Ecomafia 2009, il rapporto di Legambiente

di Redazione 1

Rapporto Legambiente sulle Ecomafie. La criminalità organizzata guadagna – è quanto emerge dall’analisi 2009 – più di 20 miliardi di euro l’anno in Italia. Un quarto del fatturato delle mafie.. Il tutto grazie al traffico di rifiuti, e in barba ad ogni crisi. Proliferano, infatti, ulteriormente le “aziende del settore” per Legambiente.

Un business di successo soprattutto nel Meridione, banalmente. In cima alla classifica, stabile, la Campania. Seguono Calabria, Sicilia, Puglia e Lazio. E nel Lazio si rimarca un significativo aumento proprio in termini di “ecoreati” legati allo smaltimento illecito dei rifiuti nel quale alcune indagini hanno evidenziato interessi della criminalità organizzata.

Il rapporto si richiama alla relazione annuale della Direzione nazionale antimafia. Legambiente sottolinea la forte presenza della criminalità nel cosiddetto “ciclo del cemento” soprattutto nella regione laziale. Si “difende” bene anche il nord, però. Ad oggi, anche il Piemonte e la Lombardia sono tra le regioni più coinvolte dai traffici illeciti.

Il business, insomma, scoppia di salute secondo la ong: il giro d’affari è aumentato del 7,3%, così come è cresciuto il numero di clan coinvolti negli ecoreati. Traffico di rifiuti, abusivismo edilizio, agromafia, traffico di animali, di opere d’arte: questi gli ecoreati in auge, passati dai 239 del 2007 ai 258 del 2008.

Come spiega il responsabile dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente, Sebastiano Venneri:

Il fatturato totale dell’ecomafia non è mai stato così alto ed è cresciuto a livelli record proprio nell’anno più nero per l’economia mondiale. Segno che il business degli ecomafiosi non conosce congiunture sfavorevoli e che quindi è necessario mettere in campo tutti gli strumenti possibili per combattere chi lucra avvelenando l’ambiente e mettendo a rischio la salute dei cittadini

Una montagna alta oltre tre chilometri: questa è l’immagine che Legambiente utilizza per dare il senso del volume di rifiuti speciali – 31 milioni di tonnellate – che non finiscono nelle regolari discariche ma che sono commercializzati dagli italici ecomafiosi.

C’è comunque speranza anche per Legambiente: insieme ai reati, è stata implementata anche l’attività investigativa. Anche se gli ecoreati non sono ancora stati inseriti a pieno titolo nel codice penale. E, come fa notare Grasso dall’antimafia nella prefazione del Rapporto di Legambiente:

Lo dicono gli stessi collaboratori di giustizia che i rischi per chi si occupa di rifiuti e cemento sono praticamente nulli. Fruttano quanto la droga e danno migliori garanzie di impunità

Commenti (1)

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