Alla Casa Bianca arriva Bo, in Abruzzo si festeggia Pasqualina ritrovata sotto le macerie: storie di first dog

Due storie di cani molto diverse tra loro, ma entrambe inteneriscono per ragioni differenti l’opinione pubblica. La prima è quella di Bo (nella foto a lato), il cagnolino della Casa Bianca, promesso da Obama alle due figlie durante la campagna elettorale: Se vinco le elezioni vi prendo un cane. Ed il quattro zampe a stelle e strisce è arrivato (domani è previsto l’ingresso ufficiale alla Casa Bianca), finalmente, facendo la felicità di Sasha e Malia. Un cao de agua portoghese di sei mesi, nero (sarà un caso?), regalato alle figlie di Obama dai Kennedy, già ammaestrato ad essere un perfetto first dog in precedenza in un luogo segreto a Washington.

Ma come non parlare oggi di un altro cane, di una cagnetta per la precisione, ribattezzata Pasqualina, ritrovata viva sotto le macerie a distanza di più di una settimana dal terribile terremoto che ha mietuto più di 290 vittime.

The Awakening, un gigante di alluminio al G8 Ambiente di Siracusa

Si chiama J. Seward Johnson Jr. ed è il più famoso scultore contemporaneo negli Stati Uniti. E’ lui l’autore di The Awakening, un gigante di alluminio che accompagnerà i lavori del G8 Ambiente, in programma a Siracusa dal 22 al 24 aprile prossimi, su iniziativa della presidenza italiana.
Il meeting che vedrà protagonisti i ministri dell’ambiente degli otto Grandi, per l’Italia l’onorevole Stefania Prestigiacomo, affronterà in primis i temi caldi dei mutamenti climatici e della conservazione della biodiversità, ma non mancheranno proiezioni, mostre, esposizioni ed eventi collaterali patrocinati dal Ministero dell’Ambiente per il G8 Ambiente.

Il programma dei lavori e delle manifestazioni che animeranno il capoluogo siciliano è disponibile on-line. Ma oggi vogliamo parlarvi in particolare di RestArt, una delle tante mostre prevista in apertura dei lavori e dedicata agli artisti del riciclo, simboleggiati magistralmente proprio dall’enorme scultura in alluminio che verrà esposta nella centralissima Piazza Duomo.

Gli Emirati Arabi Uniti partono con un sontuoso programma di riciclaggio, meglio di quello italiano

Il riciclaggio della plastica si sta facendo strada anche ad Abu Dhabi, dove un programma pilota nella città studentesca di Al Ain ha già raccolto e compresso almeno 50.000 bottiglie d’acqua in un mese. Vista l’efficienza, il programma potrebbe essere esteso a livello nazionale il prossimo anno, eventualmente comprendendo fino ad un quarto delle scuole degli Stati del Golfo.

Rajnish Sinha, direttore generale di Horizon Technologies, una delle due società sponsor del programma pilota, ha detto al giornale locale di Abu Dhabi che gli Emirati Arabi Uniti consumano circa 80.000 tonnellate di PET (polietilene tereftalato), il principale materiale utilizzato per fare bottiglie di plastica, ogni anno, abbastanza per la produzione di 3,2 miliardi di bottiglie.

Parte il mega-programma sulle energie pulite anche in Cina

Ennesima mossa ecologica proveniente dal Paese più odiato dall’Occidente, di cui nessuno dà notizia. La Cina ha appena annunciato che sta redigendo un piano di stimolo per rafforzare le sue industrie energetiche basate sulle fonti rinnovabili. Forse ispirata da qualche altra nazione, visto che la ricerca e la libertà di pensiero in Cina non sono delle migliori, ha recentemente deciso di usare i fondi pubblici per sostenere il nascente settore delle energie rinnovabili, in modo da rafforzare immediatamente i piani ecologici, per far diventare quella nazione il Paese con la più grande industria solare ed eolica del mondo. Un pò da megalomani, ma un Paese da un miliardo e mezzo di abitanti se lo può permettere. Ma qual è il grande piano di energie rinnovabili proposto?

I dettagli sono vaghi, ma molto probabilmente il piano prevede di fornire maggiori sovvenzioni pubbliche alle aziende del settore. Per ora abbiamo solo l’annuncio che un piano è in fase di elaborazione, e questo è stato sufficiente a causare un agitazione nel paese che ha cominciato a produrre turbine eoliche a più non posso, aumentando la propria produzione del 10%. Il settore del solare invece, secondo le rilevazioni di Bloomberg, è passato da una produzione del 4% al 9%.

L’auto multiproprietà, fotografia del car-sharing in Italia

Cambia la percezione dell’auto in Italia, da bene di possesso a puro servizio. Complice i prezzi astronomici della benzina, ora notevolmente più bassi, ma che quest’estate hanno depredato più di qualche tasca, le tasse, assicurazioni, bolli, eco-pass, parcheggi introvabili e con costi esorbitanti nelle grandi città, i cittadini italiani tornano a guardare alle quattro ruote come ad un mero mezzo per spostarsi. E allora volano anche le quotazioni del car-sharing, l’auto da bene singolo diventa multiproprietà, condivisa e condivisibile da aziende e privati per risparmiare sui costi ed inquinare meno.

Ma qual’è allo stato attuale delle cose la situazione del car-sharing nel nostro Paese? Se ne è parlato in occasione del IV Forum Nazionale del car-sharing organizzato a Roma da Ics (Iniziativa car-sharing), nel corso del quale è stata tracciata una vera e propria fotografia relativamente alla soddisfazione e all’utilizzo del servizio di condivisione delle auto da parte degli italiani.

Penan, è di nuovo protesta

I Penan sono cacciatori-raccoglitori. Un popolo che non si arrende, e che scende per l’ennesima volta, pacificamente, per le strade. Perché devono affrontare una nuova emergenza, ed è per questo che devono lasciare i loro villaggi, nelle foreste del Sarawak, la regione malese del Borneo, e scendere in strada.

Qui la notizia. Perché le strade portano troppo spesso nella vita di questi indigeni motoseghe, bulldozer, e lo stupro della foresta che è la loro casa.

Obama all’industria automobilistica: “O ecologia o fallimento”

Ieri ha fatto il giro del mondo la notizia che Obama ha negato a Chrysler e General Motors ulteriori fondi per il salvataggio. Entrambi hanno presentato piani dettagliati indicando in che modo preferivano utilizzare il finanziamento pubblico per le loro imprese. Ed entrambi i piani sono stati considerati “non validi”.

Uno dei motivi è stato perché non erano “abbastanza ecologici”. Dopo aver respinto entrambi i piani, l’amministrazione Obama ha definito un percorso di fattibilità per entrambe le società, per poter richiedere nuovamente il finanziamento. La direttiva principale è stata sforzarsi maggiormente verso l’utilizzo di risorse e sviluppo della vendita di veicoli a basso consumo di carburante. In pratica gli ha detto che se vogliono i finanziamenti, devono costruire le fantomatiche automobili ecologiche.

Compagnie petrolifere e green new deal di Obama, l’America spaccata in due sull’energia

L’amministrazione Obama vuole ridurre il consumo di petrolio, aumentando le forniture di energia rinnovabile e riducendo le emissioni di anidride carbonica nell’ambizioso sforzo di compiere una vera e propria rivoluzione energetica nell’arco di appena una generazione. Il Green New Deal di Obama, è stato soprannominato.

Ma c’è chi non approva affatto la svolta ecologica, e non fatichiamo a credere che in prima linea sul fronte dei no ci siano proprio le lobby del petrolio, quelle rappresentate da Bush prima e dallo sconfitto McCain poi, per intenderci. Ma la perdita delle elezioni da parte dei repubblicani è equivalsa ad una rinuncia alla battaglia per il potere economico da parte dei gruppi petroliferi che ne appoggiavano e sponsorizzavano la candidatura? A quanto pare no, ne parla anche l’edizione del New York Times on-line di oggi, aprendo il dibattito su quella che è una vera  e propria faglia tra Obama e i grandi petrolieri che non vedono di buon occhio i mega-investimenti nelle rinnovabili, nè tantomeno una perdita di importanza del predominio del petrolio tra le risorse energetiche.

Fosse comuni per i bufali improduttivi, scoperto nel Cilento un cimitero nascosto

Indagini su reati ambientali, focalizzate sull’inquinamento delle acque dei fiumi Lambro e Mingardo causato dai frantoi, hanno portato oggi gli uomini del nucleo di polizia ambientale a ben più macabra scoperta: fosse comuni in cui giacevano le carcasse in decomposizione di bufali appena nati, probabilmente condannati a morte in quanto maschi improduttivi e dunque inutili nella macchina senza sconti per nessuno dell’imprenditoria priva di ogni scrupolo della zona.

Ci troviamo nel Salernitano, a poche decine di metri dal fiume Alento, paradossalmente la stessa area da tutelare e proteggere di cui fa parte il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. E invece proprio qui si perpetrano crimini ambientali di ogni genere. Uno tra questi era quello per il quale si erano aperte le indagini che hanno poi portato al ritrovamento del cimitero nascosto: l’inquinamento illecito e contro il rispetto delle norme ambientali operato dai frantoi della zona. Nove frantoi sui dieci ispezionati scaricavano direttamente nel fiume i liquidi reflui.

17.000 foche uccise in due giorni, il primo bilancio della mattanza canadese

La Primavera è iniziata da pochi giorni, e già si traccia un primo tragico bilancio dopo la riapertura della caccia alla foca in Canada, mattanza che si ripete ciclicamente ogni anno, toccando soprattutto i cuccioli della specie per via del pregiato mantello di alto valore commerciale che li rende prede più appetibili per i cacciatori.
Un’economia come al solito senza scrupoli è alla base del bagno di sangue di un’intera specie animale, con cifre impressionanti diffuse in questi giorni dall’International Fund for Animal Welfare che parlano di 17.000 esemplari sterminati in Canada soltanto nei primi due giorni di caccia.

La mattanza ha preso il via nei giorni scorsi nell’area della Magdalen Island, per poi estendersi al territorio delle vicine Maritime Islands. Clare Sterling, che fa parte dell’IFAW Stop the Seal Hunt, è riuscita ad ottenere alcune immagini della recente strage a Charlottetown, foto che hanno fatto il giro dei blog di tutto il  mondo, con l’intento di sensibilizzare e diffondere purtroppo anche quest’anno quanto accade in Canada.

Luce nuova sull’Europa, al via programma di risparmio energetico comunitario su lampade verdi

Luce nuova sull’Europa. E’ partito infatti il programma di risparmio energetico comunitario, con la pubblicazione di due nuovi regolamenti sui consumi di energia elettrica per uso privato. Lampade verdi e meno sostanze ad alto rischio, mercurio e fosforo in primis, questi i principali provvedimenti sul fronte del risparmio e dell’efficienza energetica decisi dall’Unione con una serie di misure restrittive che toccano in particolar modo il campo dell’illuminazione domestica e l’immissione nell’ambiente di materiali difficili da smaltire e pericolosi per l’uomo.

Ma vediamo di entrare più nel dettaglio partendo proprio dalle lampadine, sulle quali è di interesse comune conoscere le nuove direttive europee che entrano a tutti gli effetti nelle nostre case, cambiando i nostri consumi e migliorando il nostro modo di approcciarci all’energia con responsabilità e meno sprechi. L’Europa ha previsto proprio per ridurre i consumi l’eliminazione graduale dal mercato delle lampade ad incandescenza destinate all’illuminazione di ambienti domestici superiori ad una certa soglia di watt.

Usa: si rallenta sulle rinnovabili perché troppo costose

Mulini a vento e pannelli solari sono diventati i simboli del crescente interesse per l’energia alternativa in America. Eppure il Congresso in questo periodo inizia a discutere di nuove norme per limitare le emissioni di anidride carbonica e per promuovere l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili, ma con una domanda di base: quanto gli americani saranno disposti a pagare per sfruttare il vento ed il sole?

Il contenimento delle emissioni di biossido di carbonio porterà quasi certamente ad aumentare i prezzi, secondo gli esperti. Ed aumentare la fiducia della nazione in materia di energia rinnovabile porterà di per sé ad aumentare dei costi. Quindici mesi in una fase di recessione poi fanno il resto. Gli sforzi per frenare le emissioni di anidride carbonica stanno cominciando a sembrare inevitabili. L’Environmental Protection Agency la scorsa settimana si è impegnata a disciplinare la politica dei gas inquinanti nocivi. Obama intanto spera sempre di inserire il famoso “cap-and-trade” che costringerebbe inquinatori a ridurre le loro emissioni o acquistare permessi da produttori “puliti”. Inoltre si è anche discusso se richiedere che una certa percentuale di energia elettrica della nazione provenga da fonti rinnovabili.

Aquaring, un portale europeo tutto incentrato sul mondo marino

Un progetto che va avanti dal 2006, quello di Aquaring, il primo portale semantico multilinguistico europeo incentrato sull’acqua e sul mondo marino. Presentato nei giorni scorsi all’Acquario di Genova, finalmente www.aquaringweb.eu è operativo e pronto ad accogliere curiosi, studenti, o semplicemente utenti affascinati dal regno delle acque.

A coordinare i lavori negli ultimi tre anni è stata Bruna Valettini che lavora proprio all’Acquario di Genova e che, in quanto esperto scientifico, ha fornito anche un prezioso apporto ai contenuti. Contenuti che spaziano nella vastità dei mari e degli oceani, con percorsi multimediali che permettono un’interazione diretta con i visitatori, video, immagini, approfondimenti, dossier.

La rivoluzione verde si sposta in bicicletta

Obama ha promesso per la sua America una “rivoluzione verde“. Molti dei punti chiave della svolta ecologica dell’amministrazione americana li abbiamo più volte spiegati, dalle rinnovabili al trasporto pulito, ma uno dei cardini intorno al quale molto si svolge è la bicicletta.

La vecchia due ruote che dalle nostre parti è riservata soltanto a qualche bambino o a qualche temerario costretto a fare lo slalom tra le automobili impazzite della città, negli Stati Uniti va quasi di moda. La città più ecologica, da questo punto di vista, è Portland, che negli ultimi anni ha introdotto un sistema di trasporto pubblico con treni ed autobus che hanno sempre uno spazio per parcheggiare le biciclette. Addirittura l’ex invivibile città di New York, una volta inquinatissima, è gradualmente passata alla bicicletta. Oggi nei sobborghi del Bronx o di Brooklyn è il mezzo più usato, ma lo sta diventando anche a Manhattan, sede dei miliardari di mezzo mondo, che oggi grazie alla coscienza ecologica hanno deciso di lasciare l’automobile e spostarsi in bicicletta.