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Bidoni Livorno, interviene la Regione Toscana

inquinamento mareIn attesa dell’inizio delle operazioni di recupero dei bidoni contenenti rifiuti tossici, rinvenuti nel mese di gannaio presso la costa della Toscana nella provincia di Livorno, si è espresso in questi giorni l’assessore regionale Anna Rita Bramerini, a seguito della riunione tenutasi a Livorno presso la Direzione della Capitaneria di Porto. Ricordiamo che la rimozione dei 96 fusti pericolosi persi dalla nave Eurocargo Grimaldi verrà effettuata solo dal prossimo mese, ma intanto ci si prepara unendo le forze e le competenze. Riportiamo alcune delle parole dette dalla Bramerini a riguardo

Vigileremo che il piano per la rimozione dei fusti individuati finora al largo di Gorgona, più volte sollecitato dalla Regione e presentato oggi dalla socieà Grimaldi, avvenga nei tempi annunciati e con le modalità di sicurezza che ci sono state garantite’.

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Ambiente, a maggio rimozione bidoni Livorno

inquinamento mareEra il mese di gennaio quando si scoprì che la nave Eurocargo “Venezia” aveva perso alcuni bidoni contenenti sostanze tossiche nei pressi della Toscana. Dopo mesi di allarme ambientale e di possibile contaminazione delle acque, in una zona che da lì a qualche settimana avrebbe conosciuto un altro peggiore evento: quello della Costa Crociera, è stato varato un piano di recupero dei fusti. E’ la Società Atlantica di Navigazione che ha presentato alla Capitaneria di Porto un piano strategico che verrà attuato solo a metà maggio.

Acqua inquinata, la Francia dovrà rispondere alla Corte Ue

La Francia dovrà rispondere per inquinamento da nitrati presso la Corte europea di giustizia perché, nonostante il decreto per arginare l’inquinamento delle acque, non ha applicato la direttiva che risale al 1991. Come si legge nella nota diramata, il governo francese non ha identificato le zone di vulnerabililtà agli inquinanti e deve ancora affrontare il problema in alcune aree.

Fiumi in pericolo, lo rivela il dossier “Danni sommersi” di Greenpeace

I fiumi del Sud del mondo sono in pericolo, potrebbero fare la fine dei fiumi del Nord industrializzato e super-affollato, inquinati da decenni di sfruttamento e sversamento di rifiuti industriali, cause che hanno messo in serio rischio gli ecosistemi nelle acque dolci. Qual’è il danno ambientale, sociale ed economico di tutto questo?

Lo rivela il dossier di GreenpeaceDanni sommersi”, speranza per i Paesi emergenti a non commettere gli stessi errori compiuti in passato da chi invece non si è curato della salute delle acque dei fiumi.

Inquinamento termico

Inquinamento termico

Per inquinamento termico si intende una anomalia, di causa antropica, nelle temperature registrate all’interno dell’ecosistema. Si distinguono due tipi di inquinamento termico:

  • un inquinamento termico diretto, quando la sorgente inquinante agisce direttamente immettendo energia termica nell’ecosistema in cui si colloca, provocandone un innalzamento di temperatura immediato ed elevato;
  • un inquinamento termico indiretto, quando gli effetti delle sorgenti inquinanti si ripercuotono a scala globale. In tal caso le sorgenti inquinanti sono essenzialmente gas clima alteranti come il metano, gli idrocarburi alogenati e l’anidride carbonica responsabili dell’effetto serra.

Acqua al petrolio in Abruzzo, la denuncia di WWF e Legambiente

Navigano in cattive acque le risorse idriche della Regione Abruzzo. Fiumi, falde, aree costiere sono infatti esposte da tempo al rischio di inquinamento da petrolio, senza che nell’attuale Piano di Tutela adottato dall’amministrazione regionale si faccia minimamente cenno agli idrocarburi.

La denuncia è contenuta nel dossier stilato da WWF e Legambiente, dal titolo Acqua a rischio petrolio! Modificare il Piano Tutela delle Acque della Regione Abruzzo per far fronte alla petrolizzazione della Regione.
Per le associazioni ambientaliste, che chiedono di fermare quella che viene definita una deriva petrolifera, è essenziale che

il Piano di Tutela delle acque debba prevedere divieti alle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi riguardo alla tutela dei corpi idrici sotterranei e dei corsi d’acqua.

Gruppo Alis, lotta agli inquinanti per tutelare gli ambienti di vita

gruppo alisAmbiente e salute, un connubio indissolubile messo oggi a dura prova dalla presenza di inquinanti negli ambienti di vita. Sul luogo di lavoro così come negli spazi della vita privata, a minacciare la nostra incolumità lo spettro dell’inquinamento acustico, dei contaminanti presenti nei terreni e nelle acque, la pessima qualità dell’aria, senza contare vecchi ma tuttora irrisolti problemi come il ben noto nodo dell’amianto, la cui presenza/resistenza in molti edifici pubblici e privati rappresenta un grave fattore di rischio per la salute pubblica.

La soluzione consiste nell’affidarsi a dei professionisti per la bonifica degli spazi lavorativi e domestici, consulenti tecnici ed esperti capaci di restituirci un ambiente di vita salubre, al riparo dai principali fattori di rischio afferenti all’inquinamento ambientale. Preservare il territorio, garantendo ai più ambienti abitativi e lavorativi che rispettino le norme di sicurezza vigenti e non mettano a repentaglio la salute dei cittadini. Questa la mission del Gruppo Alis, dal 2009  in prima linea nell’erogazione di servizi e consulenza nei settori della sicurezza sul lavoro e dell’igiene ambientale con una vasta offerta che si rivolge sia ai privati che alla pubblica amministrazione e che può contare su un know how decennale.

Nanotubi in carbonio, tanto efficienti quanto inquinanti

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I nanotubi di carbonio hanno fatto una carriera da meteora negli ultimi 15 anni, anche se le loro applicazioni sono ancora limitate. Recenti risultati mostrano che, a prescindere dalla loro favorevole proprietà meccanica ed elettrica, hanno anche caratteristiche svantaggiose.

Un aspetto che è stato raramente considerato finora è stato studiato dal centro di ricerca Forschungszentrum Dresden-Rossendorf:

Se la domanda di prodotti e materie prime contenenti nanotubi di carbonio aumenteranno in futuro, allora ci sarà una maggiore probabilità per i tubi di entrare nell’ambiente durante la loro produzione, con l’uso e lo smaltimento, per essere distribuiti, inquinando con i suoi metalli pesanti

afferma Harald Zaenker, scienziato al FZD. Un modo importante per i nanotubi di carbonio di entrare nell’ambiente è attraverso l’acqua. Nel loro stato originale, la fragile fibra di carbonio con un diametro inferiore a 50 nanometri (1 nanometro = 1 milionesimo di millimetro) sono difficilmente solubili in acqua. A prima vista, pertanto non dovrebbero essere mobili nelle acque, cioè dovrebbero finire rapidamente sul fondo e depositarsi. Tuttavia, i nanotubi di carbonio sono in grado di formare soluzioni colloidali se la loro struttura superficiale è mutata. I cambiamenti nella struttura della superficie può essere modificata deliberatamente durante la produzione dei tubi o può essere indotta da processi naturali, se i tubi sono rilasciati nell’ambiente.