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Pablo Fajardo, avvocato ed indio di etnia, ha 31 anni e sta combattendo contro i petrolieri in Ecuador, rappresentando piu’ di 30mila persone, soprattutto indigeni della regione del Lago Agrio. Questa lotta sembra tanto quella di Davide contro Golia, lui ha chiesto infatti 1.500 milioni di dollari come risarcimento alla Chevron-Texaco, per la bonifica del territorio. Questa zona è stata trivellata in oltre 200 pozzi e cosa piu’ grave è stata intossicata dai rifiuti sversati illegalmente, tra cui il cromo esavalente.

La foresta amazzonica è il polmone verde del mondo, un luogo meraviglioso naturalisticamente e, la cui integrita’ è fondamentale per le popolazioni indigene e per l’equilibrio dell’ecosistema mondiale, ma le compagnie petrolifere ed i magnati industriali per anni hanno calpestato questi valori, danneggiando il territorio, inquinandolo ed approfittando dell’ignoranza delle etnie piu’ povere. Fajardo stesso, era poverissimo, ma grazie all’aiuto di associazioni umanitarie ha potuto studiare e diventare avvocato, per poter difendere i diritti del suo popolo. Lui stesso è stato testimone delle morti di decine di indios per cancro ed ha assistito al cambiamento del cuore verde della foresta, in un territorio inquinato dagli scarichi industriali, dagli oleodotti che sversano nei fiumi e nei laghi.


Le ong, ossia le associazioni non governative dell’Ecuador, si sono organizzate in cortei per gridare il loro disappunto, le loro morti per il cromo esavalente, che inquina le acque, la loro rabbia contro lo sfruttamento. Il cromo esavalente è una sostanza dall’alto potere tossico, dimostrato in tantissime indagini diagnostiche, che induce la trasformazione neoplastica cellulare, porta la distruzione progressiva delle cellule midollari e neuronali, inoltre brucia letteralmente la vegetazione. Questa tuttavia non è l’unica sostanza tossica rilasciata dalla speculazione petrolifera, ci sono anche gli idrocarburi, gli oli, le ammine aromatiche ed i metalli pesanti, tutti elementi che inquinano le acque, che vengono rilasciati nel terreno e quindi nei campi, sui prodotti alimentari, per arrivare a contatto con l’uomo.

Fajardo è la voce di questo popolo, la voce che sta tentando di salvare l’Amazzonia, e quindi di salvaguardare l’ecosistema mondiale. Distruggere progressivamente l’integrita’ del luogo, delle foreste sta togliendo luce e speranza alla popolazione mondiale, non solo locale, perche’ sarebbe come privare il pianeta pian piano di tutte le meraviglie e di tutta la vita che c’è.

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