Allarme estinzione: a rischio la metà delle specie dei primati

lemure di madagascar

I primati sono un’ordine molto ampio, di cui fa parte, tra gli altri, anche l’uomo. I suoi rappresentanti sono miliardi, e le specie che si possono contare oggi sono 630. Peccato però che la metà di queste rischia di estinguersi nell’arco di pochi decenni.

A lanciare l’allarme è il Primate Specialist Group dell’Iucn, che indica il paradosso che vuole l’uomo come unico primate a continuare ad aumentare di numero, fino a raddoppiare i propri rappresentanti nel giro di poco più di un decennio, mentre tutte le altre specie vedono diminuire i propri esemplari, fino al rischio di sparizione definitiva per 300 di esse. Tra queste, ben 25 rischiano di diventare solo un ricordo in un lasso di tempo davvero breve.

Emergenza smog, stop al traffico in ottanta comuni della Pianura Padana

inquinamento Milano stop trafficoSecondo indiscrezioni, la data fissata per lo stop al traffico negli ottanta comuni della Pianura Padana è quella di domenica 28 febbraio. Una misura straordinaria, la convocazione dei sindaci di numerose città e cittadine dell’area tra le più inquinate ed inquinanti d’Italia, fortemente voluta, pubblicizzata (più volte, a gran voce, quasi sbandierata) dal primo cittadino di Milano, Letizia Moratti e da Sergio Chiamparino, sindaco di Torino.

E’ probabile che questa decisione con tanto di megafoni e squilli di trombe sia in relazione con l’impatto negativo avuto sulla buona condotta dei governanti padani dalla notizia di casi sospetti di leucemia in bambini residenti nella stessa zona del milanese, con il livello di polveri sottili che da mesi rasenta ormai il limite del consentito e del vivibile, con l’approssimarsi delle elezioni regionali, con alcune inchieste che dovrebbero far luce  su presunti comportamenti illeciti su inquinamento e smaltimento dei rifiuti proprio in alcune regioni del Nord.

Acqua contaminata, malattie simili per delfini e uomo

delfini malattie

Un gruppo di associazioni non governative e no profit, parlando alla riunione annuale della American Association for the Advancement of Science (AAAS), ha presentato una ricerca che suggerisce come le malattie che si riscontrano nei delfini sarebbero simili alle malattie umane e possono fornire indizi utili nel campo della salute umana. Primo tra tutti, come potrebbe essere danneggiato l’uomo dall’esposizione all’acqua contaminata, alle coste inquinate e ai frutti di mare tossici.

“I delfini e gli esseri umani sono entrambi mammiferi, e la loro dieta comprende gran parte del pesce che noi stessi consumiamo. A differenza di noi, tuttavia, sono esposti a minacce  come le alghe tossiche o scarsa qualità dell’acqua per 24 ore al giorno”, ha detto Carolyn Sotka, del NOAA, che ha coordinato lo studio. “Le affinità fisiologiche dei delfini con gli umani sono una sorta di sentinella importante: non solo ci avvertono dei rischi per la nostra di salute, ma ci forniscono anche una conoscenza di come la nostra salute può trarre vantaggio dalle nuove scoperte mediche”.

“La salute dell’ecosistema marino è connessa con la salute ed il benessero pubblico. Il NOAA si è impegnato a una migliore comprensione di questi collegamenti e per la costruzione di partnership necessarie per avere oceani sani, e dunque umanità in buona salute.”

Il permafrost sta retrocedendo e potrebbe sparire nell’immediato futuro

permafrost

Il limite meridionale di terreno perennemente ghiacciato, meglio conosciuto come permafrost, ora è 130 km più a Nord di quanto lo fosse 50 anni fa nella regione della Baia di James, secondo due ricercatori del Dipartimento di Biologia presso l’Université Laval. In un recente numero della rivista scientifica Permafrost and Periglacial Processes, Serge Payette e Simon Thibault suggeriscono che, se la tendenza dovesse continuare, il permafrost nella regione potrebbe completamente sparire nel prossimo futuro.

I ricercatori hanno misurato la ritirata del confine del permafrost osservando cumuli noti come “palsas“, che si formano spontaneamente sul ghiaccio contenuti nel terreno delle torbiere del Nord. Le condizioni in questi tumuli sono favorevoli allo sviluppo della vegetazione tra la più disparata (licheni, arbusti, abete rosso e abete nero, ecc.) che ne facilita la nascita su quel terreno.

Scoperte in una grotta le prove dell’innalzamento del livello del mare

grotta di maiorca

Se qualcuno ancora si oppone testardamente all’idea che il livello del mare si sta lentamente (e nemmeno troppo) innalzando, ora avrà le prove che ciò sta accadendo, ed è già accaduto in passato, realmente. Un esame dei giacimenti minerari effettuato in una grotta costiera sull’isola spagnola di Mallorca presenta segni di un rapido aumento e diminuzione del livello del mare, a seconda di come il pianeta si è riscaldato e raffreddato.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Science, è stata effettuata dai ricercatori della University of Iowa, i quali hanno detto che dagli studi su un particolare minerale, la calcite, depositato dall’acqua di mare all’interno di una grotta costiera, come gli anelli in una vasca da bagno, è emerso che circa 81.000 anni fa il livello del mare era salito di più di 6 piedi (circa 182 cm) in un secolo nel corso di un periodo caldo, e poi è lentamente diminuito durante un ciclo successivo di raffreddamento ad un ritmo analogo: 66 piedi (circa 20 metri) in 1000 anni.

Fertilizzanti cinesi: 100 volte peggiori delle piogge acide

agricoltura cinese

Tra i tanti problemi della Cina, quello più vicino a noi, e forse anche più pressante in questo periodo, è l’inquinamento. Non si parla ovviamente solo di quello atmosferico, ma è molto diffuso, anche se se ne discute poco, quello che riguarda le acque. Il Governo cinese, tra i più conservatori al mondo, e di conseguenza anche molto protezionista, ha ammesso il problema. Soltanto che, piccolo particolare, alcune statistiche dicono che la situazione è almeno due volte peggiore delle cifre ufficiali.

Parte di questo problema è dovuto agli scarichi agricoli, fortemente contaminati da un uso eccessivo di fertilizzanti. Ma l’acqua non è l’unica cosa che viene inquinata dai troppi prodotti chimici. Mongabay evidenzia in un nuovo articolo su Science che specifici suoli della Cina sono acidificati a causa delle cattive pratiche agricole:

L’agricoltura cinese si è intensificata notevolmente dall’inizio degli anni ’80 in una zona limitata della terra con ingressi di enormi quantità di fertilizzanti chimici ed altre risorse

spiegano gli autori, sottolineando che il consumo dei fertilizzanti azotati in Cina ha raggiunto 32,6 milioni di tonnellate nel 2007, con un aumento del 191% rispetto ai livelli del 1981.

Riscaldamento globale, il corpo degli animali cambia

cambiamento climaticoIl riscaldamento globale colpisce anche le dimensioni degli animali. Alcuni animali, a quanto pare, stanno dimagrendo, mentre altri stanno ingrassando. Tutta colpa degli sconvolgimenti degli ecosistemi terrestri, della scomparsa di alcune specie, e della proliferazione di altre, ma anche dell’aumento delle temperature e delle correnti che cambiano.

E’ probabile che questo cambio di regime alimentare sia una reazione conseguente all’aumento delle temperature a causa del cambiamento climatico globale – spiega il professor Yoram-Yom Tov del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Tel Aviv, che ha misurato l’evoluzione delle dimensioni del corpo degli uccelli e degli animali nelle zone in cui il cambiamento climatico è più estremo ed evidente.

Una mappa del WWF ci spiega il pericolo d’estinzione che corre la tigre

mappa tigre

L’allarme ha ormai fatto il giro del mondo: praticamente ovunque le tigri che si trovano in natura, sono nei guai. Motivo per cui una mappa interattiva che educa la gente sui problemi può rivelarsi uno strumento utile. Piuttosto che semplicemente indicare le aree in cui questi felini vivono, la mappa prodotta dal WWF è una finestra

sulle numerose minacce alle tigri selvatiche, sia di quelle per il loro habitat che delle attività che in alcune parti del mondo che hanno un impatto su di loro.

Scorrendo in una zona evidenziata, è possibile aprire una finestra con delle informazioni preliminari e un link per ulteriori informazioni sulle tigri in quel luogo. Il WWF rileva che le tigri selvatiche occupano solo il 7% del loro storico habitat. E con solo poche migliaia di esemplari rimasti, la speranza è che questa mappa e le risorse che collega possa aiutare i governi e le ONG che hanno la forza di farlo, ad ottemperare a degli sforzi di conservazione durante il Global Tiger Summit di Vladivostok che si terrà nel settembre 2010.

Polveri sottili aumentano rischio di ictus ed infarto

inquinamento atmosfericoMolte città italiane, vedi l’esempio di Milano, pur di ridurre l’inquinamento atmosferico hanno optato per soluzioni tanto drastiche quanto impopolari, come l’ecopass, gli stop completi al traffico una tantum, tutto pur di abbassare la soglia di polveri sottili, sempre pericolosamente in bilico tra la norma e l’eccesso.
Queste iniziative non dovrebbero restare episodi isolati, in ballo c’è infatti la salute dei cittadini, in particolare ad essere compromesse dall’inquinamento sono le vie respiratorie, con bambini che sempre più sviluppano asma e allergie.

Tuttavia, una recente ricerca, effettuata da un team internazionale di studiosi, composto da ricercatori svizzeri, spagnoli e californiani, ha scoperto che anche il cuore sarebbe a rischio a causa del particolato dei gas di scarico delle auto. Secondo quanto riportato nello studio, le polveri inquinanti possono portare ad un ispessimento delle pareti delle arterie, con conseguente aumento del rischio di subire un attacco cardiaco o un ictus.

Il 38% del mondo è a rischio desertificazione

fiume a rischio desertificazione

Dei ricercatori spagnoli hanno misurato il degrado del suolo del pianeta utilizzando il Life Cycle Assessment (LCA), una metodologia scientifica che analizza l’impatto ambientale delle attività umane, e che ora per la prima volta include gli indicatori sulla desertificazione. I risultati mostrano che il 38% del mondo è costituito da zone aride a rischio di desertificazione.

Nonostante il miglioramento della LCA, è stata una debolezza metodologica, una mancanza di categorie di impatto ambientale per misurare l’effetto delle attività umane, come la coltivazione o pascolo sul terreno

ha spiegato Montserrat Núñez, autore e ricercatore presso l’Istituto di Agro Food Research and Technology (IRTA). La ricerca, pubblicata sull’ultimo numero della rivista International Journal of Life Cycle Assessment, è il primo studio al mondo ad includere gli effetti della desertificazione, basato sulla classificazione di 15 aree naturali o “eco-regioni” secondo il loro grado di aridità. Simultaneamente utilizzando il LCA e un sistema di informazione geografica (GIS), i ricercatori hanno dimostrato che otto di queste 15 aree possono essere classificate come a rischio di desertificazione, ed esse rappresentano il 38% della superficie terrestre del mondo.

Branson: “in 5 anni avremo il picco di petrolio”

estrarre petrolio

Richard Branson, fondatore della Virgin e uno degli uomini più ricchi del mondo, ha riferito di aver appena investito 3 miliardi di dollari per la lotta contro i cambiamenti climatici offrendo premi in denaro per la rimozione del carbonio atmosferico.

In una recente intervista a tutto campo al The Guardian, Branson si è espresso sui suoi recenti progetti, primi fra tutti gli eccentrici viaggi per il turismo spaziale e gli aerei subacquei per i super ricchi. Tutte attività in cui c’è fortemente bisogno di petrolio. Già, proprio quell’oro nero che, per stessa ammissione di Branson, tra un po’ corre il rischio di finire.

Il riscaldamento globale mette a rischio le Olimpiadi invernali

vancouver-2010

Mentre la costa orientale degli Stati Uniti si trova ad affrontare condizioni estreme a causa della neve, la città che ospiterà le Olimpiadi invernali, Vancouver, si ritrova stranamente con un caldo mai visto. Dal momento che gli organizzatori si sono resi conto che la situazione meteo non cambiava, si sono dati da fare per garantire che vi sia abbastanza coltre bianca da supportare i giochi.

Il problema è che le temperature nel mese di gennaio sono state la più alte mai raggiunte, e la nevosità non è stata uniforme. Le condizioni sono così miti che alcuni residenti sono stati visti andare in giro con i pantaloni corti. Secondo un rapporto del The Guardian, dopo aver appreso che non sarebbe più caduta la neve in modo naturale prima dell’inizio dei Giochi, gli organizzatori hanno lavorato instancabilmente per procurarsela altri modi: gli elicotteri stanno portando neve ogni cinque minuti, i camion arrivano da lontano, mentre i cannoni sparaneve sono costantemente accesi.

I punti critici possono arrivare più velocemente del previsto

rottura ghiacciaio

Un nuovo studio dell’Università della California di Davis, spiega che è più difficile di quanto gli esperti potessero pensare prevedere quando improvvisi cambiamenti nei sistemi naturali della Terra si verificheranno. Si tratta di una scoperta preoccupante per gli scienziati che cercano di individuare i punti critici che potrebbero spingere il cambiamento climatico verso un disastro irreparabile globale.

Molti scienziati stanno cercando i segni che annunciano improvvisi cambiamenti nei sistemi naturali, nella speranza di prevenire tali modifiche, o migliorare la nostra preparazione per affrontarli. Il nostro nuovo studio ha scoperto, purtroppo, che variazioni di regime, con conseguenze potenzialmente di grandi dimensioni, possono avvenire senza preavviso, i sistemi possono andare in crisi precipitosamente. Questo significa che alcuni effetti del cambiamento climatico globale sugli ecosistemi possono essere visti solo una volta, con effetti drammatici

ha spiegato il teorico ecologista Alan Hastings. Lo studio attuale si concentra sui modelli ecologici, ma le sue conclusioni possono essere applicate anche ad altri sistemi complessi, in particolare quelli che coinvolgono le dinamiche umane come la raccolta degli stock ittici o dei mercati finanziari.

Il 90% della fusione dell’Himalaya è dovuta a fuliggine e aerosol

himalaya

Abbiamo segnalato diverse volte diversi studi che puntano il dito contro l’aerosol, una componente tra le più importanti per quanto riguarda i cambiamenti climatici, e la fuliggine, dato che il nerofumo accelera lo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya. Ora, alcune nuove ricerche dal Lawrence Berkeley National Laboratory quantificano questa preoccupazione, dimostrando che finora eravamo stati anche fin troppo ottimisti.

Surabi Menon ha spiegato a Space Daily:

Le nostre simulazioni hanno mostrato che i gas a effetto serra da soli non sono abbastanza per essere responsabili dello scioglimento delle nevi. La maggior parte dei cambiamenti nella neve e nel ghiaccio – circa il 90% di essa – è dovuta all’aerosol. La fuliggine da sola contribuisce almeno al 30% di questa somma.

L’articolo prosegue spiegando che la fuliggine può dare un contributo ancora più grande (forse fino a quattro volte superiore, dice Menon) perché le scorte di dati utilizzati nelle simulazioni hanno dato diverse misurazioni a seconda delle diverse stazioni in India. Sfortunatamente però, questi dati misurati non sono tanto completi da poter essere incorporati in questi particolari modelli climatici.