Il costo del nucleare e lo scandalo italiano

di Redazione 6

Legambiente ha appena presentato un dossier, passato ovviamente sotto silenzio tra i media italiani, in cui denuncia l’incredibile scandalo del nucleare italiano, dei suoi costi e dell’inutilità della sua costruzione, oltre che alcuni eventi tipicamente italiani che riguardano fondi di svariati milioni di euro scomparsi per poi riapparire dove non dovrebbero.

La ricerca è partita osservando l’esperienza delle altre nazioni in cui il nucleare esiste già, che va in controtendenza con le politiche italiane. L’esempio più eclatante è quello della centrale finlandese di Olkiluoto-3, che sarà la più grande centrale nucleare al mondo, quando sarà terminata.


La sua costruzione è iniziata nel 2005 con un budget di 3,2 miliardi di euro. Pochi, se pensiamo ai 3-3,5 stimati dall’Italia. La sua ultimazione era prevista per il 2009, ma ritardi dovuti ad aspetti tecnici, che a guardare le altre centrali sono normali, hanno spostato l’inaugurazione della centrale al 2011 con altri due miliardi aggiuntivi di costi base. Se non dovessero esserci altri rinvii tra 3 anni la Finlandia avrà una nuova centrale nucleare che sarà costata 5,2 miliardi di euro. E adesso vediamo l’Italia. Il costo di ogni centrale nucleare prevista dal Governo Berlusconi è di 3 miliardi, massimo 3,5. La prima pietra per la loro costruzione sarà posta nel 2013. Se andiamo a calcolare il tasso di inflazione degli ultimi anni, sperando che non aumenti, anche se le stime sono paurose, dovremmo già rivedere questo budget iniziale al rialzo, e nemmeno di poco. Dopodichè bisogna valutare i costi iniziali che le centrali come quella finlandese o quelle di altre nazioni che il nucleare ce l’hanno da anni non sostengono (individuazione dei siti e inizio dei lavori di adattamento, fabbricazione del combustibile, acquisto delle barre di uranio e riprocessamento delle stesse) che porterebbero ancora a lievitare il costo base.

A questi bisogna aggiungere eventuali ritardi che, conoscendo i metodi di lavoro “all’italiana” (con eventuali, purtroppo, caduti sul lavoro), non possiamo sperare che siano inferiori ai due anni finlandesi e ai 2 miliardi in più, potreste capire che i 3 miliardi stimati dall’Enel e dal Ministro Scajola sono molto più che ottimistici. In soldoni possiamo stimare che come costo di base per ogni centrale nucleare non dovremmo scendere sotto le stime della tedesca E.On e dell’americana Moody’s, che non possono stimare le centrali progettate in Italia con un costo inferiore ai 6 miliardi di euro, il doppio. Se poi ci aggiungiamo anche l’inflazione ed eventuali ritardi, non ci sembra assurdo prevedere un costo di 8-10 miliardi di euro, il triplo di quello che il Governo prevede nel 2008.

Un altro scandalo tutto italiano è che, nonostante siano 20 anni che in Italia è vietato il nucleare, la maggior parte dei fondi per la ricerca sono destinati al nucleare e solo una piccola parte alle energie rinnovabili. E’ stato stimato che in Europa circa il 48% dei fondi destinati alla ricerca prendano la strade del nucleare. In Italia, che c’è il divieto, essi sono il 53%, contro il 10% verso le rinnovabili. Un piccolo miglioramento c’è stato nel 2006 con le rinnovabili al 13% e il nucleare al 24,8%.

Inoltre il cosiddetto risparmio per le famiglie italiane sarà molto dubbio, dato che il costo sulla bolletta del nucleare italiano sarà circa il doppio (stando alle stime del 2008) di quello americano, tra l’altro di seconda generazione, dato che sono 30 anni che non si costruiscono centrali nucleari negli States.

Ma pensate che i circa 10 miliardi per costruire la centrale siano tutto il problema? Purtroppo non è così. Infatti il costo iniziale di una centrale nucleare è solo il 25% del totale, mentre tra la gestione e lo smaltimento dei rifiuti (i più tossici esistenti) il costo si raddoppia. E siccome nessuna centrale riesce a coprire autonomamente i costi di gestione, ci si rivolge agli aiuti statali, che per erogarli sono costretti ad aumentare le tasse, che si traducono in altri soldi sborsati dai cittadini.

Ma i costi per lo Stato non terminano qui. Nell’eventualità che avvengano incidenti nucleari, dovrebbero intervenire le assicurazioni. Il problema è che nessuna assicurazione potrà mai risarcire i danni causati da un incidente simile a quello di Cernobyl, e così c’è un tetto massimo per cui possono garantire la copertura finanziaria: 300 milioni di dollari negli Stati Uniti, 350 milioni in Giappone, 540 in Russia, 650 milioni in Canada, fino ai 2,5 miliardi di euro in Germania. Tutti i danni eccedenti questa soglia sono a carico dello Stato. Per Cernobyl è stato stimato che l’Ucraina abbia sborsato 121 miliardi di dollari di danni, 3,8 sborsati dalla Russia e 84 dalla Bielorussia. Se in Italia dovesse avvenire un incidente grave, anche meno di quello ucraino, lo Stato andrebbe in bancarotta. A questo punto la domanda è: ce n’è proprio bisogno?

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