Fotovoltaico e incentivi, il buon senso può anche prevalere

di Redazione 1

fotovoltaico-incentivazioniL’entità degli incentivi sul fotovoltaico è attualmente nota solo fino alla fine del corrente anno. Per il 2011 manca ancora il crisma dell’ufficialità sui nuovi incentivi che dovrebbero andare a decrescere nel passaggio dal primo al secondo semestre 2011; il timore degli operatori della filiera del fotovoltaico è che l’abbassamento delle incentivazioni, ed in particolare il tasso di discesa delle stesse, possa essere troppo elevato e tale da rischiare di bloccare il mercato, mentre incentivi troppo elevati, ma non sembrano esserci questi presupposti, andrebbero a scaricare l’onere sulle bollette elettriche degli italiani. Ma visto che quello attuale è per certi versi una fase ed un momento “eccezionale”, visto che l’Italia ed in generale tutte le principali economie mature si stanno lentamente tirando fuori dalle sabbie mobili della recessione, una soluzione per gli incentivi al fotovoltaico ci sarebbe ed è frutto del buon senso piuttosto che di elaborazioni e di concetti sofisticati.

La Asso Energie Future, in un Rapporto dal titolo “Perché spegnere la luce sul solare?“, sottolinea infatti come basterebbe prorogare le incentivazioni sul fotovoltaico valide per il 2010 a tutto il 2011. Insomma, si tratterebbe di una proroga di dodici mesi con l’obiettivo, da parte del Governo, di riconsiderare il tutto magari in un periodo migliore di quello attuale, ovverosia con un’economia avente una crescita più robusta rispetto a quella debole del momento, e con un sentiment delle imprese del fotovoltaico che sarebbe non solo più orientato all’ottimismo, ma anche più orientato agli investimenti e soprattutto ad assorbire un’eventuale riduzione delle incentivazioni.

Quando ci si trova dinanzi ad un dilemma, e si rischia di non accontentare nessuno, quindi, forse spesso è meglio prendere tempo ed evitare di rallentare un processo di espansione del fotovoltaico in Italia che è cresciuto proprio ed anche in concomitanza con un’economia reale che invece lo scorso anno in Italia ha fatto registrare un tracollo del PIL del 5,1%.

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