L’America torna al nucleare, 30 anni di civiltà dimenticati in un lampo

di Redazione Commenta

Gli Stati Uniti tornano indietro e, dopo trent’anni, riprendono a costruire centrali atomiche. Il sogno di uno smantellamento mondiale dell’energia più pericolosa in assoluto pare doversi fermare qui. Sull’esempio italiano, anche gli States hanno varato un piano per la costruzione di nuovi impianti per la prima volta dal 1973, ciò significa che a pagare ancora una volta saranno i progetti sulle rinnovabili, posti nuovamente in qualche cassetto.

Da New York fino al Texas le compagnie che hanno richiesto l’autorizzazione a costruire le centrali sono 21, per un totale di 34 impianti. Giovedì scorso la compagnia francese Areva ha annunciato di aver investito 360 milioni di dollari insieme alla Northrop Grumman per costruire in Virginia componenti per 7 reattori nucleari, ma per fortuna c’è ancora chi si oppone alla loro costruzione, e non è uno sprovveduto.

Sono in molti infatti a credere che delle 34 centrali alla fine non ne sarà costruita nemmeno una. Non è ancora chiaro quanti miliardi ci vorranno per costruirle, e sicuramente in una crisi economica del genere non sarà facile trovare i fondi, soprattutto attraverso i privati. Così gli esperti più ottimisti hanno previsto che saranno pochi, ma ci saranno, gli impianti che verranno effettivamente costruiti. La motivazione ufficiale del ritorno al nucleare è perchè si tratta di una delle poche fonti energetiche che non hanno emissioni di CO2. Questo è vero, ma le scorie radioattive sono forse anche più pericolose dell’effetto serra. Altro punto a favore è il distacco graduale dal petrolio. In questo modo gli States sarebbero autosufficienti, e non dovrebbero più importarlo dagli Stati arabi.

Una grossa fetta del costo per questi reattori sarà sborsata dal Congresso americano, che ha già stanziato circa 18,5 miliardi di dollari nella stessa legge (del 2005) che prevedeva sussidi anche per l’energia eolica e solare, a cui ovviamente sono rimaste le briciole. Le tesi portate in sfavore invece parlano di costi elevatissimi di produzione di energia nucleare, e quindi poco favorevoli alle casse dei privati. Per poterle costruire l’unico modo per evitare il fallimento sarebbero gli aiuti statali, ma dopo aver chiesto 700 miliardi per salvare le banche, difficilmente il Governo americano tirerà fuori un centesimo per altre aziende private.

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