Angela Merkel si oppone a Usa e Cina e spinge verso un accordo sul clima

angela merkel

Sei giorni prima del 20° anniversario della caduta del muro di Berlino, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha sfidato i legislatori statunitensi per abbattere altri muri.

La generazione di oggi ha bisogno di dimostrare che è possibile affrontare le sfide del 21° secolo. In un certo senso, siamo in grado di abbattere i muri di oggi

ha detto. Questo significa, per la Merkel, avere “la libertà di creare sicurezza, benessere e giustizia. E ciò significa proteggere il nostro pianeta“. Il cancelliere tedesco, prima di affrontare una riunione congiunta del Congresso, ha sottolineato la necessità di un accordo sul riscaldamento globale, in controtendenza con quanto invece Obama e Hu Jintao hanno concordato durante il congresso dell’Apec.

I leader africani hanno deciso l’entità del rimborso da chiedere ai Paesi ricchi

meeting leader africani

I leader africani si sono accordati martedì scorso su quanto denaro chiederanno ai Paesi ricchi per compensare l’impatto dei cambiamenti climatici sul Continente, ma hanno mantenuto la cifra segreta in vista dei colloqui del prossimo mese di Copenaghen.

Il vertice delle Nazioni Unite in Danimarca cercherà di accordarsi sulle modalità per contrastare i cambiamenti climatici e di elaborare un accordo post-protocollo del trattato di Kyoto per ridurre le emissioni.

Abbiamo fissato un minimo oltre il quale non si andrà. Ma io non sono in grado di dirvi quello che il valore minimo sarà

ha affermato il Primo Ministro etiopico Meles Zenawi, che rappresenterà l’Africa ai colloqui.

Obama e Hu Jintao ci ripensano e trovano un piccolo accordo ecologico

obama e hu jintao

I presidenti Obama e Hu Jintao si sono già pentiti di quello che hanno fatto in questo fine settimana, quando hanno precipitato ogni speranza di un trattato vincolante per il mese prossimo in occasione del congresso di Copenaghen. Ieri, per fortuna, hanno cambiato rotta, ed hanno trovato un accordo su un nuovo partenariato tra i due Stati, i due maggiori inquinatori del pianeta, per condividere informazioni sulle tecnologie energetiche rinnovabili.

L’annuncio dice che gli Stati Uniti e la Cina si sono impegnati a lavorare insieme per la distribuzione di energie rinnovabili e di migliori pratiche in materia di ammodernamento della rete. Aggiornare la griglia nel 21° secolo è una priorità per aumentare l’efficienza energetica di entrambi i Paesi.

Documento finale dell’APEC: gli obiettivi di riduzione emissioni? “Molto discutibili”

APEC

Con circa un mese dall’inizio dei negoziati internazionali sul clima di Copenaghen, i Paesi dell’Asia del Pacifico riuniti a Singapore riuniti in questo fine settimana si sono tirati indietro sul loro impegno a ridurre le emissioni del 50% entro il 2050. Nel documento finale dell’incontro si legge:

Noi crediamo che le emissioni globali raggiungeranno il picco nei prossimi anni, e possono essere notevolmente ridotte entro il 2050, riconoscendo che il picco sarà più lungo nelle economia in via di sviluppo.

La conferenza, conosciuta come l’Asia Pacific Economic Cooperation (o APEC), si è riunita per lavorare su questioni commerciali per cui la dichiarazione sul clima si presenta un po’ come una sorpresa. L’APEC comprende i due principali responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra, la Cina e gli Stati Uniti, così tale arretramento è un brutto segno per i colloqui sul clima del prossimo mese.

Congresso di Copenaghen: Game Over, Obama e Hu Jintao decidono di non decidere

obama-hu jintao

Il congresso di Copenaghen rischia di diventare una creatura morta ancor prima di nascere. Un incontro che avrebbe dovuto far decidere ai politici di 192 Paesi di porre un freno alle emissioni e di invertire la tendenza del riscaldamento globale è stato definitivamente affossato questa notte a Singapore.

Nella città asiatica in questi giorni si sta tenendo un vertice Asia-Pacifico in cui si prendono importanti decisioni economiche, ma tra tutte queste se n’è presa una, proprio mentre l’Occidente dormiva, destinata a far discutere: mancano 22 giorni al vertice danese, troppo poco per decidere, dunque a Copenaghen non si deciderà nulla. A metterlo per iscritto sono stati i due veri manovratori del trattato, Barack Obama e Hu Jintao, i quali con un vero e proprio colpo di spugna hanno tagliato fuori l’Europa, che si stava impegnando a fondo per ridurre le emissioni, e hanno rimandato tutto a data da destinarsi.

Si è cominciato a sospettare qualcosa nella serata di ieri, quando il presidente danese Rasmussen, che dovrà presiedere l’incontro, è stato lettaralmente gettato giù dal letto ed è stato fatto partire col primo aereo per Singapore, convocato dalla coppia Obama-Jintao per discutere di cose importanti. Una volta arrivato, Rasmussen ha dovuto assistere ad una scena patetica, con i due capi di Stato che si stringevano la mano sorridenti e lui, a rappresentare l’Europa, ad ufficializzare la decisione che di fatto non toglie dal gioco soltanto due nazioni, ma affossa tutti gli sforzi mondiali.

L’ecologia secondo Berlusconi: centrali nucleari e termovalorizzatori

berlusconi ambiente

Recentemente il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stato intervistato da Tessa Gelisio e Marco Gisotti nell’ambito della stesura del libro “Guida ai green jobs“, un manuale che serve a fare il punto della situazione in Italia sull’ecologia e sui lavori che in questo campo sono possibili. Visto il capitolo che riguarda Berlusconi, il punto della situazione più che verde è piuttosto nero.

Il punto centrale dell’intervista è basato sulla denigrazione dei principi ambientalistici, considerati dal Presidente del Consiglio “fondamentalisti” (manco fossero talebani), e anziché prendere in considerazione, come fanno in qualsiasi altra parte del mondo, le nuove tecnologie come quelle basate sull’eolico, solare, geotermico e quant’altro, Berlusconi lancia ancora una volta uno sguardo al passato, parlando ancora imperterrito di nucleare e termovalorizzatori.

Mettiamo subito in chiaro una cosa: i termovalorizzatori sono i vecchi bruciatori o inceneritori inquinanti. Gli hanno solo cambiato il nome. In linea di principio, un termovalorizzatore dovrebbe produrre energia elettrica dalla combustione dell’immondizia, come avviene in Germania. Il problema è che la tecnologia tedesca non esiste in Italia, e non possiamo di certo credere che un impianto che, per la sua costruzione, ha bisogno di diversi anni, possa essere tirato su e messo in funzione in pochi mesi come ha dichiarato il Premier in merito alla questione di Napoli.

Disastri ambientali: la politica italiana comincia a muoversi

frana ischia

Dopo il disastro di Messina si era detto che bisognava prevedere tali catastrofi e bisognava quindi agire per evitarle. Poi è avvenuta la tragedia di Ischia, e si è ripetuto nuovamente lo stesso appello. Purtroppo gli italiani questo appello se lo sentono ripetere da decine di anni, senza che mai venga attuato. Forse però stavolta qualcosa cambierà.

Il Senatore Roberto Menia (Pdl), in qualità di sottosegretario all’Ambiente, ha proposto una serie di iniziative per mettere in pratica le belle promesse fatte dal Governo dopo i tanti disastri che ormai, con cadenza mensile, si stanno ripetendo nella nazione. Il primo passo sarà istituire un programma straordinario per evidenziare tutti i problemi del territorio. A lui si è unito anche il WWF con una sua triplice proposta.

Accordo sul clima, difficile trovarlo prima del 2010

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Un nuovo trattato internazionale per combattere il cambiamento climatico non sarà pronto quando i 40 leader del mondo si incontreranno il mese prossimo a Copenaghen, ma può essere finito l’anno prossimo. A spiegarlo è il più alto funzionario delle Nazioni Unite che si occupa di cambiamenti climatici.

Ciò di cui abbiamo bisogno dopo Copenaghen è un po’ di tempo. Non so quanto tempo a sua volta ci vorrà affinché il linguaggio operativo si traduca in un trattato, questo è ciò che i Governi dovranno decidere

ha spiegato Yvo de Boer, capo del Segretariato delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. De Boer ha detto in una conferenza stampa che l’incontro di Copenaghen potrebbe ancora essere un “punto di svolta” nella lotta a livello mondiale per ridurre le emissioni che contribuiscono al riscaldamento globale, ma che i Governi devono prendere i loro “impegni precisi”. Ha aggiunto che non c’è tempo “per i rifiuti”. De Boer ha parlato al termine di una settimana di colloqui a livello tecnico a Barcellona con 4.000 delegati provenienti da 180 paesi.

G20: sul cambiamento climatico il piatto piange, tutte le soluzioni finanziarie rimandate a dicembre

g20 economia

Si è concluso ieri pomeriggio il G20 tra i vari ministri dell’economia dei Paesi più ricchi al mondo, senza grosse soluzioni. Bisogna premettere che la finalità dell’incontro era incentrata sulla crisi economica e sulle misure da prendere per uscire dalla recessione, ma tra tutti questi aspetti, doveva essere preso in considerazione anche quello del finanziamento per la lotta ai cambiamenti climatici.

Purtroppo, mentre su tutti gli altri aspetti i 20 ministri hanno dibattuto e si sono confrontati approfonditamente, l’aspetto ambientale è stato come al solito messo da parte, liquidato con un semplice “poi vediamo”. Nei pochi minuti dedicati alla problematica, i rappresentati delle grandi nazioni si sono detti tutti d’accordo sul fatto di discutere una serie di opzioni e di impegnarsi per un finanziamento di tali sforzi, anche in vista del meeting di Copenaghen del mese di dicembre, ma oltre questi buoni propositi non si è andato. La soluzione arriverà in Danimarca (si spera).

I repubblicani ostacolano i negoziati sul clima in nome dell’oro nero

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La commissione Ambiente e Lavori Pubblici del Senato americano sta per iniziare la discussione sul disegno di legge sul clima ma, proprio come accade anche in Italia, anche lì ci sono politici ottusi che, per favorire le solite lobby inquinanti, remano contro. Alcuni repubblicani della commissione, guidata da importanti negazionisti come il Sen. James Inhofe dell’Oklahoma, minacciano di boicottare l’udienza, facendo bloccare i progressi già difficili che sono avvenuti grazie alla senatrice Barbara Boxer della California.

Inhofe sostiene che una corretta analisi economica del disegno di legge non sia ancora stata fatta, ma la Boxer ha tentato di respingere tale obiezione, visto che l’EPA, l’agenzia per l’ambiente americana, ha avuto cinque settimane per analizzare l’impatto economico. Il risultato è stato un rapporto che ha dimostrato che il disegno di legge avrebbe ripercussioni marginali sui bilanci delle famiglie. Ma attenzione a non pensare che si tratti solo di un problema americano, perché esso colpisce anche noi da vicino.

Ecco perché il mondo ha bisogno di una governance internazionale sull’ambiente

Nicolas-Sarkozy-Angela Merkel

La crisi ambientale globale, dalla scomparsa della biodiversità al degrado delle foreste, dal collasso dei sistemi marini al cambiamento climatico, non potranno essere risolti senza una riflessione dura su una governance internazionale. La risposta del mondo a queste sfide è diventata un’incredibile varietà di istituzioni, accordi e trattati che hanno urgente bisogno di riforme.

Che l’urgenza sia nota lo sottolineano in tanti, dal Cancelliere tedesco Merkel al Presidente francese Sarkozy. In una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite hanno sottolineato che bisogna rivedere la governance ambientale ed usare i colloqui sul clima di Copenaghen di dicembre per progredire verso la creazione di un’organizzazione mondiale dell’ambiente. Altri leader mondiali ha adottato un tono simile, durante il G20 di Pittsburgh.

L’Ue ha deciso: 100 miliardi all’anno per sostenere i Paesi poveri nella lotta ai cambiamenti climatici

parlamento europeo

Una prima risposta alle richieste dei Paesi poveri nel tentativo di adeguarsi alla lotta contro i cambiamenti climatici è arrivata questa notte a Bruxelles. Dopo una serata di dibattiti, l’Unione Europea ha deciso che si presenterà a Copenaghen con la proposta del sostegno fissata a 100 miliardi di euro all’anno fino al 2020.

Un impegno preciso e pesante, come chiedevano i Paesi cosiddetti del Terzo Mondo, i quali sono i più colpiti da questa fase di transizione, in quanto pagano il maggior prezzo in termini di cambiamenti climatici (vedi le Maldive che rischiano di sparire nell’arco di un secolo, o i Paesi del Sud-Est asiatico che perdono ogni anno pezzi di terreno), ma d’altra parte non riescono a stare al passo con i grandi Paesi Occidentali in quanto non sono in grado di adeguarsi alle nuove tecnologie pulite, ma quella povera economia che ancora hanno è basata quasi esclusivamente sul carbone. Naturalmente però non sono mancate le polemiche.

L’America risponde all’Europa sulla legislazione sul clima, ma anche lì le polemiche non mancano

senatori americani sui cambiamenti climatici

I leader delle aziende che sviluppano un basso consumo energetico e basse emissioni di carbonio hanno chiesto al Senato americano una legislazione sul clima per creare milioni di nuovi posti di lavoro, contrariamente a quei politici che sostenevano che una legislazione troppo ecologica avrebbe tagliato l’occupazione.

Il cambiamento climatico rappresenta una crisi globale, ma

può anche rappresentare un’opportunità economica di vaste proporzioni

ha ammesso Dan Reicher, direttore delle iniziative relative ai cambiamenti climatici di Google alla commissione del Senato per l’ambiente e i lavori pubblici. Oltre alla creazione di nuovi posti di lavoro nell’energia solare, eolica e geotermica, ha spiegato che il regolamento nazionale sui gas a effetto serra potrebbe contribuire a spingere gli investimenti volti a sviluppare una rete efficiente e robusta che si combina con le informazioni da Internet.

Deutsche Bank: “investimenti sull’ecologia in Italia? Solo per coraggiosi”

berlusconi mano in faccia

Se avete qualche euro da spendere in un investimento ecologico, non fatelo in Italia. E’ questa la conclusione a cui arriva la Deutsche Bank, prendendo in analisi diversi fattori di investimento, tra cui il più importante, quello della legislazione nazionale. Stilando una sorta di elenco di 109 nazioni in cui è possibile investire nell’ecologia, l’Italia è messa tra quelle in cui l’investimento sarebbe “ad alto rischio“, cioè la categoria 3, quella in cui compaiono anche i Paesi del Terzo Mondo.

Sul sito delle Nazioni Unite, dove la banca tedesca ha pubblicato la sua relazione, si può leggere:

Investire sul clima in Italia? Una cosa solo per i coraggiosi. Se state cercando opportunità di investimento collegata ai cambiamenti climatici, non mettete l’Italia in cima alla vostra lista. Non è assolutamente chiaro che tipo di legislazione il suo primo ministro Silvio Berlusconi intenda adottare sul clima.

E’ questa la principale preoccupazione che induce gli investitori a non scegliere l’Italia. Una preoccupazione più volte espressa anche sulle pagine di questo sito, in quanto quelle poche leggi che c’erano sulle agevolazioni agli investimenti nell’ecologia, sono state eliminate dall’attuale Governo Berlusconi, ed anzi, alcune sembrano remare nella direzione opposta.