Ilva Taranto, Clini riapre Autorizzazione integrata ambientale

di Redazione 1

Che la situazione dell’Ilva di Taranto deve essere affrontata, non ci sono dubbi: l’inquinamento atmosferico, le polveri sottili, i danni alla salute per chi abita nei pressi delle acciaierie del gruppo Riva non sono più sostenibili. Probabilmente non si doveva neppure arrivare a tanto, ma ora che il danno c’è, si corre ai ripari evitando di continuare con l’inquinamento di quella parte di Puglia. A questo proposito molto inconraggianti sono state le risposte del ministro dell’Ambiente Corrado Clini che ha riaperto la procedura di Autorizzazione integrata ambientale.

Soddisfatti dell’intervento di Clini il presidente della Regione Nichi Vendola e il sindaco di Taranto Ippazio Stefano che incontreranno il ministro il 14 marzo 2012; e anche Legambiente che attraverso il suo vicepresidente Stefano Ciafani, ha rilasciato un’intervista sull’argomento

Quella di Clini è un’ottima decisione che eravamo tornati a sollecitare con una lettera indirizzata al ministro nei giorni scorsi, alla luce dei risultati delle perizie tecniche effettuate sulle emissioni prodotte dagli impianti e sui rischi che ne derivano per la salute. L’Aia approvata dal precedente ministro dell’Ambiente, infatti, non è assolutamente adeguata agli impatti sanitari e ambientali di uno degli impianti siderurgici più grandi d’Europa. La procedura va riaperta per renderla più rigorosa.

Le perizie dei periti confermano difatti che le acciaierie di Taranto non hanno adottato tutte le misure “idonee ad evitare la dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive alla salute dei lavoratori e di terzi”. Sono necessarie misure più rigorose e un accordo di programma per bonificare l’area, commentano Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, e Lunetta Franco, presidente del circolo di Taranto.

Anche il presidente della Regione Puglia chiede una legge speciale per Taranto, “un atto da parte dello Stato che ha inquinato in quella città”. Nichi Vendola in occasione della riunione del 14 marzo ha annunciato difatti che chiederà allo Stato, come accordato “con le forze politiche di maggioranza e opposizione”

Di farsi carico di quello che è accaduto a Taranto dal 1961 al 1995, che sono gli anni in cui la vecchia Italsider ha inquinato senza limiti di sorta, ha inquinato con stratificazioni di veleni che produrranno danni per decenni e decenni.

[Fonti: Asca; La Gazzetta del Mezzogiorno]

[Photo Credit | Thinkstock]

Commenti (1)

  1. La sfacciataggine dell’industria che dinnanzi a ineludibili necessità di salvaguardia della salute di 190 mila abitanti e con la dichiarazione di periti che ne hanno certificato la responsabilità per l’inquinamento ambientale che provoca l’attività siderurgica (la più sporca e inquinante) non demorde e afferma di adire il TAR per essere riconosciuta la sua presenza con l’autorizzazione surrettiziamente ottenuta che la legittima a continuare a emettere veleni nell’aria che una intera città respira. Certamente un atto di una proprietà che conta tra i suoi componenti dei pregiudicati riconosciuti da sentenze passate in giudicato che può essere definito irresponsabile a dir poco, ma di una pervicacia delinquenziale. La magistratura sarà certamente dalla parte di una intera comunità che ha il diritto di vivere in un ambiente sano senza la spada di damocle per una generazione futura che ne porti le conseguenze nel proprio DNA facendo chiudere il mostro che vulnera anche le coscenze con il ricatto occupazionale.

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