Warner della United Nations University Institute of Environmental and Human Change di Bonn, Germania. Oggi, il degrado è un problema serio per 32 Paesi dell’Africa, e oltre trecento milioni di persone che già affrontano la scarsità d’acqua.

Gli africani si sentono i colpevoli del riscaldamento climatico

donna africana

Può sembrare assurdo, ma secondo una recente indagine, la maggior parte degli africani pensa che sia “colpa loro” se è in corso un cambiamento climatico, citando i danni che hanno fatto per l’ambiente nella loro patria. In realtà l’intera Africa è responsabile solo di circa il 4% delle emissioni globali di gas ad effetto serra, il che rende gli africani i meno responsabili del riscaldamento globale nel mondo.

Il BBC World Service la e il British Council hanno recentemente pubblicato la loro indagine, che si ritiene essere la più ampia mai condotta sul tema. Dalla relazione della BBC si legge:

Più di 1000 cittadini in 10 Paesi hanno preso parte alle discussioni per accertare ciò che gli africani realmente conoscono e capiscono sul clima. Il rapporto ha scoperto un senso quasi universale di ciò che la gente chiama “tempo” che sta cambiando e che incide sulla loro vita. Ma la maggior parte degli intervistati non ha collegato queste modifiche con le cause a livello mondiale come le emissioni di biossido di carbonio. Invece le persone tendono ad incolpare sé stesse o i loro vicini per il degrado ambientale e alcune vedono le modifiche come una forma di punizione divina.

Cambiamenti climatici, farfalle e primavera in anticipo

farfalle PrimaveraSe una rondine non fa Primavera, che dire delle farfalle, sempre più in anticipo, stando a quanto affermano gli esperti, sulla tabella di marcia del cambio di stagione? A giudicare dalle temperature ancora poco miti un po’ su tutta la Penisola, in Italia non sembra certo spirare una brezza tiepida. Eppure, a livello globale, team di scienziati sono pronti a giurare che la Primavera, ormai da qualche anno, arriva prima.

E a dare credito a queste affermazioni ecco spuntare le farfalle che, rispetto a circa 65 anni fa, vengono fuori con dieci giorni di anticipo. Una spia del cambiamento climatico, stando a quanto afferma un recente studio coordinato dal dottor Michael Kearney, del Department of Zoology della University of Melbourne, in Australia.

Le “zone morte” oceaniche aggravano notevolmente l’impatto del riscaldamento globale

zona morta oceanica

Non bastavano le emissioni, i rifiuti e i metodi d’inquinamento vari. Dei ricercatori americani hanno ora scoperto che la maggiore frequenza e intensità della privazione di ossigeno nelle cosiddette “zone morte” lungo le coste del mondo, può influire negativamente sulle condizioni ambientali, riversandosi nelle condizioni delle acque.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Science dai ricercatori della University of Maryland Center for Environmental Science dall’oceanografo dr. Lou Codispoti, spiega che la maggiore quantità di protossido di azoto (N2O), prodotta in condizioni di scarso ossigeno (ipossia) nelle acque può elevare le concentrazioni nell’atmosfera, aggravando ulteriormente l’impatto del riscaldamento globale e contribuire al buco nell’ozono che causa un aumento nella nostra esposizione alle radiazioni ultraviolette.

Poiché il volume delle acque ipossiche verso la superficie del mare si espande lungo le nostre coste, la sua capacità di produrre i gas a effetto serra aumenta il protossido di azoto. Le acque con poco ossigeno producono attualmente circa la metà del protossido di azoto oceanico; abbiamo potuto vedere un ulteriore significativo aumento [di emissioni] atmosferiche se queste “zone morte” continuassero ad espandersi

spiega il Dr. Codispoti dell’UMCES Horn Point Laboratory.

I mutamenti climatici causano siccità e deforestazione in Europa

deforestazione europea

A seguito della presentazione del “Libro Verde“, la relazione della Commissione Europea sullo stato ambientale dell’Unione, si intuisce immediatamente il pericolo che stiamo correndo a causa dei mutamenti climatici. Le conseguenze sono molteplici e spesso legate tra di loro.

Il primo problema, sempre più evidente, sono gli incendi. Ogni anno mediamente perdiamo, all’interno dei confini dell’Europa Unita, mezzo milione di ettari di foreste, con circa 50 mila incendi concentrati perlopiù nel Sud Europa, in particolare in Italia, Spagna e Grecia. Purtroppo però, a causa del riscaldamento globale, questi incendi non rimarranno stabili (e già così sarebbe problematico), ma sono destinati ad aumentare.

Il riscaldamento globale aumenta i casi di allergie

allergia al polline

L’aumento delle temperature associato ai cambiamenti climatici potrebbe avere una conseguenza inaspettata: più attacchi allergici e più persone colpite. Una nuova ricerca italiana suggerisce che le temperature più alte stanno allungando la stagione dei pollini di alcune piante e alberi, aumentando il carico di polline che producono e causando un aumento del numero di persone che sviluppano allergie ai pollini.

L’aumento della radiazione globale, determina un incremento [della stagione dei pollini] e un prolungamento del periodo di esposizione ai pollini

ha spiegato l’autore dello studio, il dottor Renato Ariano, direttore del servizio allergie all’ospedale di Bordighera (Imperia). Ariano ha notato che la maggiore esposizione ai pollini può causare, nelle persone più sensibili, lo sviluppo delle allergie. I risultati del suo studio sono stati presentati in occasione della riunione annuale della American Academy of Allergy, Asthma & Immunology di New Orleans.

Il nostro piccolo contributo serve davvero all’ambiente?

vivere ecosostenibileTutti i nostri sforzi personali per vivere in maniera più sostenibile non fanno alcuna differenza per l’ambiente.
O almeno questo è quello che sostiene Derrick Jensen, un giornalista che si occupa di ecologia, in un articolo dal titolo che è tutto un programma: Forget Shorter Showers (Lasciamo perdere le docce brevi), apparso sulla rivista Orion.

L’economia industriale è così grande e provoca disastri ambientali così gravi per il nostro pianeta -sostiene Jensen- che, anche se tutti gli individui riducessero le proprie emissioni di anidride carbonica a zero, il cambiamento climatico e altre catastrofi starebbero ancora devastando la terra a causa dei danni dell’industria su larga scala. E’ l’industria la minaccia più grave per la nostra specie e per tutte le specie. Dunque è inutile affidare la nostra sopravvivenza a piccole azioni come il riciclaggio, il compostaggio e docce più brevi. Stiamo perdendo il nostro tempo, ignorando la vera fonte dei nostri mali.

Le barriere coralline sono destinate a scomparire?

coralliLe barriere coralline sono destinate alla scomparsa? Questo il titolo di un convegno che si è svolto presso l’American Association for the Advancement of Science (AAAS), nel corso della conferenza annuale tenutasi a San Diego, in California. E, stando a quanto è emerso nel corso del dibattito, si tratta di un argomento che non dovrebbe essere preso tanto alla leggera.

Il dottor Simon Donner, ricercatore del dipartimento di geografia presso la University of British Columbia, ha ricevuto i finanziamenti per la sua ricerca sullo stato di salute dei coralli dal Natural Sciences and Engineering Research Council. Esponendo i risultati del suo studio, Donner ha parlato della vulnerabilità delle barriere coralline ai cambiamenti climatici dovuta alle temperature delle acque oceaniche in costante aumento.

Barriere coralline: entro il 2100 cominceranno a sparire

barriera corallina

Le barriere coralline del mondo cominceranno a disintegrarsi prima della fine del secolo, in quanto i livelli crescenti di anidride carbonica nell’atmosfera fanno diventare gli oceani più acidi, avvertono gli scienziati. Più di 9.000 barriere coralline di tutto il mondo si prevede potranno disintegrarsi quando i livelli di biossido di carbonio nell’atmosfera raggiungeranno le 560 parti per milione.

La quantità di anidride carbonica nell’atmosfera di oggi è di circa 388ppm, ma si prevede possa raggiungere 560ppm entro la fine di questo secolo. Le barriere coralline sono alcuni tra i più ricchi centri di biodiversità degli ecosistemi marini nel mondo. Sono una casa per più di 4000 specie di pesci e facilitano la riproduzione, rifugio e aree di alimentazione per animali marini, come granchi, stelle marine e tartarughe.

Questi ecosistemi che ospitano la più alta diversità della vita marina negli oceani possono essere notevolmente ridotti nel giro di meno di 100 anni

ha detto il dottor Jacob Silverman della Carnegie Institution di Stanford University, California. Le barriere coralline crescono nei loro scheletri strutturali mediante il deposito di aragonite, una forma di carbonato di calcio, proveniente da ioni calcio nell’acqua di mare. Considerato che gli oceani assorbono l’anidride carbonica atmosferica, il processo fa diventare acido il carbonato di calcio che si scioglie.

Il permafrost sta retrocedendo e potrebbe sparire nell’immediato futuro

permafrost

Il limite meridionale di terreno perennemente ghiacciato, meglio conosciuto come permafrost, ora è 130 km più a Nord di quanto lo fosse 50 anni fa nella regione della Baia di James, secondo due ricercatori del Dipartimento di Biologia presso l’Université Laval. In un recente numero della rivista scientifica Permafrost and Periglacial Processes, Serge Payette e Simon Thibault suggeriscono che, se la tendenza dovesse continuare, il permafrost nella regione potrebbe completamente sparire nel prossimo futuro.

I ricercatori hanno misurato la ritirata del confine del permafrost osservando cumuli noti come “palsas“, che si formano spontaneamente sul ghiaccio contenuti nel terreno delle torbiere del Nord. Le condizioni in questi tumuli sono favorevoli allo sviluppo della vegetazione tra la più disparata (licheni, arbusti, abete rosso e abete nero, ecc.) che ne facilita la nascita su quel terreno.

Scoperte in una grotta le prove dell’innalzamento del livello del mare

grotta di maiorca

Se qualcuno ancora si oppone testardamente all’idea che il livello del mare si sta lentamente (e nemmeno troppo) innalzando, ora avrà le prove che ciò sta accadendo, ed è già accaduto in passato, realmente. Un esame dei giacimenti minerari effettuato in una grotta costiera sull’isola spagnola di Mallorca presenta segni di un rapido aumento e diminuzione del livello del mare, a seconda di come il pianeta si è riscaldato e raffreddato.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Science, è stata effettuata dai ricercatori della University of Iowa, i quali hanno detto che dagli studi su un particolare minerale, la calcite, depositato dall’acqua di mare all’interno di una grotta costiera, come gli anelli in una vasca da bagno, è emerso che circa 81.000 anni fa il livello del mare era salito di più di 6 piedi (circa 182 cm) in un secolo nel corso di un periodo caldo, e poi è lentamente diminuito durante un ciclo successivo di raffreddamento ad un ritmo analogo: 66 piedi (circa 20 metri) in 1000 anni.