Plastiki, la barca fatta da bottiglie riciclate ha terminato il suo viaggio

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E’ durato 130 giorni e 8.000 miglia nautiche il viaggio di Plastiki, il catamarano composto al 100% da bottiglie di plastica recuperate direttamente dal mare. Il lungo tour ideato per sensibilizzare il mondo sul problema dell’inquinamento degli oceani, principalmente dovuto proprio ai contenitori e buste di plastica, è terminato questa mattina a Sidney, in Australia, salutato da migliaia di curiosi, politici e proprietari di barche che hanno atteso l’arrivo di David de Rothschild e del suo equipaggio.

Il rampollo della ricca famiglia Rothschild ha toccato i porti di San Francisco, Kiribai, Samoa Occidentali e Nuova Caledonia con il suo catamarano lungo 19 metri e composto da 12.500 bottigliette di plastica, attraversando il Pacifico insieme ad altre navi che riprendevano l’impresa, ma accompagnato anche da tantissimi curiosi che lo hanno sostenuto durante il tragitto oceanico.

Se il suo obiettivo era quello di sensibilizzare il pubblico, almeno con le migliaia di persone che hanno assistito alla sua impresa ci è riuscito.

E’ una sensazione incredibile arrivare finalmente a Sydney. Abbiamo avuto una grande fiducia nel progettare e costruire Plastiki e, nonostante i dubbi di molti, abbiamo dimostrato che una barca fatta dalle bottiglie di plastica può resistere alle avverse condizioni del Pacifico

ha spiegato il trentunenne appena toccata terra. L’imbarcazione è ancora sperimentale, ma è un vero e proprio frutto della mentalità ecologica, dato che oltre ad essere composta da materiale riciclato, è anche alimentata, per la piccola parte elettrica di cui ha bisogno per far funzionare la strumentazione, da pannelli solari, in modo che nemmeno un grammo di CO2 venga emesso durante il viaggio. Ma non finisce qui.

Infatti, quando non c’è vento, per far funzionare le vele il Plastiki è in grado di crearselo, dato che per muoversi utilizza un generatore di energia eolica con una specie di bicicletta che fa muovere una pala pedalando. Inoltre i sei componenti dell’equipaggio avevano a bordo un macchinario in grado di recuperare l’acqua dall’urina, portando il riciclo davvero all’estremo. L’impresa è andata a buon fine, ma c’è ancora tanto da fare per ridurre l’inquinamento degli oceani. Diciamo che questo è stato solo il primo passo.

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