Mentre in America il fracking sembra essere l’ultima moda per procurarsi l’energia, in Europa si tira il freno a mano. Già la Gran Bretagna aveva prima autorizzato e poi subito dopo bloccato le aziende che volevano importare questa pratica. Oggi lo fa pure la Germania per bocca del suo Ministro dell’Ambiente Peter Altmeier che ha detto, seppur usando alcuni giri di parole, che si opporrà alle aziende che vogliono praticare il fracking sul suolo tedesco.
Pericoli
I cambiamenti climatici peggiorano l’epidemia di influenza

L’epidemia di influenza in inverno è un fenomeno normale a cui siamo abituati. Ma negli ultimi anni è peggiorata, e nei prossimi si prevede debba andare sempre peggio. I motivi possono essere diversi, e tra di essi oggi se ne inserisce anche uno nuovo: i cambiamenti climatici. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell’Arizona State University di Tempe che ha analizzato i dati dal 1997 ad oggi.
Anche il ghiottone rischia l’estinzione
Non fatevi ingannare dal suo aspetto che lo fa somigliare ad un peluche, né tantomeno dal suo nome, ghiottone. Si tratta di uno degli animali più pericolosi del mondo. Grande predatore, capace di ammazzare migliaia di prede nel corso della sua vita, ha trovato qualcosa più grande di lui in grado di porre fine alla sua esistenza: i cambiamenti climatici. Attualmente questo mustelide non è considerato a rischio, ma lo U.S. Fish and Wildlife Service ha proposto di inserirlo nell’elenco delle specie in pericolo.
Foreste britanniche non più in vendita, anzi verranno protette
Ricordate la notizia di un paio di anni fa secondo la quale il Governo britanico decise di vendere una parte delle proprie foreste ai privati? Dopo qualche settimana, dopo le proteste non solo degli ambientalisti, ma proprio dei cittadini stessi, la legge fu bloccata. Oggi, a distanza di due anni, non solo viene cancellata, ma viene completamente ribaltata.
Trivellazioni petrolifere, il Canada non è pronto in caso di incidente
Torniamo ad occuparci di uno dei più grossi rischi che l’ambiente sta correndo in questi mesi, e chissà per quanto ancora: le trivellazioni vicino al Polo Nord. Più precisamente questa volta ci occupiamo del Canada, nazione che ha la sovranità nella maggior parte delle acque entro le quali avvengono queste operazioni. Il pericolo di incidente è altissimo, viene dato praticamente per scontato sia dalle autorità che dagli stessi addetti ai lavori, ma oggi si scopre un altarino inquietante: in caso di sversamenti il Canada non sa che fare.
Non nascono più bambini? È colpa dell’inquinamento
Da anni sempre più scienziati sostengono che gli effetti dell’inquinamento non riguardano soltanto le malattie respiratorie. Ora hanno accertato una conseguenza in più. Secondo uno studio realizzato dall’Università di Newcastle, in Inghilterra, l’inquinamento cittadino renderebbe le donne infertili, non permettendogli così di generare figli. Ma non solo. Nelle aree molto inquinate anche i bambini che riescono a nascere sono a rischio perché mediamente nascono con un peso inferiore rispetto alle aree non inquinate.
Tigre della Tasmania, estinta a causa dell’uomo
La tigre della Tasmania è una delle specie che siamo sicuri si siano estinte in tempi recenti. Carnivoro marsupiale che viveva solo in Australia ed in Tasmania, oggi non esiste più perché dichiarato estinto negli anni ’30. Per decenni gli scienziati hanno creduto che la causa di questo tragico evento sia da attribuire ad una malattia, la stessa che ha colpito oggi il Diavolo della Tasmania che pure rischia di sparire, ma un nuovo studio rivela che la causa, come sempre, non è naturale ma umana.
Inquinamento in Cina, lo smog di Pechino invade il Giappone
Lo smog di Pechino invade il Giappone: la nube di pericolose polveri sottili che dai primi giorni del 2013 avvolge la capitale cinese arriva a intossicare anche i cittadini nipponici, che, inutile dirlo, ne sono tutt’altro che felici. L’inquinamento in Cina è al centro dell’attenzione del mondo da più di un mese: quando arriverà qualche provvedimento?
Caccia alle balene, è scontro aperto tra Australia e Giappone
Le baleniere giapponesi non sono ben gradite nelle acque territoriali australiane. Con questa semplice frase il Paese oceanico e quello nipponico sono arrivati a sfiorare l’incidente diplomatico. Il tutto per salvaguardare le balene dall’estinzione. Da anni i Paesi di tutto il mondo si sono schierati contro il Giappone che, nascondendosi dietro la ricerca scientifica, sta facendo estinguere questi splendidi cetacei. Ora l’Australia è passata alle maniere forti.
Emissioni, in USA crollate ai livelli del ’94
Sembra incredibile ma gli americani senza un piano e senza una strategia concreta sono riusciti nell’intento di ridurre le proprie emissioni. E di parecchio pure. Stando ai numeri del Bloomberg New Energy Finance (BNEF) che ha realizzato lo studio per conto del Business Council for Sustainable Energy (BCSE), le emissioni del 2012 sono scese al livello di 18 anni prima.
Inquinamento, la Shell continua a sversare carburante nel Mare del Nord
Incredibile ma vero, il mondo sa che la Shell inquina ma glielo permette. L’incidente della Kulluk di un mese fa in cui una nave si era prima incagliata tra i ghiacci dell’Alaska e poi è stata trasportata via senza lasciar cadere nemmeno una goccia di carburante è stata, è proprio il caso di dirlo, solo la punta dell’iceberg. Il Dipartimento dell’Energia e dei Cambiamenti Climatici (DECC) americano ha infatti calcolato che negli ultimi 10 mesi il colosso anglo-olandese ha provocato 429 perdite di petrolio nel Mare del Nord.
USA, i tentativi di ridurre le emissioni in realtà le aumentano
Non sappiamo se ci sono o ci fanno, ma gli americani continuano a danneggiare l’ambiente in maniera irreparabile. L’ultima, ma solo in ordine di tempo, è l’entrata a pieno regime della tecnica del fracking che, nata in teoria per ridurre le emissioni, in realtà non fa altro che aumentarle. Al momento sono due le tecniche che gli Stati Uniti mettono in atto (almeno in teoria) per ridurre il proprio inquinamento: fracking e incendio del petrolio in eccesso. Gli effetti però sono ugualmente devastanti.
Sardegna, allarme inquinamento a Portovesme. Una seconda Ilva?
Una seconda Ilva in Sardegna? Potrebbe essere definita così la vicenda, ancora non conclusa della frazione di Portovesme, nella provincia di Carbonia-Iglesias, nella parte sud-occidentale della Sardegna; rinomata per ospitare un porto commerciale e industriale, specializzato nella produzione metallurgica non ferrosa, unica in tutta Italia. Questo primato tuttavia mal si sposa con l’ambiente e l’area è definita la “più compromessa del Mediterraneo” per gli elevati valori di metalli pesanti, cloroformio e cadmio presenti nelle falde di superficie e in quelle sotterranee.
Animali, il rischio estinzione potrebbe essere più basso del previsto
Le specie viventi sul pianeta sarebbero meno del previsto. Per fortuna però si estinguono ad un ritmo inferiore di quanto stabilito in precedenza. Ne sono convinti i ricercatori delle università di Auckland, Oxford e Griffith, che hanno cercato di capire se davvero la Terra rischia di andare incontro ad una nuova estinzione di massa come quella che milioni di anni fa fece sparire i dinosauri.