Scioglimento dei ghiacciai, dipingere di bianco le Ande la soluzione?

dipingere di bianco le montagneLa notizia è di quelle che fanno discutere. Sembra quasi una bufala travestita da operazione scientifica. Per arginare lo scioglimento dei ghiacciai una squadra di imbianchini è all’opera sulle Ande peruviane per dipingere di bianco le pareti rocciose. L’obiettivo è riflettere le radiazioni solari e respingere il calore, piuttosto che assorbirlo.

Una stupidaggine immensa

stando a quanto afferma lo stesso ministro dell’Ambiente di Lima.
Ma allora, se non c’è il ministero dell’Ambiente dietro questa trovata, chi c’è?

Lo scioglimento dei ghiacciai artici è peggiore del previsto

scioglimento ghiacciai artici

Lo scioglimento del ghiaccio marino ha avuto una forte accelerazione a causa del riscaldamento nell’Artico, dove le temperature sono aumentate più rapidamente negli ultimi decenni rispetto alla media globale, secondo uno studio pubblicato mercoledì scorso.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, suggerisce inoltre che le attuali previsioni sottovalutano il grado in cui la regione polare potrebbe riscaldarsi ulteriormente in futuro.

Si pensava che la perdita di ghiaccio del mare potrebbe causare un ulteriore riscaldamento. Ora abbiamo la conferma che già avviene

ha detto James Screen, ricercatore presso l’Università di Melbourne e co-autore dello studio. Mentre è già di per sé una conseguenza del cambiamento climatico, la diminuzione della calotta glaciale artica ha contribuito ad un incremento di tale processo, dato che il riscaldamento globale e la perdita di ghiaccio si rafforzano a vicenda su vasta scala.

Perù: enorme parete di ghiaccio si stacca e crea uno tsunami

ghiaccio staccato in Perù

Un enorme pezzo di ghiaccio si è staccato da un ghiacciaio delle Ande, che misura 500 metri per 200, ed è finito in un lago. E’ successo ieri in Perù, dove si è verificato uno tsunami di cui in Italia non si è nemmeno parlato, ma che ha spazzato via tutti i villaggi lungo la riva, ferendo centinaia di persone ed uccidendone almeno tre.

Gli oltre 20 metri dell”onda generata dalla parete ghiacciata hanno superato gli argini, distruggendo le case e un importante impianto di trattamento delle acque. Il Perù ospita il 70% dei ghiacci tropicali del mondo, che si sono attenuati negli ultimi anni a causa dell’aumento delle temperature globali.

Il permafrost sta retrocedendo e potrebbe sparire nell’immediato futuro

permafrost

Il limite meridionale di terreno perennemente ghiacciato, meglio conosciuto come permafrost, ora è 130 km più a Nord di quanto lo fosse 50 anni fa nella regione della Baia di James, secondo due ricercatori del Dipartimento di Biologia presso l’Université Laval. In un recente numero della rivista scientifica Permafrost and Periglacial Processes, Serge Payette e Simon Thibault suggeriscono che, se la tendenza dovesse continuare, il permafrost nella regione potrebbe completamente sparire nel prossimo futuro.

I ricercatori hanno misurato la ritirata del confine del permafrost osservando cumuli noti come “palsas“, che si formano spontaneamente sul ghiaccio contenuti nel terreno delle torbiere del Nord. Le condizioni in questi tumuli sono favorevoli allo sviluppo della vegetazione tra la più disparata (licheni, arbusti, abete rosso e abete nero, ecc.) che ne facilita la nascita su quel terreno.

Corrette le stime dell’innalzamento del livello dei mari, ma la preoccupazione resta

ghiacciaio in alaska

I glaciologi del Laboratorio di Studi Spaziali in Geofisica e Oceanografia dell’Università di Tolosa e dei loro colleghi statunitensi e canadesi hanno dimostrato che gli studi precedenti hanno ampiamente sopravvalutato la perdita di massa dei ghiacciai dell’Alaska nel corso degli ultimi 40 anni. Dati recenti provenienti dai satelliti e dai centri di rilevazione hanno permesso ai ricercatori di mappare ampiamente la perdita di massa in questi ghiacciai, che hanno contribuito allo scioglimento che ha innalzato di 0.12 mm/anno il livello del mare tra il 1962 e il 2006, invece di 0,17 millimetri/anno, come precedentemente stimato.

I ghiacciai montani coprono tra 500.000 e 600.000 km2 di superficie terrestre (circa le dimensioni della Francia), che è poco rispetto al settore della Groenlandia (1,6 milioni di km2) e dell’Antartide (12,3 milioni di km2). Nonostante le piccole dimensioni, i ghiacciai di montagna hanno svolto un ruolo importante nel recente innalzamento del livello del mare a causa del loro rapido scioglimento in risposta al riscaldamento climatico globale.

Lo scioglimento dei ghiacci sta accelerando

scioglimento ghiacciai

Ieri parlavamo dello scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya, ma ovviamente non è solo questa catena che rischia di sparire. Dalle Alpi alle Ande, i ghiacciai del mondo si stanno ritirando ad un ritmo accelerato, nonostante le polemiche di questi giorni tra gli esperti delle Nazioni Unite che dibattono sulla velocità con cui ciò sta accadento.

Lonnie Thompson, uno glaciologo della Ohio State University, ha detto che ci sono prove evidenti di una significativa fusione dei ghiacciai dalla zona intorno al Kilimanjaro in Africa fino alle Alpi, dalle Ande ai ghiacci dell’Antartide a causa di un clima sempre più caldo. Il ghiaccio sta scomparendo ad un ritmo più veloce negli ultimi decenni. Spiega infatti Thompson che

Non è un ghiacciaio singolo. E’ molto chiaro che questi ghiacciai si stanno comportando in modo simile.

Scioglimento ghiacci Himalaya: stima al 2035 sbagliata, ma i pericoli ora sono altri

himalaya

Una settimana dopo da quando sono emerse alcune osservazioni speculative da parte di un giornalista in merito alla fusione di tutti i ghiacciai dell’Himalaya entro il 2035 (spiegato nella relazione del 2007 IPCC), l’organizzazione del mondo rispetto al cambiamento climatico ha cominciato ad essere più attentamente esaminata, ed ha richiesto un riesame del dato contestato.

Ma facciamo un passo indietro. Il rapporto IPCC ha spiegato che:

I ghiacciai dell’Himalaya si stanno ritirando più velocemente che in qualsiasi altra parte del mondo e, se il tasso di riscaldamento attuale dovesse continuare, la loro probabilità di sparire entro l’anno 2035, e forse prima, è molto elevata.

La dichiarazione originale che ha dato vita a questa ipotesi è stata fatta dal glaciologo indiano Syed Hasnain a Fred Pearce per un articolo apparso su New Scientist. Pearce stesso ha poi fatto marcia indietro sulla notizia, affermando che proprio Hasnain ha poi rivisto quelle indicazioni.

Le città inglesi cominciano ad adeguarsi all’innalzamento dei mari già da oggi

costa di hull

Hull potrebbe essere trasformata in una Venezia inglese e Portsmouth in una versione della costa sud di Amalfi, dicono gli ingegneri e architetti che hanno effettuato uno studio per sviluppare le città costiere della Gran Bretagna, in risposta all’innalzamento del livello dei mari previsto tra alcuni decenni.

L’Institution of Civil Engineers ed il Royal Institute of British Architects ieri hanno avvertito che il futuro delle città come Londra, Bristol e Liverpool è messo a rischio dai mari, dato che l’Agenzia per l’ambiente prevede che potrebbero aumentare fino a 1,9 m nel 2095 in caso di un drammatico scioglimento della calotta di ghiaccio della Groenlandia.

Artico più caldo e senza ghiaccio d’estate? Per i climatologi è possibile

scioglimento ghiacchi artico

Vi sono sempre più prove che l’Artico potrebbe affrontare condizioni stagionali senza ghiaccio e con le temperature molto più calde in futuro. Gli scienziati hanno portato prove documentate che l’Oceano Artico e i mari nordici erano troppo caldi per sostenere il ghiaccio marino estivo durante la metà del periodo del Pliocene caldo (da 3,3 a 3 milioni anni fa). Questo periodo è caratterizzato da temperature calde analoghe a quelle previste per la fine di questo secolo, ed è usato come un paragone per capire le condizioni future.

L’US Geological Survey ha rilevato che le temperature della superficie del mare d’estate nella regione artica erano tra i 10 e i 18 ° C durante la metà del Pliocene, mentre le temperature attuali sono pari o inferiori a 0 ° C. L’esame delle condizioni climatiche passate permette una reale comprensione di come il sistema climatico terrestre davvero funzioni. La ricerca dell’USGS sulla metà del Pliocene è la ricostruzione più completa a livello mondiale di un periodo di caldo che contribuirà a perfezionare i modelli climatici, che attualmente sottovalutano il tasso di perdita di ghiaccio marino nell’Artico.

I ghiacciai in Tibet si stanno sciogliendo e potrebbe sparirne una grossa parte entro il 2050

ricercatori in Tibet

Della fuliggine nera depositata sui ghiacciai del Tibet ha contribuito in modo significativo alla ritirata di una delle più grandi masse di ghiaccio polare al mondo, secondo la nuova ricerca dagli scienziati della NASA e dell’Accademia Cinese delle Scienze. La fuliggine assorbe la radiazione solare in entrata ed è in grado di velocizzare la fusione glaciale, quando si deposita sulla neve in quantità sufficienti.

Le temperature sull’altopiano tibetano, a volte chiamato “terzo polo della Terra”, si sono scaldate di 0,3 ° C per decennio negli ultimi 30 anni, circa il doppio del tasso dell’aumento della temperatura globale. La ricerca sul campo suggerisce che l’influenza del riscaldamento dei ghiacciai del Tibet potrebbe rivaleggiare con quella dei gas ad effetto serra.

I ghiacciai del Tibet si stanno ritirando ad un ritmo allarmante. La fuliggine nera è probabilmente responsabile della metà dei scioglimento dei ghiacci, ed i gas ad effetto serra sono responsabili per il resto

ha detto James Hansen, coautore dello studio e direttore del NASA’s Goddard Institute for Space Studies (GISS), a New York City.

Uno scenario da Era Glaciale potrebbe accadere alla Terra nel giro di uno o due anni

terra era glaciale

Nel film The Day After Tomorrow, il mondo entra nella morsa di un nuovo periodo glaciale nel giro di poche settimane. Ora una nuova ricerca dimostra che questo scenario non può essere dopotutto così lontano dalla verità.

William Patterson, della University of Saskatchewan in Canada, e i suoi colleghi hanno dimostrato che fermare la circolazione della corrente del Nord Atlantico può forzare l’emisfero settentrionale ad entrare in una mini-era glaciale nel giro di pochi mesi. Un lavoro precedente ha indicato che questo processo potrebbe aver bisogno di decine di anni.

Circa 12.800 anni fa, l’emisfero Nord è stato colpito da una gelata, conosciuta dagli scienziati come il Dryas Recente, e soprannominato il “Big Freeze” (Grande Congelamento), che è durato circa 1.300 anni. Alcune prove geologiche mostrano che il Big Freeze è stato causato da un improvviso afflusso di acqua dolce, quando il Lago ghiacciato Agassiz nel Nord America ruppe gli argini e si riversò nel Nord Atlantico e nell’Oceano Artico. Questo impulso vasto, un volume d’acqua superiore a tutti i Grandi Laghi del Nord America, ha diluito la corrente del Nord Atlantico e l’ha portata ad una battuta d’arresto.

Un iceberg di mezzo chilometro ha quasi raggiunto la Nuova Zelanda

enorme iceberg

L’idea che tutti abbiamo della Nuova Zelanda è di un posto solare, “estivo”, con palme e spiagge che lo fanno sembrare alla stregua delle Maldive o degli altri Paesi tropicali. Ed invece il Paese oceanico si sta preparando per accogliere alcuni rari visitatori che lo stanno raggiungendo.

Più di 100 iceberg sono stati individuati al largo della costa dell’Isola Macquarie, territorio australiano a circa 900 miglia a sud-est della Tasmania, i quali si calcola possano essere a soli 200 chilometri dalla costa meridionale della Nuova Zelanda.

Questa è solo la seconda volta in 78 anni che dei grandi iceberg antartici sono avvistati così vicini. L’unico precedente è stato alla fine del 2006, quando un iceberg è stato avvistato nella costa orientale della Nuova Zelanda. Secondo il National Institute of Water and Atmospheric Research (Niwa), il monitoraggio effettuato via satellite ha mostrato che l’iceberg più grande misuri circa 500 metri di larghezza, 50 metri di altezza ed abbia uno spessore totale di 350 metri.

Anche il Kilimangiaro si sta velocemente sciogliendo

ghiacciaio del Kilimangiaro

Il ghiaccio e la neve che ricoprono il maestoso Kilimangiaro in Tanzania stanno scomparendo sotto i nostri occhi. Se persistono le condizioni attuali, dicono gli esperti dei cambiamenti climatici, i ghiacciai del Kilimangiaro, famosi in tutto il mondo, saranno dispersi entro i prossimi due decenni.

In un certo senso molto reale, questi ghiacciai sono stati decapitati dalla superficie verso il basso

ha spiegato Lonnie Thompson, professore di scienze della terra alla Ohio State University. Thompson è il co-autore di uno studio sul Kilimangiaro pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Gli autori dello studio danno la colpa dello scioglimento del ghiaccio agli aumenti delle temperature globali e alla diminuzione delle nevicate nella zona.

Precedenti studi sui ghiacciai del Kilimangiaro hanno usato fotografie aeree per misurare la velocità con cui il ghiaccio si stava ritirando. Per questa nuova indagine, gli scienziati hanno scalato la montagna e forato in profondità i ghiacciai per misurare il volume dei campi di ghiaccio sopra i 5.892 metri.

Il più alto ghiacciaio al mondo è quasi completamente sciolto

Chacaltaya ghiacciaio

Il riscaldamento globale torna a far disastri, ed ancora una volta la vittima è in Sudamerica. Una volta era una famosa località sciistica, la più alta del mondo, ora invece è ridotta ad una montagna rocciosa senza più nemmeno un grammo di neve. Il ghiacciaio boliviano Chacaltaya testimonia fortemente lo scioglimento dei ghiacciai sempre più impellente.

Della sciovia ormai rimane soltanto la ruggine, la quale domina oggi quello che era la più alta attrazione sciistica nel mondo appollaiata sul ghiacciaio Chacaltaya a circa 5.300 metri di altezza. Solo un piccolo scorcio di neve e ghiaccio di circa 50 metri quadrati resta oggi del magnifico ghiacciaio, un niente se lo paragoniamo a quello che si sviluppava nel tristemente lontano 1950, quando si potevano misurare 1.600 metri quadrati.

Questo è tutto quello che resta: un piccolo pezzo di ghiaccio che sta scomparendo e non durerà più di un anno

ha affermato Alfredo Martinez, una guida veterana e fondatore del Club andino boliviano.