Smog, conseguenze dell’inquinamento indoor nelle scuole di Milano

di Redazione 4

Nelle ultime settimane Milano è stata al centro delle polemiche per l’inquinamento atmosferico da polveri sottili, con un inizio dell’anno a dir poco nero che ha visto il capoluogo lombardo esaurire a dir poco troppo presto il bonus di 35 giorni di superamento dei livelli consentito dalla normativa UE in materia.

Il magazine del Corriere della Sera, Sette, ha indagato su un altro tipo di inquinamento, quello indooor, spesso sottovalutato ma non certo meno rischioso per la salute pubblica. Lo ha fatto prendendo in esame luoghi che dovrebbero essere sicuri e a norma per quanto riguarda i rischi ambientali: gli edifici in cui i bambini e  i ragazzi studiano e crescono, le scuole.

La mal’aria che si respira nelle scuole italiane non è certo una novità, uno studio effettuato su un campione di scuole europee tempo fa, aveva evidenziato una situazione a dir poco preoccupante sul livello di polveri inquinanti nelle aule degli edifici scolastici.
Gli ambienti chiusi, come sottolinea Luciana Sinisi, responsabile ambiente e salute dell’Ispra, sono un ricettacolo di polvere, inoltre l’indoor ha sorgenti proprie di particolato.

Al liceo Leonardo Da Vinci, secondo i dati raccolti dai test effettuati nell’ambito dell’inchiesta di Sette, si arriva a sfiorare il picco di 170 microgrammi per metrocubo.
Il magazine ha interpellato diversi esperti per spiegare le conseguenze dell’inquinamento sulla salute pubblica, dalla biologa cellulare Marina Camatini, a capo del Centro di ricerca Polaris, a Maurizio Gualtieri e Marco Pierotti, direttore scientifico dell’Istituto dei Tumori di Milano.
Il particolato ultrafine può arrivare ad interferire con le strutture cellulari, arrivando agli organi attraverso la circolazione sanguigna. Tracce di particolato ultrafine sono state rilevate da alcune autopsie persino a livello encefalitico.
I danni potrebbero rivelarsi simili a quelli del fumo di sigaretta con un aumento dei fattori di rischio cardiovascolari. Inoltre, spiegano gli esperti,

le particelle fini producono un’infiammazione cronica a livello endobronchiale che crea un ambiente favorevole allo sviluppo di tumori, sia a livello locale che sistemico.

Per non parlare del rischio di compromissione, accertato da recenti studi, del processo di metilazione del DNA: in parole povere, l’inquinamento da PM10 altera il corretto funzionamento dei geni.

[Fonte: Agi]

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