G8 di Copenaghen, i moniti degli scienziati e le risposte dei politici

di Redazione Commenta

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Mancano 6 mesi alla conferenza sul clima che cambierà il mondo. Il prossimo dicembre a Copenaghen dovrebbe esserci la riunione più importante dal punto di vista ambientale della storia del genere umano. Per arrivarci preparati l’Onu ha presentato una prima bozza di testo su cui discutere, da rendere noto ai politici delle varie nazioni, ma anche agli esperti che lo dovranno valutare e migliorare. Il tempo per farlo c’è, ma non è così tanto.

Questo documento servirà prima di tutto per renderci conto a che punto siamo con gli obiettivi del protocollo di Kyoto, il quale scadrà nel 2012. Poi bisognerà porre i nuovi parametri per prolungare il controllo anche dopo tale data, i quali andranno a coprire il periodo fino al 2020, e con alcune indicazioni per arrivare fino al 2050. Come facilmente prevedibile, molti uomini politici già hanno cominciato ad esprimere le proprie perplessità, se non a protestare, mentre al contrario gli scienziati dicono che questo testo non è sufficiente ad arginare il problema, e che anzi questo va affrontato con più severità. Andiamo a capire cosa gli scienziati chiedono.

In definitiva, l’obiettivo dev’essere più ambizioso. A parte la classica preoccupazione per gli ecosistemi polari ormai in disfacimento, le indicazioni degli esperti di 70 Paesi vanno nella direzione della cura degli oceani. In particolare l’acidificazione delle acque di tutto il mondo, a causa dell’inquinamento, sta distruggendo la barriera corallina. Se questa dovesse sparire, ci sarebbero una serie di conseguenze catastrofiche nella catena alimentare che in definitiva graverebbero anche sull’uomo. Un primo esempio lo stiamo vedendo già oggi proprio nei nostri mari, con l’invasione delle meduse che è causata da due fattori: la tropicalizzazione delle nostre acque (la temperatura sta crescendo notevolmente) e la pesca e l’inquinamento senza limiti che stanno eliminando quelle specie marine che si nutrono di meduse, permettendogli di moltiplicarsi e nidificare nei nostri mari.

Ma ci sono anche degli aspetti positivi. L’appello a cui gli scienziati da anni continuano a ricorrere, e che continueranno ancora a fare, riguarda il settore delle rinnovabili. Secondo la commissione europea sull’ambiente, nel solo anno 2005, quando ancora le tecnologie per l’energia pulita erano immature e poco diffuse, in tutta Europa si contavano già 1,4 milioni di persone occupate in questo comparto, per un fatturato di 58 miliardi di euro. L’obiettivo, indicano da Bruxelles, sarà di raggiungere il famoso 20% entro il 2020 di fabbisogno energetico europeo coperto dalle rinnovabili. Se questo dovesse avvenire, le stime parlano di 2,8 milioni di posti di lavoro e della capacità di produrre l’1,1% del Pil europeo. Un campo su cui ci sono enormi potenzialità, e che non possiamo più permetterci di trascurare.

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