Gli amanti della birra potrebbero essere i paladini della lotta ai cambiamenti climatici

amanti della birra

Quando si dice non tutti i mali vengono per nuocere. Una notizia molto curiosa arriva dalla Repubblica Ceca: secondo un ricercatore del Paese dell’Est Europa, i cambiamenti climatici, oltre a deprimere lo stato di salute della Terra, stanno deprimendo anche i grandi bevitori di birra.

Se il naufragio delle Maldive non è stato sufficiente a stimolare l’azione sui cambiamenti climatici, potrebbe farlo la paura di perdere una delle bevande più diffuse sulla Terra? E’ quello che si è chiesto il climatologo Martin Mozny dell’Istituto Idrometeorologico della Repubblica Ceca, che insieme ai suoi colleghi afferma che la qualità del luppolo Saaz, la varietà delicata usata per fare la famosa Pilsner lager, è in calo negli ultimi anni. Dicono che il colpevole sia il cambiamento climatico, sottoforma di aumento della temperatura dell’aria.

Il riscaldamento climatico nell’Artico potrebbe non finire mai

caribù

I profondi cambiamenti radicali nell’Artico a causa del riscaldamento globale non si limitano allo scioglimento dei ghiacci marini e alle conseguenze sugli orsi polari. Un nuovo studio constata che le forze del cambiamento climatico si stanno moltiplicando in tutto il freddo Nord, le quali producono effetti diversi in ogni ecosistema con il risultato che il volto della regione artica può essere alterato per sempre. Spiega uno degli autori dello studio Eric Post della Penn State University:

L’Artico come lo conosciamo potrebbe appartenere al passato. Di solito, quando si parla di declino nella regione artica, si mostrano le foto del ghiaccio nel mare e dell’orso polare. Questo studio cerca di muoversi al di là di tale strategia, citando la vasta gamma di carte che quantificano il declino ecologico nell’Artico.

Dice Ken Caldeira della Stanford University

Mentre la Terra, in media, si è riscaldata di circa 0,4 gradi Celsius negli ultimi 150 anni, l’Artico si è riscaldato da due a tre volte tale importo. Questa amplificazione del riscaldamento globale nella regione artica è in parte il risultato di un ciclo di auto-alimentazione: quando il ghiaccio marino si scioglie, gli oceani assorbono più calore dai raggi del sole, diminuendo la formazione del ghiaccio durante l’inverno. Negli ultimi due o tre decenni, la quantità di ghiaccio che copre l’Artico d’estate è scesa di circa 45.000 chilometri quadrati all’anno.

L’innevamento sulla terra è diminuito anche nelle latitudini più settentrionali, e la fusione comincia prima durante la primavera. Questi cambiamenti fisici per l’ambiente hanno un profondo impatto sulla flora e la fauna che abitano nella regione artica. Il ghiaccio si scioglie e le migrazioni delle specie artiche che dipendono dalla stabilità e dalla persistenza della coltre di ghiaccio sentono particolarmente il peso del cambiamento climatico.

India: nata generazione di bambini deformi a causa dell’inquinamento da carbone

centrale a carbone

Esistono diversi tipi di carbone: nero, duro, pieno di carbonio, e così via. Tuttavia, la concentrazione pericolosa dei minerali che lo compongono varia notevolmente come variano le emissioni di componenti tossici a seconda della progettazione e gestione di una fonte di combustione. Ad esempio, alcuni tipi di carbone rilasciano tracce di alti livelli di fluoruri, mentre altri depositi hanno livelli altamente pericolosi di composti tossici del fluoro.

Lo stesso vale per il mercurio, per l’arsenico, per l’uranio e per i suoi prodotti a causa del decadimento radiologico. E proprio per il rischio radiologico, dai dati raccolti è emerso che in India sono nati alcuni bambini deformi a causa dell’esposizione a radionuclidi associati alla produzione di energia elettrica dal carbone.

Navi a perdere, rifiuti tossici nel relitto del mistero a Cetraro

jolly rosso nave a perdereLe chiamavano navi a perdere, imbarcazioni da far inabissare nella profondità delle acque con il loro carico di rifiuti tossici. Scorie radioattive da smaltire illegalmente con un metodo che fruttava un giro di affari di milioni di euro alle cosche della ‘ndrangheta. E il relitto ritrovato in questi giorni negli abissi del mar Tirreno, a largo delle coste di Cetraro, nota località balneare calabrese, potrebbe proprio essere uno di quegli scheletri nell’armadio tirato fuori da un pentito di mafia nel 1992. Trattasi di Francesco Fonti, che in una dichiarazione spontanea, avrebbe riferito di un gruppo di tre imbarcazioni fatte sparire nei fondali calabresi.

Una di queste, la Cunski, risponde perfettamente alle prime descrizioni riportate dalle autorità competenti sul relitto ritrovato. Un vecchio mercantile lungo 110 metri, individuato a circa 20 miglia nautiche dalla costa, incagliatosi ad una profondità di circa 480 metri. A localizzare la nave a perdere è stato il giro di ricognizione di un mezzo telecomandato sottomarino, in dotazione alla nave utilizzata dalla Regione Calabria nell’ambito di una perlustrazione voluta dalle autorità competenti proprio per far luce sull’eventualità di depositi di materiali tossici e scorie radioattive nei fondali tirrenici.

I cambiamenti climatici spingono gli uccelli fino al ghiaccio

oche sul ghiaccio

Si sapeva che i cambiamenti climatici stavano spostando le mete di migrazione degli uccelli, ma questo è davvero troppo. C’è addirittura una specie di uccello che è rimasto dove si trovava nei mesi invernali, invece di migrare a sud.

Un nuovo rapporto della US Geological Survey pubblicato su Arctic rivela che la cosiddetta “Pacific brant”, cioè un’oca di mare tipica del Pacifico, ha deciso di passare l’inverno nelle zone sub-artiche. In passato, il 90% della popolazione degli uccelli migrava in Messico, con il resto che si spargeva lungo la costa del Pacifico. Oggi ormai quasi un terzo trascorre gli inverni in Alaska. Per renderci conto della situazione, basti dire che almeno 3.000 uccelli rimasero in Alaska durante l’inverno del 1977, mentre oggi, il numero è salito a circa 40.000.

Volare non è ecologico, tasse aeree saranno più care

aerei ecologici fotoNovità in arrivo (ahìvoi non tanto piacevoli) per chi viaggia spesso in aereo. Molto probabilmente, infatti, le tasse dei voli saranno presto più costose per scoraggiare il traffico nei cieli e far diminuire le emissioni provocate dai velivoli. A prendere in seria considerazione questa ipotesi è il Comitato britannico per il cambiamento climatico, che ha esposto il suo piano contro l’inquinamento atmosferico  in una lettera indirizzata al governo.

Volare non è ecologico, o perlomeno non lo è con gli aerei che circolano oggi, ancora ben lontani dai prototipi green di cui pure si sta parlando già da tempo. E così niente di meglio che alzare le tasse in tempo di crisi per scoraggiare l’utilizzo degli aerei come mezzo di trasporto anche su tratte brevi che si possono compiere comodamente in treno (forse meno velocemente, ma se si contano le ore necessarie per raggiungere gli aereoporti, quasi sempre fuori città, il tempo perso al check-in, i ritardi, le pratiche, il ritiro del bagaglio, quando e se arriva senza intoppi… vedrete che il tempo si perde comunque).

Emissioni radiattive cellulari: una guida ci spiega come fare per ridurle

cellulare

Se vi dico cellulare verde, cosa vi viene in mente? Di solito le prime cose sono l’efficienza energetica, l’eliminazione delle tossine nella fabbricazione, la riciclabilità, e così via. Ma per quanto riguarda le emissioni di radiazioni? L’Environmental Working Group ha rilasciato un sito web che classifica oltre 1000 modelli di cellulari in base ai livelli di emissione.

Non è necessario avvolgere della carta stagnola intorno alla parte superiore del telefono, o altre soluzioni simili, ma basta dare un’occhiata ad alcuni numeri. Il gruppo afferma che:

Recenti studi hanno rilevato rischi significativamente più alti per i tumori del cervello e delle ghiandole salivari, tra persone che usano i cellulari da 10 anni o più. L’affermazione è provocatoria e inquietante, ma molta più ricerca è essenziale. Noi dell’Environmental Working Group stiamo ancora utilizzando i nostri telefoni cellulari, ma crediamo anche che fino a quando gli scienziati sapranno molto di più sulle loro radiazioni, diventerebbe corretto per i consumatori acquistare cellulari con le più basse emissioni.

Gran Bretagna: “rimpatriato” insetto esiliato oltre 100 anni fa

bombo

Un “cittadino” britannico, trasportato in Nuova Zelanda circa un secolo fa, sarà presto rimpatriato. Il bombo, un’insetto molto simile all’ape, è stato inviato agli antipodi della Terra per impollinare il trifoglio rosso nel lontano 1875 su un carico di agnelli in una delle prime navi frigorifere della storia. Cento anni dopo tuttavia, l’ape è morta nel suo Paese d’origine: l’ultima volta è stata vista nel 1988, ed è stata dichiarata estinta nel Regno Unito nel 2000.

Gli sforzi volti a reintrodurre il bombo sono stati contrastati dai fallimenti dell’allevamento in cattività e dal “jet-lag“, cioè l’incapacità sul lungo raggio di adattarsi allo spostamento improvviso di emisfero. La situazione è recentemente diventata urgente. In breve tempo i bombi hanno prosperato grazie ad un’altra specie non indigena, l’erba viperina, ma il governo della Nuova Zelanda è in procinto di avviare un programma di eradicazione di questa pianta.

Il metano sottovalutato potrebbe aumentare di 20 volte l’effetto serra

ghiaccio artico

Una nuova ricerca dell’MIT condotta da Denise Brehm del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, ha notato il potenziale peso del riscaldamento delle temperature globali sul livello di metano che viene rilasciato dalle spaccature oceaniche.

La premessa è che l’innalzamento delle temperature globali potrebbe essere accompagnata dallo scioglimento del permafrost nelle regioni artiche e che questo potrebbe avviare il rilascio di metano nell’atmosfera. Una volta rilasciato, il gas metano potrebbe accelerare il riscaldamento globale intrappolando le radiazioni di calore della Terra circa 20 volte in più di quanto non faccia il più noto gas a effetto serra, l’anidride carbonica. Il documento è stato pubblicato sul Journal of Geophysical Research.

Emissioni gas serra: quarto anno consecutivo di calo nell’Unione Europea

unioneuropea

Le emissioni di gas a effetto serra nell’Unione europea sono scese per il quarto anno consecutivo nel 2008, purtroppo però, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (CEA), è solo grazie alla recessione economica. L’indice di stima ufficiale EEA ha mostrato un calo dell’1,5% delle emissioni del 27 paesi dell’Unione Europea nel loro complesso ed un calo dell’1,3% dei suoi 15 membri più “anziani” e ricchi.

La stragrande maggioranza del calo delle emissioni nel 2008 è stato a causa della riduzione delle emissioni di CO2 prodotte dai combustibili fossili nei settori dell’energia, dell’industria e dei trasporti

si legge sul comunicato dell’Agenzia europea per l’ambiente. Le riduzioni

riflettono gli effetti della recessione economica globale che ha avuto inizio nel 2008, la quale ha provocato una diminuzione della produzione industriale e ridotto il consumo energetico da parte dell’industria, e di conseguenza ridotto il trasporto di merci.

Il riscaldamento globale farà diventare la carne di ottima qualità solo un ricordo

bistecca bianca

Se vi piace un pezzo di carne gustosa, assicuratevi di farne una bella scorta. La bistecca di maiale diventerà molliccia e pallida mentre si riscalda il mondo. Ad affermarlo sono gli scienziati veterinari, i quali spiegano che le bistecche potrebbero diventare più insipide, magre e più soggette a deterioramento.

Questo dipende dal fatto che lo stress sugli animali del calore durante il trasporto al macello può rovinare la qualità della carne. I bovini cominciano a soffrire lo stress da calore intorno ai 20 ° C, i suini a 31 ° C.

L’unica cosa di cui possiamo essere certi è che sarà l’esperienza peggiore susseguente all’aumento della temperatura con il cambiamento climatico

ha dichiarato Neville Gregory del Royal Veterinary College a Hatfield, Regno Unito. Gregory ha passato più di un decennio studiando come la qualità della carne varia con la temperatura a cui sono tenuti gli animali d’allevamento. In un articolo pubblicato su Food Research International, mette le sue scoperte nel contesto dei cambiamenti climatici futuri.

Le temperature artiche oggi sono le più calde degli ultimi 2000 anni

artico

Le temperature dell’aria artica negli anni ’90 sono state le più calde degli ultimi 2.000 anni e sono il risultato di livelli crescenti di gas a effetto serra. I risultati di un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science suggeriscono anche che se non fosse per gli inquinanti artificiali, le temperature in tutto il Polo Nord si starebbero in realtà raffreddando a causa di motivi climatici naturali.

Questo risultato è particolarmente importante perché l’Artico, forse più di ogni altra regione della Terra, si trova ad affrontare l’impatto drammatico dal cambiamento climatico. Questo studio ci fornisce una registrazione a lungo termine che rivela come i gas a effetto serra causati dalle attività umane stanno schiacciando il sistema del clima naturale nell’Artico

ha spiegato un membro del team, David Schneider del Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica (NCAR). I ricercatori hanno scoperto questa tendenza mascherata al raffreddamento ricostruendo le temperature artiche nel corso degli ultimi due millenni, con dati provenienti da sedimenti del lago artico, ghiacciai e dagli anelli degli alberi, ciascuno dei quali fornisce documentazione dei cambiamenti nelle temperature fino a quel momento.

Terza conferenza mondiale sul clima, Ban Ki-moon: ci dirigiamo verso l’abisso

Ban-Ki-MoonCambiamenti climatici, conseguenze del riscaldamento globale, scioglimento dei ghiacciai: questi alcuni dei temi toccati nel corso della Terza Conferenza mondiale sul clima, in corso a Ginevra. Ban Ki-moon, il segretario generale dell’Onu, ammonisce:

Abbiamo il piede sull’acceleratore e ci stiamo dirigendo verso l’abisso. Abbiamo scatenato forze potenti ed imprevedibili, il cui impatto è  già visibile. L’ho osservato con i miei occhi.

Il riferimento è alla recente visita compiuta da Ban Ki-moon al Polo per testare personalmente lo stato in cui versano i ghiacciai e portare una testimonianza ancora più vivida ed efficace alla Conferenza sul clima. Il segretario generale dell’Onu si è recato a  Ny-Aalesund, la località più settentrionale al mondo, localizzata a soli 1.231 chilometri dal polo nord. E’ la prima volta che un segretario generale dell’Onu visita Ny-Aalesund.

Emissioni pro capite, ecco quanto inquinano le singole nazioni del mondo

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Guardando le emissioni di carbonio di un Paese non si riesce raccontare la storia completa di quanto esso contribuisce al riscaldamento globale. La Cina, per esempio, leader mondiale delle emissioni totali (6.018 milioni di tonnellate di anidride carbonica) ha superato gli Stati Uniti (5.903) nel 2007. Ma tutto ciò che i freddi dati in realtà dicono è che la Cina è un Paese in rapido sviluppo, con un sacco di gente.

Una misura più utile per capire l’effettivo apporto di ogni Paese è il dato sulle emissioni di anidride carbonica pro capite. Ai sensi di tale misura, l’americano medio è responsabile per 19,8 tonnellate a persona, i cinesi solo 4,6, addirittura meno degli italiani, che ne emettono 8,05.

L’esame della CO2 pro capite in tutto il mondo ci mostra anche il divario tra la responsabilità del mondo sviluppato per i cambiamenti climatici e quella dei Paesi in via di sviluppo. Mentre l’Australia emette addirittura 20,6 tonnellate a persona (in parte a causa della sua dipendenza dal carbone) e il Regno Unito solo 9,7 (in parte spiegato dalle centrali a gas), l’India, indicata come una delle nazioni più inquinanti, produce soltanto 1,2 tonnellate a testa. E sapete qual è il Paese più inquinante? Che ci crediate o meno, sono le Isole Vergini, che producono 118,3 tonnellate di CO2 a persona, 5 volte quelle degli Stati Uniti.