Il lupo è cattivo solo nelle favole, l’agricoltura è a rischio a causa del cacciatore

di Redazione 3

Il lupo è stato ingiustamente criminalizzato nell’indagine presentata oggi a Montecitorio dalla Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, un focus sui danni provocati dalla fauna selvatica alle coltivazioni. A dirlo, dichiarandosi a dir poco esterefatto dai contenuti del report, è il presidente di LIPU-BirdLife Italia, Fulvio Mamone Capria:

E’ scioccante leggere che il principale problema per l’agricoltura italiana sia il lupo, definito addirittura un terrore, con una criminalizzazione che appare semplicemente inaccettabile. Ci spiace, ma quello della Commissione Agricoltura è un approccio errato, che non farà fare passi avanti alla questione.

La Commissione Agricoltura, ha poi proseguito Mamone Capria, è stata generica e superficiale nell’esposizione di quelli che sono i veri dati sui danni provocati dal lupo e sulla loro effettiva entità.  Un impatto che non è affatto devastante come lo dipingono perché, a conti fatti, a pesare davvero sono cinghiali, lepri e fagiani. Pensate che sono imputabili a queste specie ben il 60-70% del totale dei danni denunciati, in alcune regioni si tocca addirittura la percentuale del 100% dell’attribuzione di responsabilità. Ma, volendo indagare ancora più a fondo, come sarebbe stato giusto fare dal momento che si trattava di un’indagine conoscitiva, la colpa non è nemmeno di questi animali, non completamente almeno, dal momento che è l’uomo ad immetterli in natura per poi dilettarsi a cacciarli:

Si tratta di tre specie che risultano ormai quasi completamente immesse in natura a scopo venatorio, determinandosi con tali immissioni un circolo vizioso: i cacciatori immettono gli animali, che provocano problemi all’agricoltura e fanno invocare più caccia da parte degli agricoltori e degli stessi cacciatori.

Per difendere davvero l’agricoltura più che criminalizzare il lupo, bisognerebbe dunque smetterla di allevare questi animali con il solo scopo di ucciderli.

Il che gioverebbe non solo all’agricoltura ma anche alle forme autoctone di queste specie, gravemente danneggiate dall’utilizzo di animali provenienti da altre parti d’Europa e del mondo.

Il presidente della LIPU, pur sottolineando come la convivenza con la fauna selvatica possa essere effettivamente difficoltosa in un Paese fortemente urbanizzato come il nostro, afferma che non sarà certo la caccia alle specie selvatiche a risolvere il problema.

Dobbiamo invece operare perché la gestione ambientale sia rispettosa della natura, intelligente, moderna e libera da ogni zona d’ombra. Se l’approccio sarà questo, ben lieti di contribuire. Se invece sarà quello della criminalizzazione delle specie protette e delle facili strumentalizzazioni, allora temiamo che la questione non farà alcun passo avanti, a discapito della corretta gestione ambientale e della stessa agricoltura sana.

Pensiero assolutamente e pienamente condivisibile.

 

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