Riscaldamento globale in Italia, il paradosso della Lombardia

di Redazione Commenta

riscaldamento globale italia paradosso lombardiaIl fenomeno del riscaldamento globale non è più un mistero per nessuno, come ormai sottolinea quasi quotidianamente il mondo scientifico con rilevazioni che non lasciano più spazio a dubbi. Anche in Italia stiamo avvertendo questi cambiamenti, e l’Università di Milano ha recentemente valutato la situazione paradossale della Lombardia che dimostra che rispetto al passato c’è qualcosa che non va. Mentre in tutto il mondo i ghiacciai si vanno sciogliendo, nella Regione italiana aumenta il numero di ghiacciai, anche se la quantità complessiva di ghiaccio diminuisce.

La spiegazione di questo strano fenomeno la dà il prof. Claudio Smiraglia, a capo del progetto di ricerca, e referente del settore Glaciologia del Comitato EvK2Cnr:

a causa delle alte temperature e della conseguente fusione del ghiaccio, limitate zone rocciose emergono durante l’estate sulla superficie dei ghiacciai. Le rocce assorbono calore e lo ritrasmettono al ghiaccio circostante accelerandone la fusione. In poche settimane, la piccola roccia affiorante si allarga e può arrivare a spaccare letteralmente in due o più tronconi il ghiacciaio, che perde la propria lingua e si frammenta in settori separati.

Insomma, i ghiacciai sono aumentati di numero perché quelli grandi si sono frammentati. Ma il totale della superficie ghiacciata è comunque in passivo. Tradotto in numeri si parla di 209 ghiacciai attualmente presenti, contro i 167 di 50 anni fa; purtroppo però la quantità di ghiaccio è passata da 115 km quadrati ad 89, una riduzione del 23%. Numeri già di per sé alti, ma che diventano impressionanti in alcuni casi come quello del ghiacciaio Tambò-Stella che si è dimezzato in 50 anni, o quello dei ghiacciai della Valtellina dell’Ortles-Cevedale che hanno già perso un terzo del loro patrimonio.

Per questo è nato il Catasto dei Ghiacciai Italiani, in modo da far convergere tutti gli sforzi e le rilevazioni scientifiche per monitorare questa situazione e cercare di contrastarla. Anche perché, se continuassimo a perdere il ghiaccio con questa frequenza, tra qualche decennio rimarrà ben poco da rilevare.

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