Nel Lazio le Ater, Aziende territoriali per l’edilizia residenziale, e la Regione, hanno stipulato nei giorni scorsi “Energia dai tetti”, un programma che prevede interventi di manutenzione straordinaria sui tetti degli edifici delle Ater ed il contestuale efficientamento energetico attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici su ben 350 immobili. L’iniziativa, approvata dalla Giunta della Regione Lazio con una delibera dello scorso mese di novembre, su proposta dell’Assessore alle Politiche della Casa Mario Di Carlo, è il chiaro esempio di come la potenza installata in Italia per l’energia prodotta da fonti rinnovabili, ed in questo caso con il fotovoltaico, si possa espandere senza la necessità che ci sia un consumo di suolo.
L’albero di Natale più ecologico è l’albero vero
Può non suonare come “ambientalista”, ma abbattere un albero vero per Natale è in realtà il modo più ecologico, rispetto al tipo artificiale, di festeggiare.
E’ un po’ controintuitivo per le persone
ha detto Clint Springer, un biologo dell’Università Saint Joseph’s di Philadelphia. A causa delle preoccupazioni per la deforestazione in tutto il mondo, naturalmente, molte persone temono che l’acquisto di un vero albero potrebbe contribuire a tale problema. Ma la maggior parte degli alberi di Natale che vengono venduti in questi giorni non sono cresciuti nella foresta, ma nelle aziende che li piantano con lo scopo esplicito di tagliarli proprio per le festività.
Inoltre, guardando il problema da una prospettiva di gas ad effetto serra, gli alberi veri sono
la scelta più ovvia
continua Springer.
Summit di Copenaghen: riassunto del sesto giorno

Come si temeva, la notizia di oggi è il gran numero di arresti dovuto alla confusione dei no global, e specialmente dei black bloc, che mescolati tra la folla pacifica, hanno approfittato per distruggere tutto ciò che trovavano sul loro cammino. Tra auto incendiate e vetrine rotte, il bilancio finale è di due feriti (uno tra i poliziotti) e oltre 900 arresti, anche se poi in nottata sono stati quasi tutti liberati. Ma nonostante i media di tutto il mondo si siano soffermati solo su quest’aspetto, la sesta giornata del summit di Copenaghen non è stata solo questo.
Dal punto di vista scientifico, c’è stato un intervento molto importante di Rank Raes, capo dell’Unità cambiamenti climatici del Centro di ricerca della Commissione europea, il quale ha ammesso che va bene fissare un limite a 2 gradi per l’innalzamento delle temperature, ma vista la lentezza della politica, sembra proprio che questo sia più che ottimistico:
Sarebbe bello, ci metterei dieci firme, non una. Peccato sia irrealistico: i 2 gradi sono un traguardo che non è più alla nostra portata. Dirlo è un atto di onestà. Così come è un atto di onestà aggiungere che se non ci muoviamo subito, se non chiudiamo nel giro di pochissimi anni il rubinetto dei gas serra, non riusciremo neppure a fermarci a 3 gradi.
Gli americani non credono al “climagate” e spingono per una legislazione più verde

Una buona notizia arriva dall’America, dove le lobby inquinanti avevano sguinzagliato uno stuolo di pseudo-scienziati negazionisti per far fallire le trattative sulla riduzione delle emissioni in patria e a Copenaghen. Un nuovo sondaggio ha dimostrato che gli americani credono ancora che il riscaldamento globale sia realtà, e la maggioranza ancora vuole la riforma sull’energia pulita.
Anche a fronte di tutte le rumorose e ridicole accuse scatenate dalle e-mail rubate, le quali smentivano un consenso scientifico formatosi nel corso di decenni di ricerca meticolosa, gli americani sono ancora abbastanza intelligenti per vedere la verità. Un nuovo sondaggio offre a questi ed altri risultati incoraggianti, e ripristina una certa fiducia nel buon risultato a Copenaghen.
Il fotovoltaico ed il consumo di territorio
E’ una vera e propria “campagna nella campagna” quella che il Movimento nazionale per lo “Stop al Consumo di Territorio” sta portando avanti contro gli impianti di produzione di energia da fonte fotovoltaica, ma solo contro quelli che generano un consumo di suolo, ovverosia quelli realizzati sui terreni liberi. Secondo il Movimento per lo “Stop al Consumo di Territorio”, infatti, occorre intervenire non contro il fotovoltaico, ma contro il fotovoltaico “selvaggio” che sta prendendo fin troppo piede. Quella del Movimento per lo “Stop al Consumo di Territorio”, in ogni caso, e come accennato, è comunque una campagna nella campagna visto che si portano avanti iniziative contro l’avanzata del cemento e dell’asfalto.
Fotovoltaico vs. Solare: che differenza c’è e quale conviene installare

Spesso si parla di energia solare in generale, ma se non ci si interessa più nel dettaglio di tale tecnologia, si finisce nella maggior parte dei casi a confondere fotovoltaico e solare, credendo che uno è sinonimo dell’altro. Ovviamente non è cosi. Per semplificare la spiegazione, basti dire che mentre il fotovoltaico è un’operazione tramite la quale alcuni materiali semiconduttori, come il silicio che è il più usato, assorbono l’energia solare e producono energia elettrica; il solare termico raccoglie l’energia solare tramite un collettore per riscaldare i fluidi, di solito l’acqua, che rimane sempre alla temperatura scelta dall’utente.
Dunque, tirando le somme, se volete energia elettrica dovreste installare un impianto fotovoltaico; se volete l’acqua calda dovete provvedere al solare termico. Secondo la tecnologia attuale, l’efficienza di un pannello fotovoltaico va dal 6 al 15% (cioè solo il 6/15% dell’energia solare viene convertita in energia elettrica), mentre l’efficienza dei pannelli solari si aggira intorno all’80%.
Attualmente, al netto dei contributi statali che, si sa, sono sempre suscettibili di cambiamento e ostacolati dalla macchina burocratica, il consiglio per la famiglia media è di installare un pannello solare in quanto più economico ed efficiente. Il costo di un impianto solare può variare tra i 1.500 e i 3.000 euro, mentre il costo di un impianto fotovoltaico va dai 7.000 ai 10.000 euro, fino ai più efficienti, quelli che producono energia in surplus che si può vendere nella rete nazionale, che arrivano a costare anche 13/15.ooo euro come quello appena uscito dalla Beghelli che, come dice la stessa pubblicità, “si ripaga da solo”.
Summit di Copenaghen: riassunto del quinto giorno

Il summit di Copenaghen comincia a decollare. Grazie alla collaborazione del Parlamento di Bruxelles che ha fornito un grosso aiuto al vertice, si può dire che il congresso è finalmente incanalato verso la strada giusta dell’accordo. Anche se ancora bisognerà lavorarci su.
La mano è venuta prima di tutto sull’accordo sul taglio delle emissioni. Il Parlamento Europeo ha per ora bocciato l’ipotesi del “ritorno al vecchio”, e cioè il taglio del 20% entro il 2020, e ha lasciato come unico obiettivo il 30%, come voluto dalla Francia. E’ ancora poco per i Paesi poveri che chiedono almeno il 40%, ma vista la situazione attuale crediamo sia sufficiente. Il secondo spunto arriva dal lato economico: i Paesi europei hanno deciso volontariamente quanto stanziare per il fondo comune da destinare ai Paesi in via di sviluppo. Ieri la Francia chiedeva di raccogliere almeno 1,8 miliardi di euro all’anno fino al 2012. La Svezia 2 miliardi. Alla fine la generosità dei Paesi europei è arrivata a contare ben 2,4 miliardi di euro, meglio del previsto.
La Banca Mondiale anticipa tutti e parte con il primo progetto verde in Africa e Medioriente

Mentre i grandi della Terra litigano sull’entità della cifra da stanziare per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i cambiamenti climatici, la Banca Mondiale ha annunciato che 5,5 miliardi di dollari saranno investiti in progetti di energia solare concentrata in cinque paesi del Medio Oriente e Nord-Africa (Algeria, Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia), che ha un senso molto più che investire in progetti di energia solare nella nuvolosa Germania, o nei Paesi del Nord che di sole ne hanno ben poco.
Il Clean Technology Fund della Banca Mondiale ha già stanziato 750 milioni di dollari, e questo finanziamento servirà per “mobilitare un ulteriore 4,85 miliardi di dollari provenienti da altre fonti”. In una dichiarazione alla stampa, il rappresentante della Banca mondiale ha spiegato:
La proposta della diffusione su scala dei gigawatt di 11 centrali elettriche di scala commerciale nell’arco di tre-cinque anni potrebbe fornire la massa critica di investimenti necessari per attrarre un significativo interesse del settore privato, far beneficiare le economie di scala per ridurre i costi, con il risultato dell’apprendimento in condizioni operative diverse, e gestione dei rischi.
Energia pulita: tetto fotovoltaico Stadio Bentegodi
Lo Stadio Bentegodi, arena del calcio per la città di Verona, diventa non solo il luogo delle gesta dei campioni del sport, ma anche un sito di produzione di energia pulita da fonte fotovoltaica. Con un investimento pari a quattro milioni di euro, che saranno ammortizzati nell’arco dei prossimi venti anni grazie all’energia prodotta che sarà messa in rete, lo Stato Bentegodi diventa ufficialmente in Italia il più grande impianto di produzione di energia da fonte fotovoltaica su struttura sportiva, ed uno dei più importanti del Vecchio Continente. L’installazione di tutti i moduli, corrispondenti ad oltre 13 mila pannelli, è stata ultimata nelle ultime ore grazie ad un progetto curato dalla società multiutility locale Agsm, e permetteranno di generare energia pulita pari al fabbisogno annuo di ben 400 famiglie.
Automobile a metano: l’auto semi-ecologica più venduta al mondo

In questo periodo in cui si parla sempre più insistentemente di auto ecologiche, da quelle elettriche alle ibride, spesso ci dimentichiamo che esiste un’automobile che al momento è la più venduta tra le auto verdi: quella a metano. Tra tutti i tipi di carburante per auto infatti, il metano è quello che produce meno anidride carbonica in assoluto, circa il 60% in meno rispetto alle auto a benzina, il 40-60% di ossidi di azoto e 70% di idrocarburi composti; il gpl emette tra il 50 ed il 60% in meno; il diesel il 10-20%.
E’ più ecologico sin da quando “nasce”, in quanto mentre il gpl (gas di petrolio liquefatto) ha un processo di estrazione particolare e molto inquinante, il metano è un gas naturale che farebbe più danni se venisse liberato nell’atmosfera (è 200 volte più potente dell’anidride carbonica) che se immesso nelle bombole per il consumo domestico. Inoltre non emette polveri sottili (Pm10), e dunque, a differenza delle auto a benzina, può circolare anche nelle giornate di blocco del traffico.
Altri vantaggi sono prettamente economici, e riguardano il costo al distributore, che per il metano e il gpl è circa la metà rispetto alla benzina, ed il consumo, dato che con un auto a gas si percorre circa il 60% di strada in più della benzina. Ma come qualsiasi cosa, ci sono anche degli svantaggi.
Summit di Copenaghen: riassunto del quarto giorno

Se ci fosse un indice, come quelli di borsa, per valutare l’andamento del summit di Copenaghen, questo vedrebbe un rialzo alla fine del primo giorno, uno stazionamento nel secondo, ed un crollo vertiginoso nel terzo e quarto. L’ultimo in particolare è stato abbastanza doloroso, perché ha aperto uno squarcio in più. Mentre fino a ieri la “battaglia” sulle cifre avveniva soltanto tra Paesi poveri e Paesi ricchi, dalla metà di ieri c’è stata una scissione anche all’interno del gruppo nutrito di poveri. Si potrebbe dire una lotta tra i Paesi poveri e quelli che sono molto più poveri.
Il punto centrale in discussione è che, secondo alcuni Paesi poverissimi, specialmente quelli insulari, i loro rappresentanti che fanno parte di quelle nazioni in via di sviluppo (Cina, India, Brasile e non solo) stanno diventando troppo “morbidi” nei confronti dei ricchi. L’ultima proposta, che però tanto morbida non sembra, è di prolungare il protocollo di Kyoto. Questo prevedeva un taglio del 5% delle emissioni rispetto al 1990 (per i Paesi industrializzati) entro il 2012, portando ad un -40% al 2020. Inoltre la richiesta del G77 è che stavolta tutti, quindi compresi gli Stati Uniti, aderissero al protocollo.
Da Oslo Obama lancia un segnale forte a Copenaghen

Barack Obama oggi è a Oslo per ricevere il suo premio Nobel per la Pace. All’interno del suo discorso di matrice politica, ha colto l’occasione per parlare dei cambiamenti climatici. Ha annotato che per lui la “pace giusta” nel mondo si potrà ottenere solo con l’azione sul clima. Ecco l’estratto del suo discorso che è una frecciata al congresso di Copenaghen:
il mondo deve unirsi per affrontare il cambiamento climatico. Vi è una piccola sfida scientifica secondo cui, se non facciamo niente, ci troveremo ad affrontare siccità, carestia e lo spostamento di massa che porteranno a conflitti per decenni. Per questo motivo, non sono solo gli scienziati e gli attivisti ad invitare ad un’azione rapida e forte, sono i leader militari nel mio Paese e negli altri che devono capire che la nostra sicurezza comune è in bilico.
Parole perfettamente condivisibili, che sono la prova che Obama non avrà paura di fare appello ai suoi colleghi americani per risolvere il problema del clima. Ma Obama non si è fermato qui, e nel corso di una breve conferenza stampa ha aggiunto ulteriori particolari che danno una speranza di successo al summit.
Fotovoltaico a Nola: 21 mila tonnellate di CO2 all’anno risparmiate
Entrerà in esercizio il prossimo anno nel Comune di Nola, in provincia di Napoli, uno dei più grandi sistemi di produzione di energia da fonte fotovoltaica grazie ad un accordo siglato tra il CIS, Centro Ingrosso Sviluppo Campania, l’Interporto Campano e la società Enel Green Power. Secondo quanto reso noto da Enel, l’impianto a regime garantirà produzione di energia pulita equivalente ad un risparmio di emissioni di anidride carbonica (CO2) in atmosfera pari ad oltre 21 mila tonnellate all’anno.
La realizzazione dell’impianto, sfruttando gli innovativi moduli fotovoltaici flessibili a film sottile, non comporterà alcuna modifica di natura paesaggistica visto che l’impianto sarà realizzato sui tetti degli immobili ad uso logistico e commerciale, ed i moduli saranno perfettamente integrati a livello architettonico.
Pellet, cos’è e perché conviene all’ambiente (e al portafoglio)

Negli ultimi anni si sente parlare sempre più di un nuovo combustibile ecologico chiamato pellet. Già il fatto che sia un combustibile, stride con la parola “ecologico”, in quanto bruciando, dovrebbe emettere CO2. Ed in parte è vero, ma nonostante questo, si tratta ugualmente del combustibile più pulito disponibile oggi sul mercato.
Tutto si spiega alla fonte, e cioè con la sua composizione. Nonostante si tratti di legno, in realtà non è la legna comune che si ricava tagliando gli alberi e lasciandola essiccare per 18 mesi per farle espellere l’umidità. Il pellet è composto in cilindretti di segatura e altri scarti industriali del legno. In pratica si tratta dei rifiuti del legno lavorato, i quali anziché andare in discarica, vengono pressati e rivenduti, in modo da fornire un combustibile che non proviene dal taglio degli alberi.
Tornando alle emissioni, nel momento in cui esso viene bruciato, emette molta meno Co2 rispetto alla legna normale, o peggio ancora al carbone o al gas, e le sue emissioni equivalgono all’incirca alla Co2 recuperata dall’albero che ha contribuito a salvare, diventando, a conti fatti, un combustibile ad emissioni zero. Il pellet non è prodotto solo da scarti di legno, ma ci sono diverse varianti provenienti anche dalla carta, cartone, paglia (non di riso), girasole, granoturco, sansa, residui di potatura e praticamente quasi tutti gli scarti vegetali.