La Cina perde 27 mila fiumi

di Redazione Commenta

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Che la situazione ambientale in Cina fosse preoccupante non era un mistero per nessuno. Ma numeri così tragici proprio non ce li aspettavamo. Secondo un recente censimento voluto ed effettuato proprio dal Governo del Paese, quindi si tratta di dati ufficiali e non di congetture di qualche ambientalista, negli ultimi 3 anni la nazione più popolata del mondo avrebbe perso qualcosa come 27 mila corsi d’acqua. La parola “perso” non è detta a caso perché il suo significato è letterale: non si trovano più.

Ma come si fa a perdere ventisettemila fiumi? Tutto è cominciato nel 2009 quando il Governo di allora incaricò 800 mila geometri di stimare il numero dei corsi d’acqua che bagnavano tutto il Paese. Secondo il loro calcolo all’epoca ce n’erano circa 50 mila. E non parliamo di rivoli o ruscelletti, ma di corsi d’acqua importanti di almeno 100 km quadrati di portata. Ripetuto il censimento in tempi recenti si è scoperto che il loro numero si era ridotto a 22.909 fiumi. Il che significa che se ne sono persi più di 27 mila.

Ora va specificato che la stima dei 50 mila era rivista al rialzo. In realtà altri studi avevano dimostrato che il calcolo era errato ed in realtà il numero di partenza era inferiore. Ma anche con numeri più contenuti, diventa evidente che sono migliaia, probabilmente anche decine di migliaia, i corsi d’acqua che sono spariti. Secondo Huang He, il vice direttore del gruppo incaricato del censimento, la causa principale di questa perdita è l’agricoltura. I metodi di coltivazione in Cina raramente seguono criteri scientifici, l’unica tecnica che si conosce è prosciugare i corsi d’acqua indiscriminatamente, portando così ai risultati che abbiamo visto.

Le cause però non finiscono qui. A contare sono anche i mutamenti climatici che, con un clima più secco, riducono la disponibilità d’acqua, ma anche la perdita di suolo dovuta al fatto che l’uomo ancora non ha capito la pericolosità di costruire sopra i corsi d’acqua. La rapida crescita economica del Paese lo sta auto-distruggendo, ed a pagare le più dirette conseguenze è la natura dato che, secondo le stime dell’OCSE, rispetto al 1949 oggi il consumo di acqua è quintuplicato.

[Fonte e foto: Treehugger]

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