Rischio ambientale del petrolio: occorre legislazione più decisa

di Redazione 5

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Oggi l’impiego del petrolio è vastissimo, basti pensare ai carburanti che muovono le nostre macchine, oppure alla plastica con cui sono realizzati la maggior parte degli oggetti. Ma le sue origini sono antiche: l’asfalto, che è un suo derivato, fu impiegato nella costruzione della città di UR in Mesopotamia già nel 3000 a.C., per l’edificazione della Torre di Babele, e per vari secoli fu usato come impermeabilizzante e legante. Il petrolio è un insieme di sostanze naturali che si trovano normalmente associate alle rocce sedimentarie e derivano dalla trasformazione/decomposizione di sostanze organiche che, anzichè essere distrutte dai normali processi naturali, si conservano e si accumulano nel sottosuolo per milioni di anni all’interno delle rocce sedimentarie stesse che via via si formano.

Nel 2006 in Ecuador una fuga di petrolio dall’acquedotto della Petroecuador ha inquinato parte della riserva naturale di Cuyabeno nel nordest del paese (si tratta dell’ultima parte di foresta amazzonica, quella più vicina alle Ande).


Il rischio ambientale causato dal versamento di petrolio è incalcolabile. La vegetazione rimane coperta di greggio con effetti su tutte le specie erbivore dell’area. La superficie dell’acqua risulta contaminata con grave pericolo per gli abitanti marini. Sono ormai troppi i disastri avvenuti in tutti i mari, che hanno causato disastri ecologici di portata enorme. Pensiamo, ad esempio, a quello avvenuto in Galizia, con l’affondamento della petroliera Prestige , ma non dimentichiamo, tra gli altri, il disastro della Exxon Valdez, nel 1989, quello della Haven, davanti alle coste liguri, nel 1991, l’affondamento della petroliera Erika, di fronte alle coste della Bretagna, nel 1999 con gran parte del suo carico a bordo. Alle volte il trasporto del petrolio è affidato a navi “carrette” e se sono fortunate queste imbarcazioni arrivano a destinazione, ma a volte non succede.

Per prevenire questi disastri occorre una legislazione più severa in materia ambientale, ma al momento una legislazione simile probabilmente non è ancora compiuta nemmeno nelle democrazie più vecchie…

Commenti (5)

  1. In una puntata di Report (RAI 3) si è parlato di un’azienda che produce sacchetti (per la spesa) di plastica “ecologica”. Cioè, usando materie naturali quali le scorse della frutta ed altro.
    Se trovo il video, lo metto. 🙂

  2. Scusate, ho dimenticato a mettere il mio nome: Nexso.

  3. grazie nexso, sarebbe interessante vedere il video e magari anche fare un po’ di pubblicità a questa azienda. Credo si parli poco delle imprese che pensano e agiscano “bio”, rispettando l’ambiente. 🙂 cercheremo di parlarne noi. Se la gente conosce le alternative all’inquinamento, inizierà a preferirle alle altre 🙂 credo sia una questione molto semplice e anche psicologica. Se su una confezione di tonno ad esempio sta scritto che difendono i delfini, e su un’altra no, a parità di convenienza, l’acquirente un po’ più sensibile sceglierà la prima. Lo stesso potrebbe avvenire con le buste di plastica e più in generale con le energie pulite.

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