Greenpeace Business Conference: le linee guida per le aziende della carta

di Redazione 2

In occasione della prima Greenpeace Business Conference tenutasi a Milano negli scorsi giorni l’associazione ha esortato le aziende italiane del settore cartiero a trovare soluzioni alternative che non implichino la distruzione delle foreste primarie.

I dati diffusi da Greenpeace, parlano di 2,7 milioni di ettari di foreste già distrutte in Indonesia per la produzione di pasta da cellulosa e di 5 milioni di ettari per i quali il taglio è già stato pianificato. Questi dati che sentiamo sconvolgenti ma lontani ci riguardano da vicino poiché secondo l’associazione ambientalista la maggior parte dei libri in Italia viene ancora stampata su carta proveniente dalle foreste vergini.


In particolare

la multinazionale indonesiana Asia Pulp and Paper (App) ha esportato più di 300.000 tonnellate di cellulosa, utilizzate per produrre 4,3 milioni di tonnellate di prodotti da stampa ed editoriali made in Cina. Parte di questi prodotti erano destinati all’Italia.

Le linee guida che Greenpeace propone per arginare lo scempio sono semplici :

  • non acquistare prodotti legnosi o paste di celulosa che derivano da operazioni forestali di difficile tracciabilità;
  • obbligare i fornitori a tracciare i prodotti ed in particolare a fornire dati certi e verificabili circa  l’origine delle fibre;
  • ridurre considerevolmente l’acquisto di fibre vergini in favore della scelta di prodotti che contengano il massimo livello di fibre riciclate.

La casa editrice Mondadori ha deciso di aprire il dialogo e di aderire, per fasi progressive, alla richiesta. Secondo Riccardo Cavallero, direttore generale Libri Trade del Gruppo Mondadori :

Una scelta che ci consente di offrire anche ai lettori un’opportunità concreta di acquisto consapevole.

Oltre alle linee guida Greenpeace fornisce altri strumenti per conseguire l’ambìto obiettivo deforestazione zero.

Tra questi la classifica degli editori Salvaforeste realizzata nello scorso maggio in base al livello di tracciabilità della carta usata dagli editori, in pratica si chiedeva agli editori se sapessero da dove proveniva la carta che utilizzavano.

All’epoca la Mondadori si trovava in quel 55% di gruppi editoriali, tra cui Gruppo Giunti e Gruppo Mauri Spagnol, che aveva dichiarato di non poter fornire informazioni chiare sulla propria carta.

All’epoca Chiara Campione responsabile Greenpeace della campagna Foreste spiegò che la maggior parte rispose di non saperlo, mentre alcuni riuscivano a ricostruire a ritroso la propria filiera al massimo fino allo stampatore. Qualcuno addirittura scrisse “e io che ne posso sapere?”.

Con l’adesione al nuovo progetto invece il colosso dell’editoria italiana si va a sommare a quel virtuoso 18%  che già al maggio scorso aveva scelto di acquistare solo ed esclusivamente carta sostenibile. Tra questi: Bompiani, Fandango, Hacca e Gaffi.  Ancora più lodevole quel 6% tra cui Marsilio editore che stampa solo su carta FSC che Greenpeace  considera come

l’unica certificazione che fornisce garanzie concrete sulla sostenibilità dei prodotti di origine forestale.

Un 20%, tra cui Feltrinelli, non volle neanche rispondere dimostrando eco-coscienza sporca  e scarsa volontà collaborativa. Poco tempo fa anche Feltrinelli rettificò decidendo di voler avviare la rivoluzione verde.

Si dice soddisfatta Chiara Campione, che afferma:

Ci auguriamo  che percorsi simili riusciranno in tempi brevi a garantire di non distruggere un pezzo di foresta ogni volta che acquistiamo un libro.

[Fonti: Ansa.it; Greenpeace.it]

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