Spiagge italiane le migliori d’Europa, il 96% supera l’esame qualità

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Che le spiagge italiane stessero tornando ai vecchi fasti, questo lo si intuiva già. I primi sintomi erano l’incremento delle bandiere blu e le varie operazioni “spiagge pulite” condotte dalle associazioni ambientaliste. Ora i complimenti ci arrivano direttamente dall’Europa, che indica l’Italia come la migliore spiaggia del Continente.

Ogni anno infatti la Commissione e l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) valutano le spiagge dell’Unione in base a diversi criteri che stabiliscono gli standard minimi fissati per permettere la balneazione in tutta sicurezza. Non c’entrano quindi i servizi al cliente e la cultura della gente che vive in quelle zone, ma soltanto la pulizia delle spiagge e la qualità dell’acqua.

Il colosso cinese fa promesse ecologiche, ma siamo sicuri che le manterrà?

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Da qualche tempo si è diffusa la notizia che la Cina sta intraprendendo una via ecologica nello sviluppo della sua economia. Oltre che su queste pagine, i media di tutto il mondo fanno a gara per elogiare gli annunci di Pechino, salvo poi mantenere delle riserve sulla sua effettiva applicazione. Secondo un articolo dell’Associated France Press lo sviluppo sostenibile cinese non è poi così incoraggiante.

La Cina è ancora un paese in via di sviluppo e il compito che la caratterizza attualmente è sviluppare la propria economia e ad alleviare la povertà, così come aumentare la qualità della vita della sua gente. Dato che è naturale che la Cina possa avere un aumento nelle emissioni, non è possibile, in tale contesto, accettare un obiettivo vincolante o obbligatorio.

Il portavoce del ministero degli esteri cinese Qin Gang indica che la crescita dovrà proseguire sulla strada delle basse emissioni di carbonio. E’ comprensibile il desiderio della Cina di sviluppare la sua economia, ma pare proprio che questo possa avvenire al costo di nuove emissioni di anidride carbonica le quali, considerandole pro capite, è facile immaginare saranno importanti.

L’estremo costo del non far niente: ecco cosa sarebbe accaduto se non avessimo preso provvedimenti per il buco dell’ozono

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Uno dei maggiori ostacoli per affrontare questioni di ampia portata, come il cambiamento climatico globale, è la nostra tendenza a concentrarci sui costi delle azioni correttive nel breve termine, piuttosto che su quelli a lungo termine del non fare nulla.

Alla radice del problema può esserci semplicemente la natura umana. Nulla di quanto contenuto nel nostro sviluppo evolutivo ci ha preparato a trattare con problemi a lungo termine del nostro fare, semplicemente perché la nostra capacità di creare tali problemi è abbastanza recente. Così è pure la nostra capacità di fare previsioni su ciò che è probabile che si verifichi in seguito ad un certo punto nel tempo. Spesso, è solo quando le condizioni diventato impossibili da ignorare (fiumi inquinati, l’acqua e l’aria che minacciano la nostra salute) che siamo finalmente spronati a pagare il prezzo dell’agire.

Una notevole eccezione è stata il protocollo di Montreal, che prevedeva il divieto di riduzione delle sostanze chimiche, firmato nel 1989, da 193 nazioni. Al centro del dibattito c’è stato l’uso di clorofluorocarburi (CFC) nei fluidi refrigeranti e propellenti per spray. Rilasciati nell’atmosfera, essi reagiscono con la luce ultravioletta nella stratosfera a distruggono lo strato di ozono che ci protegge dal sole.

Jessica Alba difende gli squali ma fa solo danni

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Nella battaglia di Hollywood per l’ecologia c’è anche spazio alla conservazione animale. Questa storia ha come protagonista una delle attrici emergenti più apprezzate a livello mondiale, Jessica Alba, la quale dalla scorsa settimana ha deciso di battersi per la conservazione degli squali nel mondo. E ha voluto cominciare da Oklahoma City, in cui è stata paparazzata (o probabilmente i fotografi ce li aveva portati lei) ad attaccare due manifesti intonacati che inneggiavano alla lotta pro-squali.

Apparentemente, i manifesti non hanno ancora detto nulla, ma sono serviti semplicemente a due scopi, entrambi pubblicitari. Il primo è di combattere contro la caccia di una delle specie che rischia di entrare nella lista degli animali in via d’estinzione. L’altro è la promozione della settimana dello Squalo che, come ogni anno, si celebra su Discovery Channel ormai da più di 20 anni.

Ma come spesso capita alle star che si gettano in iniziative più grandi di loro, anche Jessica Alba è cascata in una gaffe: ha inavvertitamente intonacato un cartellone sulla United Way billboard, un’organizzazione no-profit che adesso dovrà ripagare di tasca propria per liberarsi di questi manifesti.

Z5, il filtro per ridurre le emissioni e aumentare la potenza dell’automobile

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Come fare per inquinare meno con la propria automobile? Utilizzare meno gas, ad esempio. Migliorare il proprio chilometraggio, viaggiare con una marcia alta o acquistare un’auto ibrida o elettrica. Tutti questi consigli sono già arcinoti, ma un giovane inventore israeliano, Badash Sion, è andato oltre qualsiasi idea verde e ha cominciato a produrre il filtro per la marmitta Z5 fin da quando aveva a 16 anni.

Due anni fa, faceva una passeggiata per le strade di Tel Aviv guardando i fumi di automobili e autobus che ammorbavano l’aria. Non ha mai preso la patente di guida, il più grande risparmio di energia possibile, ma non è stata questa la sua principale preoccupazione. Sapeva infatti che per ridurre l’inquinamento non sarebbe bastato eliminare dalla circolazione una sola auto.

E’ Vancouver la città più vivibile del mondo, e le italiane non se la passano bene

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In un tempo in cui la vivibilità ritorna prepotentemente al centro dell’attenzione del mondo, tra le tante classifiche che si fanno, non poteva mancare quella delle città più vivibili. Il Cen­tro Studi della rivista The Economist ha analizzato le 140 città maggiori del mondo, considerandone la stabilità, cura della salute, cultura e am­biente, educazione e infra­strutture. Le uniche due italiane prese in considerazione sono state Roma e Milano, messe a confronto oltre che con le maggiori metropoli Occidentali, anche con quelle asiatiche e africane.

In tutto il mondo, la città considerata più vivibile è Vancouver, in Canada, che su un punteggio massimo di 100 ha raggiunto 98 punti. Insomma, una sorta di Paradiso in Terra. La prima delle europee invece è Vienna, che si attesta appena dietro la città canadese, mentre per trovare un’altra europea bisogna scendere fino al settimo posto con Helsinki. Prima della città finlandese si attestano Melbourne, Toronto, Perth e Calgary, mentre a terminare la top 10 ci sono Ginevra, Sidney e Zurigo.

Nucleare bocciato dal Ministero del Tesoro “Non ci sono i soldi”

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Il Governo stesso si dà la zappa sui piedi sul nucleare. La tanto decantata svolta energetica dell’Italia, che in questo modo non dipenderà più dall’energia straniera, corre il rischio di non partire mai. Il Ministero del Tesoro proprio ieri ha bocciato 34 norme sul ddl presentato al Senato e ne ha messo sotto accusa altre 18. Per tutte il problema di fondo è che mancano i finanziamenti.

Secondo quanto riportato dalla relazione parlamentare su queste norme, esse:

metterebbero a rischio l’equilibrio economico dell’intero provvedimento sul nucleare e che allo stato attuale è in contrasto con l’articolo 81 della Costituzione.

In breve, l’articolo 81 sancisce che le Camere approvano ogni anno il bilancio, e che non si possono prevedere nuove spese una volta che esso è stato approvato. Ed invece è proprio qui il problema: il nucleare prevederebbe spese aggiuntive per cui non ci sarebbe nessuna copertura finanziaria.

La Gran Bretagna vara le eco-town, le città veramente sostenibili

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La lotta all’inquinamento si combatte principalmente nel quotidiano, nella vita di tutti i giorni senza fare grandi sforzi. E cosa c’è di più comune di una casa. Per una volta non vi diamo consigli su come rendere il più efficiente possibile la vostra abitazione, ma vi segnialiamo un’importante iniziativa intrapresa dal Governo britannico, e che speriamo prenda ad esempio anche quello italiano: le eco-town.

Il nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi da qualche mese parla di new-town, cioè di nuove città di fianco a quelle vecchie, le quali devono avere determinate caratteristiche, soprattutto ecologiche. Si tratta di un buon punto di partenza, non di arrivo, visto che i britannici hanno fatto di più. Le future abitazioni infatti dovranno rispondere a parametri molto rigidi, i quali punteranno a rendere le case il meno inquinanti possibile, fino ad arrivare a case ad emissioni zero e città interamente costruite con questi principi. Ecco come.

Investimenti mondiali nell’ecologia, a che punto siamo e cosa serve per il futuro

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L’aumento degli investimenti nel settore delle energie rinnovabili degli ultimi anni ha ammorbidito i mercati, i quali hanno cominciato ad abbassare i costi di produzione, in particolare nei settori eolico e solare, in modo da far scendere i prezzi e renderli accessibili a tutti. Il prezzo dei moduli fotovoltaici solari, per esempio, è previsto che scenda di oltre il 43% nel 2009.

Nonostante le turbolenze nei mercati finanziari mondiali, il valore della transazione del mercato globale del carbonio è cresciuto dell’87% nel corso del 2008, raggiungendo un totale di 120 miliardi di dollari. In seguito all’iniziativa dell’Unione europea per il rispetto del protocollo di Kyoto, numerosi Paesi stanno ora mettendo a punto un sistema di mercati interconnessi di carbonio e di lavoro verso un regime globale sotto la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

Su base regionale, gli investimenti in Europa nel 2008 sono stati di 49,7 miliardi di dollari, con un incremento del 2%, a differenza del Nord America che ha investito “solo” 30,1 miliardi, con un calo dell’8%. Queste aree hanno registrato un rallentamento nel finanziamento di nuovi progetti di energia rinnovabile per la mancanza di operazioni di finanza e progetti a causa della crisi economica. Ma chi regge tutto il gioco sono i Paesi in via di sviluppo, che hanno aumentato del 27% rispetto al 2007 i propri investimenti, i quali rappresentano un terzo di quelli globali.

Il biodiesel viene dal mare: le alghe produrranno benzina

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Fino ad oggi si lavorava quasi esclusivamente sulla soia e altri vegetali per produrre biodiesel. Eppure da molte parti del mondo scientifico sta prendendo sempre più piede l’idea che le migliori produttrici di biodiesel sono le alghe. Si tratta di alcune delle prime piante nate sulla Terra. Sono fotosintetiche, come le piante terrestri, ma a differenza loro sono molto meno complesse.

Poiché alcune specie di alghe sono ricche di olio, la quantità di olio che si può raccogliere da loro è centinaia di volte superiore alla quantità di olio che si può ricavare dai tradizionali vegetali come la soia. Le alghe possono crescere anche in luoghi lontani dai campi coltivati e boschi, tanto che oggi si trovano comunemente anche sulle spiagge più pulite di tutto il mondo, e così facendo si ridurrebbero al minimo i danni causati agli ecosistemi nella catena alimentare.

Il letto ecologico per fare sogni “puliti”

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Costruire un letto in maniera ecologicamente responsabile è sempre stato un po’ un mistero a causa di una mancanza di regolamentazione per quanto riguarda gli standard di settore. Ma visto che anche la biancheria per la casa sta diventando verde, ora l’industria sta lavorando per definire gli standard ecologici anche per il vostro letto.

La Specialty Sleep Association sta attualmente lavorando per standardizzare il modo in cui produttori e rivenditori di materassi possono definire eco-friendly il loro prodotto, il quale deve avere due caratteristiche necessarie: dev’essere organico e composto di prodotti naturali. Mentre un materasso ecologico potrebbe sembrare un investimento piuttosto costoso, bisogna considerare che spendiamo un enorme quantità di tempo a letto. Di fatto, spendiamo un terzo della nostra vita stesi a poltrire. Come molti sanno, il sonno cattivo può portare a problemi fisici come lo stress, mal di schiena ed altri problemi di salute. Ed è solo la punta dell’iceberg.

Lo spazio sprecato sui tetti potrebbe produrre energia elettrica

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Una sottile pellicola trasparente utilizzata per proteggere i televisori a schermo piatto dall’umidità potrebbe diventare la base per i pannelli solari flessibili che potrebbero essere installati su tetti delle case. La flessibilità dei pannelli solari sul tetto, chiamato fotovoltaico-integrato o BIPV, potrebbe sostituire oggi i grandi pannelli solari realizzati con vetro o silicio rigido e montati su telai in metallo molto spessi. Il solare flessibile sarebbe meno costoso di quello di attuale dei pannelli e sarebbe fatto per durare 25 anni.

C’è un sacco di spazio sprecato su tetti che potrebbe essere utilizzato per produrre energia. I pannelli solari flessibili potrebbero diventare facilmente integrati nell’architettura degli edifici commerciali e delle abitazioni. I pannelli solari hanno avuto un successo limitato perché sono stati difficili e costosi da installare

ha dichiarato Mark Gross, uno scienziato del Department of Energy’s Pacific Northwest National Laboratory. I ricercatori hanno creato questi pannelli flessibili da adattare con una pellicola ad incapsulamento attualmente utilizzata per il rivestimento dei display dello schermo piatto che utilizzano diodi organici che emettitono luce, conosciuti meglio come OLED.

Trattato di Copenaghen: la bozza della discussione

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Il fattore che ha più ostacolato il mondo verso una svolta ambientalista probabilmente è stato il considerare tutti i Paesi uguali. Molte nazioni, come gli Stati Uniti o i Paesi del Nord Europa hanno fatto tanto, ma per rispettare i parametri del Protocollo di Kyoto o di altri trattati internazionali, chiedevano che anche gli altri Paesi facessero la loro parte.

E’ proprio questo il punto di partenza della nuova carta su cui si discuterà a dicembre nel congresso di Copenaghen: analizzare la situazione industriale di ogni Paese e prendere gli adeguati provvedimenti per una svolta ecologica. In definitiva l’obiettivo principale è quello di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei due gradi. Per cause naturali infatti la temperatura della Terra è destinata ad alzarsi, e di certo l’uomo, per com’è la situazione adesso, non può sperare di fermare la colonnina di mercurio.

Ma siccome l’inquinamento, le attività umane e soprattutto la deforestazione stanno aumentando il tasso di riscaldamento, secondo molte stime se non dovessimo prendere provvedimenti in tempo, questi due gradi potrebbero anche diventare 3, 4 o anche di più. Le conseguenze le conosciamo benissimo: scioglimento dei ghiacciai, sollevamento delle acque, inaridimento e desertificazione. In pratica la distruzione di gran parte del Pianeta.

La Dallas del futuro, la prima città 100% sostenibile

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Alcune aziende del campo ambientale evidentemente non stavano scherzando quando hanno annunciato la loro intenzione di costruire il “primo blocco pienamente sostenibile” d’America a Dallas, in Texas. Dopo aver consultato i designer di 14 Paesi diversi, sono stati scelti tre vincitori. Il progetto è del tutto nuovo perché non si tratta di qualche sporadico palazzo con qualche pannello solare o con il giardino sul tetto, ma di qualcosa immensamente più grande.

La base su cui si fondavano i progetti era che ogni alloggio auto-producesse sia la frutta e la verdura che serve per la sussistenza dell’intero insediamento, che l’energia elettrica, ovviamente da fonti rinnovabili. Anche altre caratteristiche verdi sono state progettate per lo stabilimento che sorgerà al posto del parcheggio di fronte al municipio. Dopo il salto analizzeremo i tre progetti vincitori.