Riscaldamento globale, risveglio del sole e aumento delle temperature

di Redazione Commenta

Prepariamoci ad un periodo molto caldo perché le temperature globali potrebbero presto aumentare in modo rilevante. E’ l’avvertimento del professor Robert Kaufman della Boston University, il quale ha notato un incremento delle macchie solari nel decennio 1998-2008, che presto arriverà a presentare il conto sulla Terra. Le macchie solari sono un’attività normale della nostra stella, le quali ciclicamente ogni 11 anni aumentano o diminuiscono la sua attività. Ma la novità di quest’anno è che dei fattori antropici possono aggravare la situazione.

Se infatti normalmente le macchie solari comportano per la Terra un lieve aumento delle temperature, stavolta dovranno fare i conti con le concentrazioni di CO2 superiori al normale, dovute in parte all’attività umana, che facendo da cappa sull’atmosfera rischiano di aggravare l’effetto serra, facendoci soffrire maggiormente il caldo.

Tra i fattori ipotizzati dai ricercatori come in grado di peggiorare la situazione c’è un incremento esponenziale della combustione del carbone a scopi energetici (senza considerare la combustione di petrolio) avvenuta in Cina, in cui nell’arco di appena 4 anni (dal 2003 al 2007), il consumo di questo combustibile fossile è raddoppiato. Di conseguenza la CO2 e le immissioni di zolfo nell’atmosfera sono aumentate a dismisura e, dopo un primo periodo di raffreddamento delle temperature, ora potrebbero contribuire a risollevarle improvvisamente.

Anche a costo di essere considerati catastrofisti, gli scienziati che hanno fatto queste rilevazioni hanno definito i prossimi anni come quelli che, climaticamente parlando, potrebbero essere i più duri che il genere umano abbia mai affrontato. C’è però da precisare che le teorie di Kaufman, per quanto confermate dal suo staff, hanno trovato parecchio scetticismo nel resto del mondo scientifico, e non tutti gli scienziati credono che le conseguenze sulle temperature possano essere così radicali. Staremo a vedere, sperando che Kaufman si sia sbagliato. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences), la rivista dell’Accademia Americana delle Scienze.

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