Climategate: non ci fu nessuna manipolazione dei dati

di Redazione 1

muir russell

Gli scienziati del clima al centro di una tempesta mediatica per lo scandalo delle email in cui si diceva ci fosse la confessione della “manipolazione dei dati” sul riscaldamento globale (Climategate), sono stati assolti ieri da quasi tutte le accuse.

Sir Muir Russell, l’alto funzionario che ha condotto un’indagine di sei mesi sulla vicenda, ha detto che “il rigore e l’onestà” degli scienziati dell’Università dell’East Anglia (UEA) non sono stati messi in dubbio. La sua inchiesta ha concluso che essi non hanno sovvertito alcun dato né censurato le critiche, e che i dati al centro dello scandalo sono ora liberamente a disposizione di chiunque sia in grado di verificarli.

La questione nacque quando, alla vigilia del vertice di Copenaghen, alcune email inviate tra gli scienziati che si occupavano di studiare i cambiamenti climatici furono intercettate da degli hacker e pubblicate. Secondo queste missive, sembrava che ci fosse poca chiarezza nel maneggiare tali dati, e sorgevano sospetti sull’autenticità dell’allarmismo creato dai cosiddetti “catastrofisti” ambientali.

L’accusa diceva che le risposte degli scienziati erano state “inutili e difensive”, ma l’indagine ha accertato che

Gli scienziati hanno omesso di valutare il rischio della loro mancanza di trasparenza, minando la credibilità della scienza del clima nel Regno Unito.

I critici hanno affermato che gli scienziati hanno abusato della loro posizione per coprire difetti e distorcere il processo di “peer review” (confronto dei dati tra scienziati) che determina quali sono gli studi pubblicati nelle riviste, influenzando così la comunità scientifica. Alcune email parevano addirittura mettere in dubbio le conclusioni del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC).

Annunciando i risultati, Russell ha affermato:

In fin dei conti ciò che è importante è quello che deve essere fatto, non quello che hanno detto. L’onestà e il rigore della CRU e degli scienziati non sono in dubbio […] Non abbiamo trovato alcuna prova di comportamento che possa minare la conclusioni delle valutazioni dell’IPCC.

Questa è già la terza indagine sulla vicenda delle e-mail, la quale riabilita in modo efficace il professor Phil Jones, direttore del CRU, ed i suoi colleghi, assolvendoli dalle accuse più gravi. Le domande rimangono sul modo in cui essi hanno risposto alle richieste di informazioni da parte di persone esterne ai loro laboratori, alcuni dei quali sono stati i peggiori critici di Jones. Ciò che viene richiesto d’ora in avanti è solo maggior trasparenza nelle comunicazioni, perché il fulcro della questione pare essere, in fin dei conti, soltanto un enorme fraintendimento causato dai toni scherzosi utilizzati dai vari scienziati in mail che sarebbero dovute essere molto più professionali.

Ed Miliband, l’ex segretario sui cambiamenti climatici, ha concluso:

Muir Russell ha dato al mondo un messaggio chiaro: non dobbiamo credere a quelli che ci dicono che qualche e-mail possa minare anni di scienza del clima. Dovremmo anche imparare [da questa vicenda], perché l’apertura e la massima trasparenza sono le armi migliori contro coloro che vogliono mettere la testa sotto la sabbia come se il cambiamento climatico non stesse accadendo. Ora il mondo ha bisogno di accelerare il processo e raggiungere l’accordo che ci è sfuggito a Copenaghen.

Fonte: [The Guardian]

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