L’EPA ammette: il riscaldamento globale esiste ed ora ne abbiamo le prove

orso polare riscaldamento globaleAnche la US Environmental Protection Agency non ha potuto fare a meno di notare il cambiamento epocale che sta avvenendo sotto i nostri occhi. Una nuova relazione presentata la scorsa settimana ha sancito una volta per tutte che il cambiamento climatico esiste, e ci sono anche degli indicatori che ne rendono certa l’individuazione.

Il rapporto, intitolato “Indicatori del Cambiamento Climatico negli Stati Uniti” misura 24 indicatori separati che mostrano come i cambiamenti climatici influenzino la salute e l’ambiente dei cittadini americani. La relazione rappresenta un altro passo in una serie di azioni/dichiarazioni adottate sul cambiamento climatico dall’EPA.

Il primo dei provvedimenti è stato “etichettare” la CO2 come un gas che può essere regolato nell’ambito del Clean Air Act, la legge che Obama vuole per regolare l’inquinamento, perché è un gas ad effetto serra significativo. Norme per le nuove emissioni dei veicoli sono state elaborate insieme ai nuovi standard sui gas serra per le automobili.

Riscaldamento globale, il ruolo delle piante

foglie emissioni di metanoLe piante restano un mezzo efficace per combattere il riscaldamento globale, nonostante emettano in piccole quantità un gas ad effetto serra importante. E’ quanto sostiene un recente studio condotto da un’équipe di ricercatori dell’Università di Edimburgo e coordinato dal dottor Andy McLeod.

La ricerca ha calcolato che le piante emettano meno dell’1% delle emissioni totati di metano sulla Terra. Quindi, anche se il metano è considerato circa 25 volte più potente dell’anidride carbonica nell’impatto sul riscaldamento globale, la vegetazione non ne produrrebbe poi così tanto da incidere significativamente sull’aumento delle temperature e su quanto sta avvenendo relativamente ai cambiamenti climatici.

Inverni più rigidi, la colpa è del sole

radiazioni solariGli inverni sempre più rigidi e le estati sempre più torride, stando a numerose autorevoli ricerche, sarebbero una conseguenza dei cambiamenti climatici in atto, causati dal riscaldamento globale. Tuttavia sono in tanti anche i detrattori dei mutamenti climatici imputabili all’uomo, scienziati che sostengono la teoria opposta: questi cambiamenti anche bruschi di temperature medie nella storia della Terra ci sono sempre stati e rientrebbero nel ciclo naturale del Pianeta e nei suoi meccanismi regolatori e di compensazione.

Sulla scia di questo filone una nuova ricerca dell’Università di Reading nel Regno Unito suggerisce che in futuro si avranno inverni più freddi, quando il Sole sarà ad un livello inferiore di attività.
La quantità di radiazioni emesse dal Sole varia naturalmente nel tempo e subisce delle modifiche anche sostanziali nel corso dei secoli.

Cambiamenti climatici legati a maggior incidenza del cancro alla prostata

cancro alla prostataLe condizioni meteorologiche più rigide e asciutte sarebbero collegate ad un aumento dell’incidenza del cancro alla prostata. I ricercatori, che hanno esaminato la relazione nel BioMed Central’s Open Access International Journal of Health Geographics, suggeriscono che i colpevoli di questo aumento dei casi possano essere gli effetti meteorologici sugli inquinanti organici persistenti, come alcuni pesticidi e sottoprodotti industriali.

Sophie St-Hilaire ha lavorato con un team di ricercatori della Idaho State University, negli USA, per studiare la correlazione tra i vari parametri meteorologici e l’incidenza di cancro alla prostata a livello dei vari Stati americani.

Riscaldamento globale, il freddo delle montagne scende a valle

montagne valleGli effetti del riscaldamento globale in futuro potrebbe essere modificati in modo significativo dai movimenti dell’aria a livello locale nelle aree montuose. E’ quanto si apprende in un recente studio pubblicato dall’International Journal of Climatology.

Sulla base di un aumento della temperatura regionale di circa 5 gradi previsto nell’Oregon occidentale entro il 2100, gli scienziati dicono che alcune aree, come le cime montuose, potrebbero aumentare fino a 14 gradi in alcuni momenti, mentre l’ondata di aria fredda invaderebbe le valli sottostanti.

“Anche se le previsioni per i cambiamenti della temperatura media sono esatti, si è indagato molto poco su ciò che questo può significare in determinate posizioni e situazioni”, ha dichiarato Chris Daly, professore di Geoscienze alla Oregon State University.

Marzo 2010: il marzo più caldo della storia

anomalie temperature marzo 2010

Combinando la temperatura terrestre globale e la temperatura della superficie dell’oceano durante il mese scorso, la NOAA (National Ocean and Atmospheric Administration) ha calcolato che quello appena passato è stato il mese di marzo più caldo mai registrato nella storia. Prese separatamente, le temperature dell’oceano medie sono state le più calde di qualsiasi marzo, mentre la superficie terrestre globale è stata la quarta più calda di sempre.

Inoltre, il pianeta ha visto il mese di gennaio come il quarto più caldo della storia. Il mensile National Climatic Data Center ha effettuato un’analisi che si basa sui documenti risalenti al 1880, per calcolare la variazione delle temperature negli anni. Dopo il salto vedremo i risultati.

Il riscaldamento globale fa diventare gli oceani più salati e le zone secche ancora più aride

misurazioni oceaniche

Il ciclo dell’acqua potrebbe diventare ancora più duro nelle regioni aride, le quali rischiano di diventare ancora più secche, mentre le regioni ad alta piovosità potrebbero diventare ancora più umide all’aumentare della temperatura atmosferica. E’ questa la fotografia della Terra tra qualche anno, secondo lo studio effettuato dagli scienziati CSIRO Paul Durack e la dottoressa Susan Wijffels, il quale mostra la superficie dell’oceano che, a causa delle temperature più alte, ha aumentato l’evaporazione, diventando sempre più salato.

Il documento conferma inoltre che il riscaldamento della superficie degli oceani del mondo negli ultimi 50 anni è penetrato nell’interno degli oceani stessi, cambiandone i modelli di salinità delle profondità oceaniche.

Agenti patogeni e clima, geografia delle malattie umane

agenti patogeni climaSe la vostra regione di residenza ha un clima caldo e umido e diversi tipi di uccelli e mammiferi che vi vivono, c’è una probabilità molto alta che la zona conterrà anche numerose specie di agenti patogeni che causano le più svariate patologie.
Un nuovo studio esamina la geografia delle malattie umane. Si tratta di una ricerca guidata dal dottor Rob Dunn della North Carolina State University, a fianco di un team internazionale di biologi e scienziati sociali, che dimostra come si possa prevedere il numero di tipi di agenti patogeni che causano malattie in una regione solo conoscendone il clima o il numero di uccelli e mammiferi che vi si trovano.

“Sono tanti i fattori, afferma Dunn, che influiscono sulla diversità e la quantità di agenti patogeni in una data regione: densità, numero di abitanti, il numero di anni che è stata abitata, la spesa pubblica per il controllo delle malattie. Ognuno di questi ha indubbiamente una certa influenza, ma l’ambiente è dominante.”

“Noi immaginiamo di avere sotto controllo la natura, ma nessuno sembra averlo detto alla natura”, ha proseguito Dunn. “L’ambiente e, nel suo senso più ampio la natura, determinano  il numero di tipi di malattie in varie regioni del mondo in misura ancora maggiore di come hanno influenzato il numero di specie di uccelli, mammiferi, formiche o api.”

Relazione Ispra: Italia sempre più calda, perde ghiacciai e biodiversità

anziani caldo

Nonostante la politica continui ad affermare che il riscaldamento globale non esiste, ecco arrivare, come un fulmine a ciel sereno, la pubblicazione della relazione dell’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. I dati raccolti nell’anno 2009, elaborati e resi noti nei giorni scorsi fanno rabbrividire, e dimostrano non solo che il riscaldamento globale esiste eccome, ma anche che l’Italia è tra i Paesi industrializzati che ne sta pagando le maggiori conseguenze.

Il dato più preoccupante riguarda le Alpi, la zona che più di altre sta risentendo dell’aumento delle temperature in quanto ha più difficoltà ad adattarsi. Tutta la catena montuosa che delimita i confini del nostro Paese ha mostrato una diminuzione della quantità di ghiacciai di due terzi rispetto a 150 anni fa, mentre la parte solo italiana è del 40% inferiore rispetto al diciannovesimo secolo, cioè si è quasi dimezzata. Questo è facilmente visibile con una semplice osservazione, dato che i ghiacciai minori sono scomparsi e quelli maggiori si sono lentamente frammentati.

Ciò significa che c’è meno acqua, minor risorse da sfruttare per i cittadini che abitano in quelle zone, e si sa che se si perdono le risorse idriche montuose, tutto l’ambiente è destinato a collassare. Se si considera infatti che non sono solo le Alpi a perdere i ghiacciai, ma tutte le catene montuose del mondo, si capisce come, di questo passo, tra qualche decennio non potremo più recuperare acqua dolce dalle montagne, le maggiori riserve idriche del mondo.

Acidificazione degli oceani, ecosistemi marini a rischio

acidificazione degli oceaniL’acidificazione degli oceani innescata dai crescenti livelli di anidride carbonica nell’atmosfera potrebbe avere effetti significativi sugli ecosistemi marini ed influenzare il clima globale e l’economia costiera. E’quanto afferma in un recente studio il ricercatore Michael Maguire, che ha presentato le sue considerazioni al meeting di primavera della Society for General Microbiology, svoltosi ad Edimburgo.

Non è la prima volta che gli scienzati si occupano dell’acidificazione delle acque oceaniche e delle conseguenze di questo fenomeno sulla flora e la fauna marina. Maguire, insieme ad i suoi colleghi della University of Newcastle, hanno effettuato degli esperimenti, simulando l’acidificazione degli oceani come previsto dalle tendenze attuali di aumento di anidride carbonica (CO2). Il team di ricerca ha scoperto che la diminuzione del pH dell’oceano (aumento di acidità) ha determinato un netto calo di un gruppo di batteri biogeochimicamente importanti e noti come il Marine Roseobacter clade.

“Questa è la prima volta che un gruppo molto importante di batteri è stato osservato diminuire in numero significativo con solo una modesta diminuzione del pH,” ha dichiarato Maguire.

I parassiti che beneficiano del riscaldamento globale

riscaldamento globaleCon un’ironia un po’ amara, iniziamo con il dire che tra questi parassiti non ci siamo noi. A beneficiare del riscaldamento globale, e a discapito di alcune specie vegetali e animali che stanno scomparendo, ci sarebbe un potenziale elenco di organismi parassitari e anche alcuni animali, che già godono o che potrebbero godere in futuro degli stravolgimenti climatici in atto e dell’aumento delle temperature globali. L’Associated Press, il bastione della conoscenza scientifica, ha diffuso la lista dei “parassiti (e degli animali) che beneficiano o potrebbero beneficiare del riscaldamento globale“. Tra gli altri spiccano:

  • Le zecche che trasmettono la malattia di Lyme si stanno diffondendo verso nord, in Svezia e in Canada, un tempo territori troppo freddi ed ostili per loro.
  • I calamari giganti di Humboldt, che hanno già colonizzato le acque nordiche, alla stessa altezza della British Columbia, minacciando la pesca lungo gran parte della costa occidentale del Nord America.

Il riscaldamento globale è già iniziato: Italia più calda di 10 anni fa

riscaldamento eccessivo

Rispetto al 2000 oggi fa più caldo. Nonostante la primavera stenti ad arrivare, i dati del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura e dell’Istat parlano chiaro: la media delle temperature in Italia nel periodo 2000-2009 è di quasi un grado superiore rispetto all’ultima rilevazione del periodo 1971-2000.

L’anno-record del 2003, in cui c’è stato un caldo mai registrato prima, non è stato isolato. Per fortuna non si sono mai più avute temperature così alte, ma non è un caso che gli anni appena precedenti e successivi abbiano registrato sempre colonnine di mercurio più alte rispetto al decennio precedente.

Individuato un gas naturale in grado di raffreddare il pianeta

recupero isoprene

L’isoprene è un gas alla dottor Jekyll e Mister Hyde perché è in grado sia di riscaldare che di raffreddare la Terra a seconda delle condizioni prevalenti. Si tratta di un gas industriale importante, necessario per la fabbricazione di composti comuni come la gomma e le vitamine, ma si sa molto poco sul ciclo dell’isoprene nell’ambiente.

Al meeting della Society for General Microbiology’s di Edimburgo, il dottor Terry McGenity ha rivelato l’identità di alcuni fattori fondamentali nel ciclo del gas: i batteri di degradazione dell’isoprene che sono in grado di intercettare il suo rilascio nell’atmosfera. Si tratta di una scoperta molto importante in quanto potrebbe servire per regolare la temperatura globale modificando alcuni fattori nell’atmosfera.

I mutamenti climatici cominciano a farsi sentire anche in Europa

scioglimento ghiacciai alpi

Fino ad oggi in molti facevano finta di nulla riguardo ai cambiamenti climatici, perché gli effetti peggiori si stavano notando sulle isole oceaniche e nei Paesi africani più poveri. Come si dice, lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Ma probabilmente questo ragionamento non si potrà fare più.

L’Agenzia europea dell’Ambiente ha fotografato la situazione ambientale del Continente, e non c’è di che stare allegri: tra animali che stanno sparendo, riscaldamento climatico e sovrasfruttamento delle risorse, l’Europa rischia di collassare su sé stessa. Il rapporto “Segnali Ambientali 2010” redatto da una serie di esperti del territorio di diversi Paesi europei è stato presentato sabato, e non è per nulla incoraggiante. Dopo il salto i dettagli.