Goletta Verde: i risultati finali

E’ giunto al termine il viaggio di Goletta Verde, la barca di Legambiente che monitora le zone balneari italiane. Con risultati da luci e ombre, e che ancora una volta confermano quanto il cemento selvaggio e l’inquinamento in molte zone d’Italia la facciano da padrona. Le Regioni che hanno ottenuto i migliori risultati sono state Sardegna, Puglia e Toscana, le peggiori Calabria, Campania e Sicilia. Ma andiamo a vedere più nel dettaglio i risultati.

C’era una volta il Delta del Niger, ora c’è una stazione di servizio della Shell

Non è mai stata una favola la vita per le popolazioni che vivono nel Delta del Niger ma nemmeno la tragedia che è oggi: l’acqua, quella sì, si poteva usare per irrigare le coltivazioni, per bere, cucinare, lavarsi, l’aria era respirabile, la terra calpestabile senza rimanere incatramati. Fino al 1958, quando si diede il via ad attività di estrazione petrolifera massicce dopo la scoperta, da parte della Shell British Petroleum, oggi Royal Dutch Shell, di un giacimento di greggio a Oloibiri. Oggi gli impianti occupano larga parte del territorio. Pensate che la sola Shell opera su un’area di ben 31 mila chilometri quadrati.

Marea nera Scozia, Shell: “Ma dove vuoi andare a perforare?”

Marea nera in Scozia: dopo l’annuncio del tutto sotto controllo sulla prima falla di mercoledì scorso, oggi il mondo si è svegliato con la notizia di una seconda falla dalla piattaforma Alpha Bennet della Shell, nelle acque del Mare del Nord, 180 chilometri ad Est di Aberdeen in Scozia, luogo dell’incidente. Le associazioni ambientaliste britanniche, malgrado la Shell abbia dato notizia dell’accaduto e persino del fatto che non sanno dove sia localizzata di preciso la falla, si mostrano critiche nei confronti della compagnia petrolifera. In gioco non c’è infatti solo il fattore trasparenza sull’entità del disastro, ma le trivellazioni stesse in aree così critiche.

Marea nera Shell in Scozia, fuoriuscita di petrolio da una seconda falla

Marea nera in Scozia, ultime brutte notizie dal Mare del Nord. Vi avevamo anticipato della perdita occorsa alla piattaforma Gannet Alpha della Shell, 180 chilometri ad Est di Aberdeen, qualche giorno fa. La compagnia petrolifera, ovviamente, diceva di avere tutto sotto controllo e con un comunicato aveva rassicurato sulla gestione dell’incidente che proseguiva nel migliore dei modi ed in fretta, pur non rispondendo sull’entità della fuoriuscita. Oggi la notizia di una seconda falla e dichiarazioni che non lasciano presagire, ahinoi, nulla di confortante sul decorso del disastro.

Tigre di Sumatra, chi non muore si rivede… negli spot della APP

Abbiamo seguito con vivo interesse lo scontro tra la APP (Asia Pulp and Paper), il colosso della carta, e Greenpeace, relativa alla pubblicità ingannevole della multinazionale sul suo ruolo di protettrice delle foreste pluviali indonesiane, habitat della tigre di Sumatra. Lo spot del brand con l’orma della tigre aveva fatto infuriare gli ambientalisti e come dargli torto. D’altra parte, negli ultimi anni, sembra che i pubblicitari delle multinazionali che meno si interessano al rispetto dell’ambiente non trovino idee più coerenti di animaletti teneri ed alberelli appena plantumati per promuovere il volto buono di queste aziende.

Incidente petrolifero nel Mare del Nord, Shell conferma perdita

Un incidente petrolifero nel Mare del Nord sta tenendo impegnati in questi giorni i tecnici della Shell, a lavoro per bloccare una perdita, non si sa di che consistenza ed entità, occorsa alla piattaforma Alpha Bennet. Dalla multinazionale confermano che una fuoriuscita c’è stata e che gli operai stanno cercando di contenere lo sversamento ma non danno ulteriori dettagli sulle dimensioni dell’incidente. Ci auguriamo che siano irrisorie, per quanto anche piccole perdite hanno il loro grande impatto sull’ecosistema marino e questo lo sappiamo bene purtroppo.

Tonno: Mareblu promette pesca sostenibile entro il 2016. Ma solo in Inghilterra

Buone notizie per i cittadini britannici: la Mareblu, una delle aziende leader per quanto riguarda il comparto ittico, ha deciso di passare a metodi di pesca sostenibili fino ad adottarli nel 100% delle proprie attività entro il 2016. Ma solo in Inghilterra. Dato che Mareblu vende i propri prodotti in diversi Paesi al mondo, compresa l’Italia, la domanda sorge spontanea: che tecniche di pesca verranno attuate per il tonno che finisce sulle nostre tavole?

Cosmetici, ecologici o dannosi per l’ambiente?

In estate più che in inverno creme per il corpo, latti solari, shampoo e balsamo per proteggere i capelli dal sole, ma anche lozioni per il trucco e creme da barba sono molto usate in Italia e in Europa. Una recente ricerca ha stimato che ogni giorno in tutta l’Europa vengono consumati circa 2 milioni di tonnellate di prodotti cosmetici. Questi prodotti quanto rispettano l’ambiente e il nostro corpo? E’ difficile dirlo perché nel nostro Paese non esistono norme che regolino l’impatto ambientale di creme e prodotti per la persona. Per questo Ermete Realacci, grazie alla collaborazione con SkinEco (Associazione Internazionale di Dermatologia Ecologica o Ecodermatologia) ha presentato un progetto di legge a favore della chimica verde.

Il riscaldamento globale fa “ingrassare” la Terra

Per 12 mila anni la Terra è dimagrita di circa 7 millimetri ogni 10 anni. Ora però pare che sia partita un’inversione di tendenza che la sta facendo “ingrassare” della stessa grandezza, cioè 7 millimetri per decennio. Che stia mangiando anche lei cibo spazzatura? Può darsi, a patto che per cibo spazzatura si intendano CO2 ed altri gas serra che favoriscono il fenomeno del riscaldamento globale.

Uccelli migratori: istituita riserva naturale in Sicilia

Una riserva naturale è appena stata istituita dalla Regione Sicilia (Assessorato Regionale Territorio e Ambiente) presso l’area Pantani della Sicilia Sud Orientale, un’area in cui transitano ogni anno migliaia di uccelli migratori e che, nonostante fosse considerato sito di importanza comunitaria e zona a protezione speciale, ancora doveva fare i conti con decine di cacciatori che sparavano a qualsiasi cosa volasse, infischiandosene se si trattasse di specie protette o meno.

Uccelli marini in crisi, la LIPU chiede un piano per il Mediterraneo

La berta maggiore, il gabbiano corso ed altri uccelli marini che hanno il loro habitat nel Nord della Sardegna sono a rischio. A lanciare l’allarme è la LIPU che sottolinea come le due specie sopra citate, ad esempio, abbiano avuto quest’anno un successo riproduttivo decisamente basso. L’associazione chiede pertanto delle misure nazionali atte a tutelare l’avifauna pelagica agendo sulla Strategia Nazionale per la Biodiversità, a cui il Governo dovrebbe dare attuazione al più presto. Anche l’Europa, però deve intervenire, e deve farlo su un fronte più ampio, quello decisamente vitale per gli uccelli marini: il pesce.

Inquinamento: la Shell distrugge un villaggio nel Niger, e le popolazioni la denunciano all’Aja

Goi oggi è un villaggio abbandonato. Gli stagni in cui una volta abbondava il pesce e l’allevamento di polli che erano l’orgoglio del suo capo, Barrisa Tete Dooh, giacciono abbandonati, coperti da uno spesso strato nero. Il villaggio di pescatori è contaminato, la scuola è stata saccheggiata, le foreste di mangrovie sono rivestite di bitume e tutti si sono rifugiati in un luogo meno degradato dallo sfruttamento del bene più prezioso della regione: il petrolio greggio.

Una spiaggia no smoking a Bibione

Cosa dà più fastidio al mare del fumo che ci toglie il respiro ed il profumo dell’aria salmastra ed intossica i nostri polmoni tutt’altro che passivamente? Probabilmente le cicche di sigaretta che ci ritroviamo sotto i piedi, nell’asciugamano, ovunque e guai a camminare scalzi sulla sabbia perché il mozzicone disgustoso è sempre in agguato, magari con una bella impronta di rossetto che non guasta mai (ma chi si trucca in spiaggia?!). C’è chi ha pensato, bene, ottimamente direi, di testare un’area no smoking al mare. Siamo in Italia, sì, qui da noi, avete capito bene. Precisamente sulla spiaggia di Bibione.

Roma: presentato il nuovo piano anti-smog

Se molti cittadini della Capitale hanno “scampato” alcune norme per ridurre l’inquinamento perché ad agosto sono in vacanza, quando torneranno dovranno vedersela con il nuovo piano anti-smog che il Comune ha intenzione di presentare. Questa nuova strategia si è resa obbligatoria a causa dell’alto tasso di inquinamento cittadino che, nonostante le tante misure prese in passato, continua a rimanere alto. Per questo non solo verranno prese misure temporanee, ma altre saranno definitive.