L’Eni mira ad un progetto che distruggerà il Congo

Paolo-Scaroni-eni

Che cosa si ottiene quando si combinano la distruzione della foresta pluviale, sabbie bituminose, e piantagioni di palma da olio tutto in un progetto? Avete indovinato, un incubo ambientale. Questa tempesta perfetta di cattive perturbazioni climatiche può essere ritrovata nei piani della società petrolifera italiana Eni per lo sviluppo di catrame e di palma da olio nel bacino del Congo, uno dei luoghi più ricchi di biodiversità sulla Terra.

Questa sarebbe la prima esplorazione per sabbie di catrame in Africa in una delle piantagioni più grandi di olio di palma, che producono l’olio usato in migliaia di prodotti per la casa, dai detergenti alle Pringles. L’amministratore delegato della società, Paolo Scaroni, ha recentemente esortato le Nazioni Unite al Forum di New York ad intraprendere un’azione forte sul cambiamento climatico. Ma mentre i colloqui di Scaroni andavano avanti, la sua società stava investendo in alcuni dei progetti che contribuiranno a peggiorare il clima.

Un’applicazione iPhone ci spiega gli effetti del riscaldamento globale

applicazione iphone

Nonostante alcuni degli effetti del cambiamento climatico siano ancora impercettibili a degli occhi non molto addestrati, non ci può essere alcun dubbio sul fatto che il quadro allarmante dipinto dallo scioglimento dei ghiacciai è in continua evoluzione. Diversi fiumi si ritirano, il ghiaccio si scioglie scavando valli, e dunque, secondo gli scienziati, possiamo notare degli anticipi dei cambiamenti climatici, che a loro volta aiutano a riconoscere i segnali di un mondo riscaldato.

Ora una nuova applicazione dell’iPhone sta aiutando i visitatori delle Alpi svizzere a capire come il cambiamento climatico sta alterando il paesaggio, in modo tale da rendere semplice la visione anche a quel visitatore che dicevamo prima, non proprio allenato, in grado ora di cogliere certi segnali.

WWF: 350 specie rarissime a rischio nell’Himalaya

Muntiacus putaoensis

L’Himalaya non è soltanto una delle catene più affascinanti della nostra Terra (forse la più affascinante), ma è anche un’immensa distesa di biodiversità che rischia di sparire a causa del riscaldamento globale. Ma stavolta non si tratta solo di ghiacciai che si sciolgono. In pericolo ci sono centinaia di specie, alcune ritenute rarissime.

A lanciare l’allarme è il WWF, che dopo anni di ricerca ha scoperto alcuni tipi di animali che si credeva fossero estinti, ed altri addirittura ancora sconosciuti. Tra questi il più affascinante è un geco che potrebbe essere una delle specie più antiche ancora in vita. Si stima infatti che questa specie abitasse la Terra oltre 100 milioni di anni fa, e che adesso, a causa dei mutamenti climatici causati dall’uomo, potrebbe sparire per sempre. Ma altre affascinanti specie sono a rischio.

Anno 2050: i ghiacciai delle Alpi non esisteranno quasi più

alpi-italiane

I ghiacciai di tutto il mondo si stanno sciogliendo, e questo lo si sapeva da tempo. Ma finché queste cose accadono alle grandi catene montuose asiatiche o sudamericane, la politica italiana fa finta di nulla. Se però questo fenomeno comincia ad accadere anche in Italia, e specialmente nelle zone a maggiore attrazione turistica come le Alpi, allora forse qualcosa è destinato a muoversi.

A lanciare l’allarme è il WWF che in occasione dell’inaugurazione di una nuova stazione di monitoraggio della flora alpina sulle cime delle Alpi Orobie, Lombardia, ha fatto il punto della situazione, snocciolando dati alquanto spaventosi. Pare infatti che tra il 1850 ed il 1980 i ghiacciai delle Alpi abbiano perso un terzo della loro massa. Dal 1980 al 2009 si è perso circa il 20-30%. In parole povere il surriscaldamento globale ha fatto sì che negli ultimi 30 anni si sia sciolto tanto ghiaccio quanto se ne è perso nei 130 anni precedenti.

Che fine fanno i parassiti delle specie estinte?

parassiti-specie-estinteOggi scienziati ed animalisti promuovono l’intento comune della difesa della biodiversità, i primi con ricerche volte a dimostrare l’importanza per l’uomo della coesistenza pacifica con altre specie, i secondi tramite iniziative volte a sensibilizzare i cittadini di tutto il mondo sul problema dell’estinzione delle specie viventi provocata dai cambiamenti climatici e dal cattivo uso delle risorse naturali perpetrato dal genere umano.

Quello che spesso non viene detto, e che forse non tutti sanno, è che per ogni specie estinta in pericolo sono anche altre specie la cui sopravvivenza è legata ad un particolare animale. Ad esempio, quando l’orso polare, il panda saranno estinti, che fine faranno i parassiti ospitati dalle specie che oggi rischiano di scomparire per sempre?
Certo, ci preoccupa di più la sorte del tenero panda, piuttosto che quella dei parassiti suoi ospiti, ma la verità è un’altra, e cioè che anche il micro-organismo apparentemente più inutile contribuisce a mantenere gli equilibri degli eco-sistemi in cui viviamo.
In una recente relazione pubblicata sui Proceedings of the Royal Society, il biologo Rob Dunn insieme ad un gruppo di colleghi della North Carolina State University ha esaminato il concetto di coestinzione e l’effetto domino causato dalla perdita di una singola specie.

I parchi naturali, ancora di salvezza per le specie minacciate dai cambiamenti climatici

aree-protette-biodiversita-cambiamenti-climaticiIl mantenimento di aree protette che garantiscano la sopravvivenza della fauna selvatica è fondamentale per contribuire a salvare fino al 90% delle specie di uccelli che in Africa sono stati pesantemente colpiti dal cambiamento climatico. E’ quanto affermano in una recente ricerca gli scienziati della Durham University, che insieme ai ricercatori di BirdLife International e di RSPB (BirdLife nel Regno Unito), hanno esaminato gli effetti del cambiamento climatico sulle 815 specie di uccelli considerati specie protette che si trovano nell’Africa sub-sahariana e nel complesso delle Important Bird Areas, le aree a loro destinate.

Pubblicato da Ecology Letters, lo studio, finanziato dalla RSPB, dimostra che la rete di aree protette destinate alla fauna selvatica sono e saranno in misura sempre maggiore uno strumento fondamentale per aiutare la biodiversità a sopravvivere ai cambiamenti climatici. I risultati suggeriscono un urgente bisogno di leggi per tutelare gli eco-sistemi e le principali oasi della fauna selvatica in Africa.

La biodiversità tiene lontane le malattie dagli uomini

biodiversita-malattie-infettiveMantenere la biodiversità sulla Terra è un obiettivo fondamentale non solo per rispettare gli equilibri degli ecosistemi ma anche per proteggerci dalla diffusione di numerose malattie. Proprio così. A scoprire la relazione tra molteplicità di specie viventi e incolumità dell’uomo è stato un gruppo di scienziati al lavoro in un campo di ricerca a Panama.

Gli studiosi hanno individuato un aumento nei tassi di hantavirus nei roditori appartenenti a specie scarsamente diversificate. Gli hantavirus provocano malattie spesso fatali che possono diffondersi dai roditori alle persone.
Questo studio rafforza l’ipotesi già abbastanza diffusa nel mondo scientifico che la riduzione della biodiversità incrementi il rischio di patologie trasmissibili dagli animali all’uomo.

G8: accordo sulla biodiversità

La terza giornata del g8 sull’ambiente si conclude con un impegno da parte di tutti i ministri dell’ambiente su uno dei punti fondamentali dell’ecologia attuale: la tutela della biodiversità. In chiusura del meeting di Siracusa si è trovato l’accordo, ratificato con una sorta di trattato, suddiviso in 24 punti, in cui è spiegato cosa si farà per tutelare le specie in via d’estinzione, gli animali che vivono nelle zone a rischio deforestazione, ecc.

In particolare le prime anticipazioni sul trattato, che pubblicheremo domani nella sua forma ufficiale, parlano di 4 maxi-categorie nelle quali rientrano gli accordi presi questa mattina. Esse sono il rapporto tra biodiversità e clima; biodiversità ed economia; biodiversità e ecosistemi; ed infine scienza e ricerca.

G8 ambiente: si comincia dal rinnovabile

La notizia sensazionale che trapela dai primi incontri del g8 sull’ambiente di Siracusa è che il nostro Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha finalmente cominciato a parlare di energie rinnovabili. La ministra che non ha fatto una grinza in Parlamento quando si è parlato di nucleare, quando si è fatto uno scempio nella gestione dei rifiuti, e quando sono stati tagliati i fondi per l’edilizia ecologica; ma davanti agli altri ministri dell’ambiente del mondo ha incentrato il suo discorso sulla necessità di puntare sul rinnovabile.

In particolare sull’eolico, ma anche sul sole. La discussione sulla veridicità dei dati sul riscaldamento globale e sull’impatto ambientale dell’uomo per fortuna non è stata nemmeno aperta, dato che finalmente nessuno più mette in dubbio i dati sul clima. Nobuo Tanaka, responsabile dell’agenzia internazionale dell’energia, ha aperto il congresso con dei dati a dir poco tragici: se continuiamo così, senza prendere provvedimenti ambientali, entro il 2030 le emissioni di CO2 aumenteranno del 45%, con un aumento della temperatura globale di 6 gradi.

G8 di Siracusa, è on-line il programma

Non solo economia nel prossimo G8 che si terrà in Italia, per la precisione a Siracusa tra il 22 ed il 24 aprile, ma tanto ambiente. Finalmente i grandi della Terra, sulla spinta del Governo Obama e di qualche virtuoso europeo, si stanno dando da fare per migliorare la situazione ambientale che affligge il mondo. Anche perché proprio la svolta ecologica potrebbe migliorare la nostra economia.

Da oggi è stato inaugurato il sito internet dell’evento, www.g8ambiente.it, nel quale troveremo tutte le informazioni, dalle autorità al programma, fino al punto più importante, i contenuti. Andiamo ad analizzarli insieme.

Effetto clima e biodiversità, a rischio dieci grandi specie dagli orsi alle tigri… all’uomo

Allarme del Wwf, l’ennesimo appello contro la minaccia alla biodiversità messa in atto dall’uomo e dalle attività umane: sono a rischio le grandi specie. Non parliamo di animali pseudosconosciuti, specie rare, che si trovano solo in pochi zoo del mondo. Qui si sta rischiando di perdere il patrimonio delle specie conosciute da tutti, quelle che popolano i libri di infanzia per bambini, quelle che alla voce animali nel popolare gioco “nomi, cose, città” ci vengono per prime in mente.

Si tratta di pinguini, orsi polari, tigri, elefanti africani, tartarughe marine, balene, delfini, albatross, canguri, oranghi, barriere coralline. Non possiamo certo dire di non conoscerli o di non averne mai sentito parlare. Abbiamo tutti avuto almeno un pupazzetto a forma di orsacchiotto, o un poster con le acrobazie di un delfino, abbiamo visto almeno una volta nella vita al circo o allo zoo un elefante, o una tigre. Ebbene, tra qualche anno, potremmo solo ricordarceli questi animali, magari vederli soltanto imbalsamati al museo di storia naturale, come ora guardiamo gli scheletri dei dinosauri.

La biodiversità esiste anche ai Poli ed è maggiore che da noi

L’incredibile scoperta è stata fatta recentemente studiando le rotte dei pesci che transitavano dal Polo Nord e Sud, ma anche durante lo studio diverse specie animali che, quasi per caso, venivano scoperte una dopo l’altra. Se diciamo “biodiversità“, l’immagine che subito ci viene in mente è quella delle varie foreste del mondo, da quella Amazzonica a quelle equatoriali, in cui migliaia di specie viventi si dividono centinaia di migliaia di ettari di terreno.

E proprio questa abbondanza di vegetazione ci ha sempre fatto immaginare che la biodiversità fosse una prerogativa delle zone calde, e che nell’Artide ed Antartide non ci fossero che poche specie animali. Ed invece è esattamente il contrario. A dare la possibilità di una ricca abbondanza di vita è come sempre l’acqua, che permette ai due Poli opposti del nostro Pianeta di possedere addirittura 235 specie marine identiche ad 11 mila km di distanza.

Cambiamenti climatici favoriscono diffusione piante invasive

I mutamenti climatici in corso stanno sconvolgendo l’habitat di numerose specie viventi, primo tra tutti proprio l’uomo, causa della distruzione devastante che sta attraversando la Terra, sfruttata fino ai limiti del possibile.
Molti animali si sono già estinti, centinaia di altre specie occupano la lista rossa degli esseri viventi in pericolo. Anche molte piante, con il venire meno delle condizioni climatiche favorevoli alla peculiarità delle loro esigenze, sono scomparse del tutto o comunque sono fortemente minacciate.

Tuttavia il riscaldamento terrestre e gli sconvolgimenti negli equilibri ambientali, non sembrano essere nocivi a tutte le specie.
Gli squali, ad esempio, e gli altri grandi predatori marini navigano ora anche in acque antartiche e si inoltrano in ecosistemi marini prima a loro del tutto estranei. Sembra un po’ la rivincita dei cattivi, dal momento che a giovare dei cambiamenti climatici sono anche le piante esotiche invasive, che prendono sempre più terreno, a discapito delle specie autoctone indebolite dallo stravolgimento del loro habitat.