Colombia: scoperte 10 nuove specie di anfibi

Gli animalisti esulteranno a questa notizia. Come da titolo, oltre al fatto che nello Stato sudamericano sono state trovate 10 specie di anfibi mai viste prima, le buone notizie non finiscono qui. Infatti nelle foreste colombiane sono stati ritrovati 20 rettili e 120 specie di uccelli che qui non c’erano mai state. O almeno così credevano gli scienziati. Ciò significa che anziché estinguersi, questi animali hanno trovato il modo di salvarsi, almeno per adesso, andando a nidificare lì dove, per adesso, le foreste reggono e nessuno li può cacciar via.

Ma tornando agli anfibi, la scoperta è di importanza storica. Lo è per la scienza, che così può schedare nuove specie animali come le tre rane velenose della famiglia delle Dendrobatidae, tre dalla pelle trasparente dei generi Nymphargus, Cochranella e Centrolene; una rana arlecchino del genere Atelopus, due appartenenti al genere delle Pristimantis e una salamandra Bolitoglossa. Lo è per le popolazioni locali che, grazie al fatto che queste si cibano di insetti, tengono a bada questa enorme comunità di portatori di malaria e di febbre dengue. Ma lo è anche e soprattutto per scienziati e ambientalisti, i quali possono valutare lo stato di salute dell’ecosistema in cui esse vivono attraverso l’analisi della salute delle rane.

L’Italia frana e i comuni stanno a guardare

I recenti eventi accaduti in Calabria, in cui un’intera regione sta collassando su sè stessa, hanno riacceso il dibattito sullo stato idrogeologico in cui versano i comuni italiani. Le varie amministrazioni locali, da questo punto di vista, non hanno tanti compiti da svolgere, in quanto la tutela del territorio è insita nel proprio mandato. Teoricamente sarebbero soltanto due i provvedimenti da prendere: fare attività di pianificazione urbana, delocalizzando le aree a rischio ed adeguando quelle zone pericolose in maniera tale che non possano arrecare danno a nessuno; e pianificare un piano di emergenza, aggiornato e soprattutto conosciuto dalla popolazione, che serve ad evitare guai peggiori quando accadono disastri naturali.

Invece, come abbiamo potuto vedere in questi giorni, non solo in Calabria, ma anche in altre zone d’Italia, l’unica cosa che le autorità locali sono in grado di fare è chiedere l’aiuto della protezione civile dopo che il disastro è accaduto (senza far nulla per evitarlo) e poi piangere sulla spalla dello Stato, chiedendo lo stato di calamità naturale. Vista la situazione, Legambiente ha voluto fare un’indagine sui comuni italiani, e ha notato che ben il 70% di essi è a rischio di disastro idrogeologico.

Anche Barack Obama si dà al biologico

Lo dicevamo già da qualche tempo, uno dei metodi per uscire dalla crisi ambientale ed economica era produrre localmente prodotti biologici, in maniera tale da ridurre enormemente l’impatto ambientale e creare nuovi posti di lavoro ecologici.

Il nostro appello (e quello di numerose organizzazioni ambientaliste) non poteva non essere accolto dal neopresidente degli Stati Uniti Barack Obama. Appena insediatosi alla Casa Bianca, ha voluto come chef Sam Kass, cuoco che conosce molto bene, visto che è di Chicago, famoso per la sua cosiddetta “coscienza alimentare“. Dalle sue parti è famoso per:

Tentare di cambiare il mondo da un punto di vista alimentare

assicura Paul Kahan, suo ex capo al ristorante Avec.

Quattromila industrie europee fuori dai parametri ambientali, non mancano le italiane

Dieci Paesi membri dell’Unione europea non sono riusciti a rispettare i parametri ambientali concordati e a rientrare nei ranghi, o almeno non lo hanno fatto fino ad oggi. Ciò significa che decine delle industrie presenti in queste nazioni osservano diversi criteri per smaltire i propri rifiuti e inquinano un po’ come gli pare le acque con i loro liquami tossici e l’aria con le emissioni tossiche di gas serra. Tutto questo senza alcun limite, o meglio con quote variabili da Paese a Paese che non tengono conto delle normative comuni previste dalla Commissione europea in materia di inquinamento.

Gli avvertimenti dell’Europa non hanno tardato ad arrivare. Ad essere richiamati all’ordine sono stati il Belgio, la Bulgaria, la Grecia, i Paesi Bassi, il Portogallo, La Slovenia, la Spagna, la Danimarca e l’Irlanda. Sono nove. Ne manca uno. Indovinate un po’? Potevamo mica mancare a questo ennesimo traguardo del demerito? L’Italia le note le prende tutte… abbiamo un registro nero, che più nero non si può. Cinque in condotta. Bocciati. Anche questa volta.

Progetti eolici offshore, in Europa spira un vento nuovo

Energia eolica. Energia pulita. Energia rinnovabile. Nuovi posti di lavoro. Si, è proprio un vento di cambiamento quello che spira sull’Unione Europea, che soffia per portare un’ondata di freschezza sulla monotonia di vedute e sulla fase di stallo che la rivoluzione ecologica sembra stia attraversando a causa della crisi economica.

Cinquecento milioni di euro sono stati stanziati dalla Commissione Europea per i progetti eolici offshore. E la nota positiva è che i fondi sono destinati alla ripresa economica. Non si parla più di denaro da buttare a fondo perduto nell’ambientalismo e nell’ecologia, come se si stesse facendo beneficenza. Finalmente ci sono progetti con un ritorno economico, c’è concretezza. Che finalmente economia possa far rima e soprattutto pace con ecologia?

Italia diffidata dall’Ue: troppo inquinamento

L’Italia fa la cattiva e l’Unione Europea la mette in punizione. Dopo mesi di rilevazioni in tutta la Comunità, ben poche sono risultate le nazioni che hanno preso i provvedimenti adatti alle direttive ambientali imposte dai precedenti trattati, e quindi saranno in molte a dover rispondere delle loro azioni (o meglio, delle loro non-azioni).

Ma questo non ci deve essere di sollievo in quanto, se pure gli altri Paesi non sono stati così attenti, l’Italia risulta sempre il Paese peggiore, tanto da essere l’unico ad aver subito la diffida che, se non risolta in breve tempo, porterà all’inasprimento della procedura d’infrazione per il nostro Paese, che significa l’ennesima multa che dobbiamo pagare a causa della nostra cattiva politica.

Energie rinnovabili: nasce l’agenzia internazionale IRENA

Un’agenzia internazionale per lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili. Questo è IRENA, acronimo di International Renewable Energy Agency, nata ufficialmente ieri in seguito alla firma dell’atto costitutivo a Bonn, in Germania, nell’ambito della Founding conference. Sono settantacinque, al momento, i Paesi firmatari tra cui Germania, Spagna e soprattutto l’Italia. Scopo principale della nuova Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili è quello di dare un forte impulso allo sviluppo, a livello globale, delle energie rinnovabili e di offrire agli Stati membri un punto di riferimento per quanto riguarda consulenze politiche, tecniche e finanziarie in ambito energetico.

Bruxelles e gli Ogm, Unione favorevole al mais biotech

Stavros Dimas, commissario europeo all’ambiente, ultimo caposaldo sul fronte del “no” agli Ogm, ha gettato la spugna di fronte alle ripetute insistenze dell’Unione riguardo alle colture geneticamente modificate. La Commissione accelera sullo sblocco delle semine alterate in laboratorio e si dichiara propensa ad autorizzare la coltivazione in Europa di due mais biotech: il Bt11 della multinazionale Syngenta e il Bt1507 della Pioneer.

Tra circa sei settimane quella che è una semplice proposta potrebbe tramutarsi in liberalizzazione delle colture Ogm, approdando sul tavolo dei Ventisette a chiedere conferma della possibile attuazione. Inutile dire che la decisione ha suscitato non poche polemiche. Legambiente chiede all’Europa di ripensarci e di valutare attentamente le possibili conseguenze ambientali, economiche e sociali di una scelta di questo tipo. Ma il fronte del sì Ogm sul continente è più saldo di quanto si creda.

Miyi Tower, il progetto cinese per ripulire le acque contaminate

Ci troviamo nella regione cinese del Sichuan, una delle più popolose, e di conseguenza inquinate di tutta la Cina. Qui a rischio esondazione c’è il fiume Anning il quale viene ingrossato, oltre che dalla naturale piena, anche dagli scarichi industriali che ne aumentano il volume e la pericolosità.

Per questo i cinesi, nonostante siano consapevoli delle conseguenze, non pensano a diminuire gli scarichi rivedendo i loro progetti industriali, ma preferiscono farlo con una struttura innovativa, quasi fantascientifica. Si chiama torre Miyi e sarà un ponte sul fiume in grado di filtrare e pulire il l’Anning.

E’ giusto risarcire l’ecomostro?

Abbiamo gioito tutti, tranne forse quelli che lo avevano costruito e quelli che volevano abitarci, quando abbiamo visto le immagini dell’abbattimento dell’ecomostro di Punta Perotti, un complesso residenziale composto da tre saracinesche di tredici piani ciascuna costruito sul lungo mare sud di Bari, che soffocava la vista e l’orizzonte. Fu una vittoria giudiziaria, quella ottenuta dal capoluogo di regione pugliese, a lungo agognata e inseguita a suon di processi e battaglie legali.

A distanza di quasi tre anni dall’abbattimento, avvenuto il 2 aprile 2006, alle società Sud Fondi, Iema e Mabar, la corte di Strasburgo, cui si erano rivolte nel 2001, ha riconosciuto il pagamento di un indennizzo pari a 40 mila euro ciascuna, 30 mila euro per le spese processuali sostenute e 10 mila euro per i danni morali.

Ventiquattro stanze in una, la rivoluzionaria casa transformer di Gary Chang

Il problema degli appartamenti moderni, soprattutto nelle affollatissime metropoli, è lo spazio. Soprattutto per chi vive in affitto e sa bene come anche solo una stanza in più faccia lievitare il prezzo della casa. E allora, spesso, si è costretti a scegliere un più economico monolocale, con tutti i disagi che questa scelta comporta in termini di spazio. Come risolvere questo problema? Già tempo fa vi avevamo parlato della casa in tre scatole, Kenchikukagu: in tre comodi box era contenuto un efficientissimo e attrezzatissimo appartamento, alla modica cifra di 8000 dollari.

Oggi parliamo invece di un’altra rivoluzionaria casa che occupa poco spazio, ideata dall’architetto Gary Chang, che più che un appartamento sembra un numero di magia. Si chiama, non a caso, Domestic transformer, e consiste di 24 stanze contenute in una, e richiamabili al momento opportuno. L’idea è nata per risolvere la difficile situazione riguardante le abitazioni ad Hong Kong. Data la grande densità di popolazione giapponese, è difficile vivere e ritagliarsi i propri spazi, non angusti.

Ecco come risponde il mondo alla rivoluzione ecologica di Obama

Il suo insediamento avverrà tra soli 4 giorni, ma i suoi programmi sono già molto chiari: si uscirà dalla crisi principalmente grazie all’ecologia. Tra i provvedimenti che il neopresidente degli Stati Uniti Barack Obama ha intenzione di intraprendere, ci sarà una manovra da 150 miliardi di dollari (sul totale dei 770 di cui avrà bisogno), da investire nell’ambito ecologico. Dove esattamente si conosceva da tempo: solare, eolico e industrie con basse emissioni di carbonio.

Tutto questo significherebbe in prima istanza l’indipendenza quasi totale degli Stati Uniti dalle fonti energetiche straniere, ma anche (ed è questo il punto fondamentale) la nascita di milioni di posti di lavoro che riassorbirebbero tutti quei dipendenti che hanno perso il posto durante questi mesi di crisi economica. Sono stimati in circa 5 milioni i posti di lavoro disponibili nell’ambito ecologico. Altri provvedimenti saranno intrapresi per l’industria dell’auto, dato che pare essere proprio l’auto ecologica il mezzo del futuro, l’unico in grado di far uscire dalla crisi l’industria automobilistica. Siamo ancora a livello progettuale, ma già in giro per il mondo ci sono molte nazioni che stanno prendendo ad esempio le parole di Obama e si stanno attrezzando per imitarlo, dalla Gran Bretagna al Giappone, fino addirittura alla Corea del Sud.

I treni sexy, romantici e divertenti del Giappone, dimenticate per un momento Trenitalia!

Il treno ha il suo indubbio fascino. Un mezzo di trasporto che non è solo uno tra i meno inquinanti e i più puliti, ma rappresenta molto altro. L’avvento della ferrovia nel lontano Ottocento rivoluzionò infatti il concetto di distanza e contribuì all’allargamento delle frontiere, alla circolazione delle merci, rendendo più piacevoli, sicuri e meno interminabili anche i viaggi.

Ancora oggi, osservare le vecchie locomotive a vapore rende partecipi del significato storico, a tratti suggestivo, del trasporto su rotaia. Ad alcuni ricorda le partenze, ad altri gli arrivi, o ancora le occasioni perse, o peggio è un’associazione alla drammaticità di alcuni momenti storici come avviene per gli Ebrei. Oggi, che urge trovare mezzi di trasporto efficienti e meno inquinanti, ma al contempo veloci, in grado di coprire anche grandi distanze, si ritorna a guardare al treno con fiducia. E fantasia. Lo fanno in Giappone, dove il governo ha avviato una campagna pubblicitaria per invogliare i suoi cittadini all’utilizzo del trasporto su rotaia.

Pericolosa accelerata nella distruzione della foresta amazzonica

Frantumati, carbonizzati, o nella maggior parte dei casi, tagliati. Così appaiono ettari ed ettari di terreno nella foresta amazzonica (o forse sarebbe meglio chiamarla ex foresta amazzonica) brasiliana. I nuovi territori dedicati al pascolo vedono decine di animali d’allevamento prendere il posto degli alberi. Quegli animali che alzano la testa e vedono in lontananza gli ultimi superstiti dei tronchi di legno di una vegetazione una volta fitta, che molto presto non ci sarà più.

Queste terribili scene sono sempre più presenti in molte zone del Brasile, in cui si sta facendo spazio ai ranch bovini in espansione a causa dell’incremento della domanda di carne sul mercato brasiliano, uccidendo letteralmente uno dei polmoni della Terra per meri fini economici.