Liberia, perse il 40% delle foreste in pochi anni

di Redazione Commenta

liberia perse foresteCorruzione, falsificazione e politica compiacente. La Liberia sta cadendo a pezzi, e la fotografia è quel buco lasciato lì dove fino a qualche anno fa c’erano delle foreste ed ora c’è una distesa di nulla. E’ questa la situazione di uno dei polmoni dell’Africa, dilaniato per anni dalla guerra civile e che ora rimane nelle mani avide delle multinazionali del legno che, è proprio il caso di dirlo, la spolpano, per poi lasciare ai liberiani soltanto le briciole.

E’ la denuncia che proviene da Ellen Johnson Sirleaf, presidente del Paese africano da 7 anni, la quale ormai combatte contro i mulini a vento. Lei, prima donna al mondo a diventare capo di Stato, nonché premio Nobel per l’Economia nel 2011, probabilmente si è fidata troppo dei suoi collaboratori (la maggior parte dei quali oggi sono saltati), i quali hanno fatto leggi facilmente aggirabili che hanno comportato due conseguenze: la distruzione di circa la metà del patrimonio boschivo del Paese in pochi anni e l’evasione fiscale da parte di quelle aziende che, oltre a distruggere l’ambiente, non pagano nemmeno il dovuto allo Stato.

Finisce così che soltanto l’1% del materiale che si ottiene dalla deforestazione resta alle popolazioni locali, le quali non hanno i servizi di base perché queste multinazionali, alcune anche coinvolte in scandali in altri Paesi, non pagano nemmeno ciò che dovrebbero. Secondo gli studi Global Witness e Save My Future Foundation del Sustainable Development Institute negli ultimi due anni circa la metà delle foreste del Paese sono state letteralmente svendute alle grandi industrie del legname, e la gran parte di esse sono state già distrutte.

La corruzione dilaga e permette di agire senza consultare la popolazione. Cosa porterà tutto questo? Secondo molti osservatori ad una nuova guerra civile. La guerra terminata nel 2003 potrebbe riaccendersi in seguito alla mancanza di risorse per la popolazione, la quale si ritroverebbe senza cibo ed altri beni di prima necessità che saranno andati tutti oltre confine.

[Fonte: il Fatto Quotidiano]

Photo Credits | Getty Images

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