Italia, ancora linea dura su piano clima Ue

Le misure a favore dell’ambiente previste dall’Unione Europea costano troppo al nostro Paese. Il governo italiano, nella figura di Silvio Berlusconi e Stefania Prestigiacomo (ministro dell’Ambiente) è irremovibile.
Vista la grave crisi economica in atto le spese per ridurre le emissioni sono un conto troppo alto da pagare. Questo sembra un motivo sufficientemente valido per chiedere un cambiamento del Piano sul clima previsto dall’Europa.

Effettivamente, come dargli torto? Salvare le banche che avevano azzardato troppo con i nostri risparmi, investire su un’energia nucleare che appena terminata la costruzione degli impianti li vedrà già obsoleti, proteggere i manager corrotti dalla bancarotta regalandogli Alitalia, ci è costato e ci costerà parecchio (a noi contribuenti), tanto da non far avanzare nulla per rispettare i parametri sulla riduzione dell’impatto ambientale. Investimento che tra l’altro, sarebbe forse l’unico a nostro vantaggio, dal momento che ci garantirebbe ancora un pianeta su cui vivere.

L’America torna al nucleare, 30 anni di civiltà dimenticati in un lampo

Gli Stati Uniti tornano indietro e, dopo trent’anni, riprendono a costruire centrali atomiche. Il sogno di uno smantellamento mondiale dell’energia più pericolosa in assoluto pare doversi fermare qui. Sull’esempio italiano, anche gli States hanno varato un piano per la costruzione di nuovi impianti per la prima volta dal 1973, ciò significa che a pagare ancora una volta saranno i progetti sulle rinnovabili, posti nuovamente in qualche cassetto.

Da New York fino al Texas le compagnie che hanno richiesto l’autorizzazione a costruire le centrali sono 21, per un totale di 34 impianti. Giovedì scorso la compagnia francese Areva ha annunciato di aver investito 360 milioni di dollari insieme alla Northrop Grumman per costruire in Virginia componenti per 7 reattori nucleari, ma per fortuna c’è ancora chi si oppone alla loro costruzione, e non è uno sprovveduto.

Seoul promuove la diffusione della bicicletta come mezzo di trasporto

Come risolvere l’annoso problema delle emissioni provenienti dal traffico cittadino, causate dall’ingorgo e dal transito quotidiano di migliaia di veicoli?
Le risposte a quella che sembra una delle questioni irrisolte di priorità assoluta soprattutto per le metropoli sono state molteplici nel corso di questi ultimi anni: targhe alterne, isole pedonali, giornate senza traffico, zone a traffico limitato, ecopass, tasse sull’ingresso dei veicoli nei centri urbani, incremento del trasporto pubblico, aumentati costi dei parcheggi cittadini per scoraggiare gli automobilisti, carsharing.

Ebbene in Corea del Sud, esattamente a Seoul, stanno tentando di arginare la quantità di emissioni prodotte dalle quattro ruote sponsorizzando le due ruote più ecologiche che esistano: le biciclette. Di recente, infatti, l’amministrazione cittadina ha reso noto di voler incrementare l’uso delle biciclette come mezzi di trasporto pubblico, ponendosi come ambizioso obiettivo di rendere le due ruote il mezzo di trasporto di ben il 30% della popolazione.

Ultimi scempi dell’amministrazione Bush, una legge contro le foreste protette

Durante l’ultima visita all’amico Bush del nostro amato premier Silvio Berlusconi, mi hanno colpito le parole di elogio rivolte dal nostro primo ministro all’amministrazione Bush. Una delle migliori della storia americana, ha detto con sguardo adorante rivolto al buon George.
A giudicare dall’espressione esterefatta dello stesso presidente degli Stati Uniti, anche lui stentava a credere che un simile encomio fosse realistico. Anzi, sembrava quasi dispiaciuto, come a dire: mi sono impegnato tanto per governare nel peggiore dei modi, questo ora mi viene a dire che sono stato bravo. C’è qualcosa che non va.

Infatti, di cose che non vanno il caro Bush ne ha fatte tante, soprattutte contro l’ambiente, che è quello che ci interessa. Tralasciando l’amara questione del protocollo di Kyoto, l’ultima, ma non in ordine di gravità, è una nuova politica statale che è di recente entrata in vigore negli States che ha eliminato la maggioranza delle misure protettive adottate in più di 400.000 ettari di parchi nazionali.

Scimpanzé africani rischiano l’estinzione

La popolazione degli scimpanzè dell’Africa occidentale è considerata ormai da tempo una specie in pericolo, che rischia l’estinzione. La percentuale di incremento nella decimazione di questi esemplari della Costa d’Avorio è davvero allarmante.
Secondo un recente studio effettuato dai ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology sembrerebbe, infatti, che gli scimpanzé siano diminuiti, in quest’area del continente nero, di circa il 90% negli ultimi vent’anni.

Questo significa che la popolazione è stata quasi totalmente annientata, passando dai 12.000 esemplari di un tempo ai 1.200 censiti attualmente.
I fattori principali di questo declino sono stati individuati dai ricercatori nell’aumento del fenomeno della deforestazione e nel bracconaggio.

Anche i forni crematori inquinano, blitz del Noe contro impianti non a norma

Continua la tolleranza zero, espressione che ormai sembra identificare l’attuale governo della destra, contro chi non rispetta la legge.
Dopo i controlli a tappeto sulle importazioni illecite provenienti dalla Cina, tra cui i 10 quintali di latte contaminato da melamina sequestrate ieri a Napoli dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato, dopo l’intransigenza Brunetta scova fannulloni nell’amministrazione pubblica, finalmente un’operazione a favore dell’ecologia che ha incastrato decine di forni crematori non rispettosi delle norme ambientali previste per lo smaltimento dei rifiuti.

A colpire gli irregolari è stata un’operazione del Noe, i carabinieri dei Nuclei operativi ecologici, che hanno compiuto un vero e proprio blitz incrociato in tutta Italia, sequestrando gli impianti di cremazione non a norma di legge.
I forni crematori, infatti, dovrebbero attenersi a speciali disposizioni per lo smaltimento dei rifiuti provenienti dalle bare, dai vestiti e dalle spoglie umane. Servono particolari autorizzazioni e bisogna rispettare norme precise riguardo alle emissioni in atmosfera.

L’esercito statunitense fa la guerra rinnovabile

Aveva fatto un po’ discutere qualche tempo fa su Ecologiae la notizia di alcune rivoluzionarie divise mimetiche dei soldati australiani, funzionanti grazie alla luce solare.
Ora anche l’esercito americano ha una svolta ambientalista, anche se è un po’ un controsenso fare la guerra in maniera ecologica. Credo sia un paradosso irrisolvibile.

In effetti, le divise solari non ci rendono certo più digeribile il fatto che si combatta, nè che si definisca una guerra “giusta”.
Tuttavia vogliamo pensare, ottimisticamente, che il fatto di ridurre l’impatto ambientale non sia una mossa populista studiata dall’esercito americano per raccogliere consensi e che la svolta verso le energie rinnovabili dei soldati trovi applicazioni concrete solo in operazioni di pace.
E’ di questi giorni la notizia di un ulteriore potenziamento nell’utilizzo di energia pulita voluto dall’US Army, che ha diffuso in un comunicato stampa diverse nuove iniziative che l’esercito si appresta a realizzare per diventare un “modello per i militari e la nazione” in termini di efficienza energetica.

Le fattorie della bile, le atroci torture degli orsi della luna

Ancora una volta torniamo a parlare dell’atrocità dell’uomo perpetrata ai danni degli animali indifesi. Mi hanno segnalato un articolo pubblicato sul blog di Beppe Grillo sulle atroci sofferenze cui vengono sottoposti decine di orsi, che testimoniano ancora una volta la barbarie assurda di cui sono capaci solo gli esseri umani, perchè nessun’altra forma vivente è così cattiva, nemmeno con i suoi nemici, figuriamoci con le altre specie, quelle che dovrebbero essere “amiche”, “conviventi” nella stessa casa, la Terra.

Gli Orsi della Luna vivono in condizioni che definire pietose è riduttivo. Nelle fattorie della bile (il solo nome fa venire i brividi), in Cina, Corea e Vietnam, vengono torturati 10.000 Orsi della Luna per ricavarne bile. Ci producono medicinali, e fin qui potrebbe essere giustificato, ma ci fanno anche shampoo e bibite e magari noi ci laviamo pure i capelli alle spese di queste torture atroci. Leggete il resto, solo se avete lo stomaco forte.

Politiche Usa 2008: qual’è il candidato più ecologico?

Negli ultimi mesi i due candidati alla casa bianca, John McCain e Barack Obama, hanno incentrato la loro campagna elettorale soprattutto sull’economia. Ma in un mondo che sta per scoppiare a causa dell’inquinamento, non si sono lasciati sfuggire l’occasione di diffondere la propria idea sull’ecologia.

Hanno promesso di puntare sulle energie rinnovabili e sulle iniziative verdi di diverso genere, ma quale dei due è effettivamente più ecologico? Perchè si sa, soprattutto per i politici, tra il dire e il fare, c’è di mezzo un oceano.

La tragedia di Napoli pare doversi ripetere in Cina

L’industria verde sta diventando sempre di più il mercato nero più importante dell’Asia. Con questo gioco di parole si potrebbero descrivere le decine di casi vergognosi che stanno avvenendo in quelle aree, in cui, come a Napoli per la camorra, i rifiuti stanno diventando il nuovo business.

A denunciarlo è un rapporto stilato dal GAO (Government Accountability Office) degli Stati Uniti in cui vengono rivelate le responsabilità di numerose compagnie, soprattutto tecnologiche, che smaltiscono i rifiuti in una maniera poco ortodossa: con la scusa del riciclaggio, inviano la propria immondizia in altri Paesi illegalmente, qualcosa che dalle nostre parti purtroppo si conosce fin troppo bene.

Green Design Festival, Atene ci prova

Atene ci prova. Forse consapevole del suo essere tra le capitali più inquinate d’Europa, fa un salto avanti ed edifica un Eco Museo nella piazza centrale, costruisce giardini verticali lungo le pareti dei palazzi e si ripensa in tema ecologista.

Diffondere nei cittadini una cultura del verde, o almeno crearne la consapevolezza, è lo scopo dell’Athens Green Design Festival, il primo tentativo greco di parlare di Design e di sostenibilità. Attraverso l’uso di installazioni, idee creative, nuove tecnologie e riuso di materiali, il festival mira a presentare idee e soluzioni per tingere di verde la vita quotidiana di una popolazione che di attenzione all’ecologia oggi ne ha ben poca.

Chi cambierà la Casa Bianca in Casa Verde: John McCain o Barack Obama?

La campagna elettorale per le presidenziali statunitensi viene seguita con molto interesse da tutto il mondo, in Italia, in particolare, ogni giorno ci propinano servizi dettagliati fino all’eccesso di ogni singolo movimento, vizio, lezzo  e respiro dei due  candidati al governo degli Stati Uniti, come se non bastasse parlarci del nuovo abito della Bruni o dello spinello del figlio di Carlo d’Inghilterra.
D’altra parte, dobbiamo essere informati di quanto accade di importante nel mondo, no?

Bando alle polemiche, nel corso delle ultime elezioni italiane eravamo andati a caccia di ecologia nei programmi dei vari partiti in lizza per il governo e c’è chi si è stupito della svolta nucleare del centrodestra italiano, malgrado fosse già tutto scritto da tempo proprio nel manifesto programmatico dei maggiori partiti di destra. Non dite che non vi avevamo avvisato!
Anche questa, d’altra parte, è lacuna di informazione da parte di elettori che raramente leggono dettagliatamente le reali intenzioni dei propri rappresentanti in Parlamento, in un clima di ignoranza politica inaccettabile.
Oggi vogliamo analizzare i programmi ambientali di John McCain e Barack Obama, rispettivamente del Partito Repubblicano e del Partito Democratico, alla luce dell’emergenza ambientale che reclama attenzione soprattutto dagli Stati Uniti, che insieme alla Cina inquinano il mondo più di ogni altro Paese.