Sacchetti di plastica: inquinamento e pubblicità coi nostri soldi

di Redazione 1

Il sacchetto di plastica quando andiamo a fare la spesa ci costa 5 centesimi di euro. Non mancano al riguardo i consumatori che si lamentano del fatto che in pratica si va a pagare per una busta che non solo inquina, ma che con i nostri soldi va a finanziare una campagna pubblicitaria a favore del negozio visto che nella busta c’è il marchio del centro commerciale dove siamo andati a fare la spesa.

Questo è quanto, tra l’altro, ha messo in risalto nei giorni scorsi il CTCU, Centro Tutela Consumatori Utenti, nel porre all’attenzione il fatto che la proroga del Governo dello scorso autunno ha fatto sì che per l’uscita di scena dei sacchetti di plastica occorrerà aspettare un altro anno. Il rischio è quello che di proroga in proroga ci ritroveremo i sacchetti di plastica ancora come mezzo per fare la spesa al supermercato nonostante sia noto che le odiate buste sono fonte di inquinamento ambientale, e come queste abbiano tempi medi di vita di anni ed anni.

Quanto ancora, quindi, dovremmo aspettare? A chiederselo è proprio il CTCU che consiglia ai consumatori ed alle famiglie di “anticipare” le mosse del Governo adottando un approccio di risparmio economico ed ambientale andando a fare la spesa con uno shopper biodegradabile e riutilizzabile all’infinito senza dover ogni volta pagare una busta di plastica 0,05 centesimi di euro che, oltre al danno ambientale, rappresentano una beffa per l’acquirente.

Il consumatore può scegliere tra borse in cotone, juta o fibre sintetiche, resistenti e biodegradabili, in modo tale da rispettare l’ambiente; basti pensare che per una sola borsa di plastica si sprecano acqua, energia e petrolio, e come se non bastasse poi con 5 centesimi di euro si permette agli altri, dal piccolo negozio al più grande dei centri commerciali, di farsi pubblicità rigorosamente con i nostri soldi.

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