Chevron condannata a risarcire 8 miliardi di dollari ai popoli dell’Amazzonia

di Redazione 1

Un giudice ecuadoriano ha stabilito che la Chevron, il colosso energetico mondiale, è stato responsabile dell’inquinamento nel bacino amazzonico, e per questo ha multato la società per ben 8 miliardi di dollari (quasi 6 miliardi di euro). La compagnia petrolifera ovviamente non ci sta, ed ha dichiarato che ricorrerà in quanto ritiene la sentenza una “frode”.

Pablo Fajardo, avvocato della class action del popolo amazzonico, ha spiegato all’Associated Press che la sentenza della corte di giustizia è stata “un grande passo verso la cristallizzazione della giustizia”, anche se, a suo giudizio, la corte è stata sin troppo buona dato che i ricorrenti avevano chiesto 27,3 miliardi di dollari (circa 20 miliardi di euro) e che presenterà ricorso per aumentare la quota che la Chevron dovrà sborsare.

La causa è stata denominata “Amazon Chernobyl”, giusto per rendere l’idea del disastro che la multinazionale ha causato nell’area, ed è andata avanti per 18 anni. Sono state 30.000 le persone la cui salute è stata minata dalle attività della compagnia, per non calcolare i danni che ha subìto l’ambiente, in special modo a causa delle acque reflue piene di sostanze chimiche fuoriuscite dalle industrie della Texaco dal 1972 al 1990. La società fu acquistata dalla Chevron nel 2001, e per questo ora è ritenuta responsabile dei pagamenti.

Il caso è stato anche il tema di un documentario del 2009 denominato “Crude” sostenuto da diverse celebrità come Sting e Daryl Hannah. Tutto è cominciato nel 1970, quando la Texaco cominciò la perforazione incontrollata per creare pozzi petroliferi. Dopo 20 anni di attività l’azienda spese 40 milioni di dollari per ripulire l’area, sperando che nessuno potesse più presentare ulteriori rivendicazioni, ma è chiaro che non potevano essere poche decine di milioni di dollari a risarcire migliaia di persone malate o i parenti delle vittime.

Il caso ha scatenato una raffica di azioni legali negli Stati Uniti e nei tribunali internazionali, ha portato all’arbitrato dell’Aia, ed ora anche il Governo dell’Ecuador viene ritenuto responsabile in quanto non solo non si oppose a questa politica scellerata, ma in qualche modo la favorì, preferendo i miliardi del petrolio alla salute delle popolazioni indigene e a quella delle foreste.

Secondo un rapporto effettuato dalla svedese Umeå International School of Public Health sarebbero più di 113 miliardi i litri di rifiuti tossici e petrolio greggio che sono stati scaricati nel terreno e nei corsi d’acqua del bacino amazzonico dell’Ecuador, circa tremila volte il disastro della Exxon Valdez in Alaska o 150 volte quello della BP nel Golfo del Messico, dovuti ad almeno due grosse fuoriuscite di petrolio a settimana. Se gli 8 miliardi di dollari di risarcimento potevano apparire tanti, dopo aver letto questi dati sembrano davvero spiccioli.

[Fonte: The Guardian]

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