Acqua al petrolio in Abruzzo, la denuncia di WWF e Legambiente

di Redazione 4

Navigano in cattive acque le risorse idriche della Regione Abruzzo. Fiumi, falde, aree costiere sono infatti esposte da tempo al rischio di inquinamento da petrolio, senza che nell’attuale Piano di Tutela adottato dall’amministrazione regionale si faccia minimamente cenno agli idrocarburi.

La denuncia è contenuta nel dossier stilato da WWF e Legambiente, dal titolo Acqua a rischio petrolio! Modificare il Piano Tutela delle Acque della Regione Abruzzo per far fronte alla petrolizzazione della Regione.
Per le associazioni ambientaliste, che chiedono di fermare quella che viene definita una deriva petrolifera, è essenziale che

il Piano di Tutela delle acque debba prevedere divieti alle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi riguardo alla tutela dei corpi idrici sotterranei e dei corsi d’acqua.

La richiesta degli ambientalisti, a conti fatti, non è altro che un richiamo al rispetto della legge. Il Piano di Tutela delle Acque, infatti, ricordano le associazioni, sulla base di quanto previsto dal Testo Unico dell’Ambiente, con dl n. 152/2006, dovrebbe prevedere interventi atti a garantire la tutela qualitativa del sistema idrico, esaminando tutti gli elementi di pressione antropica e adottando misure di protezione e conservazione delle acque.

Il Piano di Tutela delle Acque dell’Abruzzo, con Delibera di Giunta Regionale n. 614, è attualmente nella fase di ricezione al VAS e al VIA (Valutazione Ambientale Strategica e Valutazione di Incidenza Ambientale).
Dopodiché verrà approvato in via definitiva. Peccato che in questa versione del Piano non si faccia alcun cenno allo sfruttamento degli idrocarburi.
Alquanto strano per una regione che ospita sul 51,07% del suo territorio impianti di estrazione e ricerca di metano e idrocarburi liquidi. Ne è interessato il 72,5% dei comuni, per un totale di 722 perforazioni effettuate nel periodo che va dal secolo scorso al 2007.

Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo, si mostra preoccupato dall’indifferenza del Piano di Tutela delle Acque al punto cruciale del petrolio:

È grave che la Regione Abruzzo vari un Piano di Tutela delle Acque che non affronta il rischio derivante dallo sfruttamento, lavorazione e trasporto degli idrocarburi quando esistono casi eclatanti degli effetti sull’ambiente degli incidenti che avvengono frequentemente presso pozzi, petroliere e oleodotti e degli sversamenti connessi alle normali attività di gestione di queste strutture.
[…] Chi mai potrebbe sostenere che vietare un pozzo petrolifero a monte di sorgenti oppure a fianco di corsi d’acqua sia illogico e non rientri tra le misure necessarie che le Regioni possono intraprendere per tutelare le acque?

Gli fa eco Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF, che chiede l’intervento della Regione a tutela delle acque:

Riteniamo che il Piano di Tutela debba prevedere specifici divieti alle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi per quanto riguarda la tutela dei corpi idrici sotterranei e la tutela dei corsi d’acqua, prevedendo consistenti fasce di rispetto attorno al reticolo idrografico superficiale. Allo stesso modo si possono prevedere esclusioni per la tutela per le acque marino costiere, per le quali bisogna attrezzarsi per prevenire e mitigare i rischi derivanti dagli sversamenti.

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