Industrie ed inquinamento: scopriamo i settori più sporchi

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La costruzione di nuovi centri commerciali, negozi, strutture sportive, grandi complessi residenziali è sempre vista come un evento positivo, simbolo dell’incremento della civiltà, del benessere, del miglioramento dell’efficienza e della funzionalità degli spazi urbani.
In realtà, l’industia edilizia da sola contribuisce al 4% dell’inquinamento globale da polveri sottili nell’aria, per non parlare dell’ingente quantità di inquinanti che sotto forma di solventi e sostanze chimiche di rifiuto, va a finire nelle acque locali.

I materiali edilizi, provenienti dalle demolizioni, raramente vengono riutilizzati e difficilmente si rispettano le norme sull’impiego di materie prime ecologiche.
Pensiamo ad esempio all’industria del legname in America e all’impatto ambientale che ha l’uso del legno nelle costruzioni nell’incrementare un fenomeno come la deforestazione in Africa, Asia e Amazzonia. L’industria edilizia risulta, dunque, una tra le più inquinanti e meno ecologiche che esistano.


Altro settore sporco è quello della pesca.
Gli esperti sostengono che nel 2048 si avrà un crollo della pesca commerciale.
Merluzzo bianco, tonno e acciughe diventeranno beni di lusso.
Tutto questo è causato dall’uomo, dalla sua propensione naturale a contribuire al declino delle specie, inclusa la sua.
Un esempio pratico: gli Stati Uniti, in casa loro, nelle “loro”acque territoriali stanno proteggendo dal rischio estinzione l’eglefino e il pesce persico.
Pescare il salmone nella West Coast è stato addirittura vietato.
Ma cosa accade nelle acque internazionali? Lì la pesca americana si fa a strascico, condannando a morte migliaia di tartarughe marine e delfini.
Tuttavia, comprenderete bene, che se l’eglefino di casa loro è salvo poco importa dei pesci che hanno la sfortuna di vivere in acque internazionali.
D’altra parte, l’ho sempre pensato, il destino di qualsiasi essere vivente dipende tutto dalla parte del mondo in cui ci si trova a nascere…

Altra insospettabile industria antiecologica per eccellenza è quella del cinema.
Gli studios di Hollywood, ad esempio, continuano a buttare giù tonnellate di materiale dai set cinematografici che non vengono affatto riciclati.
L’uso di migliaia di generatori diesel, inoltre, contribuisce a rendere l’industria del cinema una tra le più inquinanti con ben otto milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse.
Molti studi cinematografici hanno cercato di attuare programmi ecologici, ma non bastano due eco-attori che fanno da testimonial a campagne verdi per compensare un secolo di rifiuti.

Altro settore sotto accusa è quello delle miniere che estraggono oro.
Si trovano quasi tutte in Paesi in via di sviluppo e forse, proprio perchè non ce le abbiamo sotto casa, non ci rendiamo conto dell’impatto ambientale negativo che hanno.
Spesso queste industrie utilizzano grandi vasche di cianuro per filtrare l’oro dalla terra.
A volte capita che queste piscine scoppino, distruggendo i fiumi.
I minatori illegali raccolgono l’oro legandolo al mercurio, separano l’oro e lasciano il mercurio ad inquinare i fiumi.
E’difficile sapere da dove provenga il nostro oro, ma una soluzione per non renderci partecipi di questo disastro ecologico è comprare oro usato, non aumentando la richiesta di oro estratto.